Poesie inserite da Angelo Michele Cozza

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Scritta da: Angelo Michele Cozza

Risalimenti

Mi tramortì un duro diniego
l'amore offeso vidi in agonia
era un giorno di gennaio
la vita mia sentii gelare.
Dèmoni vissero nel petto
si agitò demente la mente
la bufera scompiglio la quiete
con ferro e fuoco devastai;
nel delirio, il simulacro
della donna per cui vivo poi
con carezze orribili sfiorai
il suo cuore incominciai a lapidare.
All'amaro calice bevvi, piansi
lame affondai ferii e feci soffrire
a trionfo d'ira mi accasciai.
Ah dove può follia d'amor portare!
Non essere me
quanto mi è costato!
Sentirò mai più
finestra d'amore che si apre
al fischiar del mio cuore?
Oh bocca senza più baci
sonno che mi è negato!
E questo dolore da sopportare
una partenza che forse non avverrà
lo sporgermi in cerca di qualcuno
la condanna che devo scontare.
Perdono di amore dilaghi
per questa fragile spina dorsale
che non seppe un giorno
superare mancanze di luci,
al cielo che scagliò grandine
ancora guardi chi vi scorse una stella
ciò che funghì in fiore si tramuti.
Non leghiamoci a ciò che annera la mente
ché v'è sempre un bianco di grazia nel cuore
e quel che fu e avvenne non è nulla di questo.
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    Scritta da: Angelo Michele Cozza

    Insisto nel ricercarti ma non sei a due passi

    Insisto nel ricercarti
    ma non sei a due passi
    perché codesta assenza assenzio
    lama affilata che fende e affonda
    che imperterrita, disumana
    non arresta il suo moto!
    Dov'è la bramata tua bocca?
    Non ritrovo le tue mani
    non vedo i tuoi occhi fanciulli
    su di me appuntarsi addolcitati
    volteggia come un rapace
    la tristezza sul cuore ombrato
    presto vorace sarà su di me
    stremato solo e indifeso!
    Mi afferreranno inclemente
    i suoi artigli al venir meno
    delle poche forze che oppongo
    e non potrò neppure più gridare:
    secca è la gola, immobili le labbra
    per aver tanto nel silenzio diffuso
    invocato a gran voce il tuo nome!
    Vivere così non è impresa da poco:
    è come spaccare pietre al sole
    privati di un sorso d'acqua
    ritornare a sera nella propria cella
    senza luci e confidare
    che un muro poi ti ascolti!
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      Scritta da: Angelo Michele Cozza

      L'amore è morto all'alba

      L'amore è morto all'alba
      di un caldo giorno di gennaio
      lo stesso giorno ch'io
      vivo venni al mondo,
      nessuno venga al corteo funebre:
      il cuore non vuole condoglianze
      lacrime non vedreste
      negli occhi miei prosciugati
      al chiudersi della bara;
      chi pure fu lo seppellirò
      senza una croce a segno
      nel cimitero del bene perduto
      e nessuno saprà poi dove è sepolto
      poiché non vuole né fiori né ceri.
      Oggi chi folle l'assassinò
      braccato dai levrieri della sua coscienza
      impune ancora vaga orgogliosa
      arretrando il sorriso dal ricordo.
      Le lusinghe del suo corpo
      e le bugie della sua mente
      già affila per ammazzare ancora
      l'allocco uomo che è di turno.
      Commemori una targa ricordo
      i suoi misfatti nel viale dell'amore:
      vi passerà viva e rinsavita
      forse un giorno e sarà morta.
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        Scritta da: Angelo Michele Cozza

        Melanconia

        Anche se molte volte
        studi seri e accurati
        ho condotto su acuti casi,
        non ho mai saputo
        se ereditaria o contagiosa
        fosse poi la malinconia
        progenie di melanconia.
        Nell'anima attentamente
        assiduo l'ho frugata.
        In un focale ingrandimento
        al microscopio
        ne ho osservato i tratti maculati.
        Nocciolo duro e compatto
        coriacea sostanza amara
        non si lascia vivisezionare!
        Reagisce con nerocupi giorni;
        in terreni di tristezze si espande
        e ivi prolifica vertiginosamente.
        Alle inoculazioni di rincoramento
        reagisce regredendo poi, tenace,
        cessato l'effetto, sottobraccio
        fra le sue spore ti riaccompagna
        dolcemente! Invano da tempo,
        nei laboratori segreti del cuore
        si cerca un antidoto che la debelli.
        Chi ostaggio ne è non rassegnato
        fuggir lontano spera sovente!
        Il vitale principio attivo
        contenuto in assolati giorni,
        talvolta, se non vi è rigetto
        produce solare miglioramento.
        Miglioramento passeggero
        poiché se radicata,
        alla prima occasione,
        metabolizzando nuove tossine,
        profonda più agguerrita ritorna!
        Come la cuscuta il cuore avvolge
        con la sue spire in tormenti di giorni;
        per le ampie fessure entro cui si annida
        non vi è tassello che tenga!
        La sua ombra è la tagliola
        che blocca i passi del domani.
        Nell'enciclopedia delle depressioni
        umane è classificata come la più profonda,
        al paragrafo patologie dei mali oscuri,
        a lettere cubitali, rabbrividendo si legge:
        invasivo carcinoma mortale!
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          Scritta da: Angelo Michele Cozza

          Anime del fiume

          Anime del fiume
          che stanche andate
          come nuvole cupe
          in un cenerino cielo
          acque non più chiare
          offese da scorie umane
          che tra giunchi e vimini
          al lontano mare puntate,
          a voi, pure e incontaminate
          un caro tempo,
          le mie barche fatte
          di carta di giornale affidai;
          dalla riva, spiando
          trepidante, ne seguii
          l'incerto periglioso viaggio.
          Ancor seguo il lento fluire
          che vi porta e che mi porta
          riassaporo perduta ebbrezza.
          Ripenso a quando fanciullo
          da sorgiva polla
          a colme giumelle vi attinsi
          placando l'arsura del giorno;
          di pietra in pietra a saltellare
          ritorno per ritrovar
          l'inavveduto spinarello
          catturato nella secca
          e subito poi scaltro
          dalle mani via sgusciato!
          Gli empi insulti degli uomini
          a morte hanno ferito
          le sacre fonti che vita vi danno.
          Ammortate trasparenze
          a liquami e fecali insidie
          hanno ceduto il passo
          tramutato in singulto
          è il sorriso delle argentee
          e cristalline spume
          delle antiche correnti,
          draghe sempre più in basso
          hanno raschiato il fondo,
          cocci di bottiglie infrante
          or spesso adornano feriti
          sinuosi brulli fianchi!
          È duro questo nostro tempo:
          in fetidi pantani spesso
          agonizziamo aspettando
          anelanti un destino edace
          che rischiari i nostri giorni.
          O potessimo rinascere
          e dimenticare, ritrovare
          le speranze costipate
          negli anni e dalla spirale
          del vortice per sempre
          trascinate e affondate!
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            Scritta da: Angelo Michele Cozza

            Usure

            Il tachimetro dei lustri
            già segna sul quadrante
            dodici giri da quando iniziò
            l'abrasione per rotolamento
            sulle ruvide pietre
            della strada della vita.
            L'accumulo dei transiti,
            le accelerazioni e le frenate
            tra notti tramonti ed albe
            sconquassato hanno lo châssis
            che, pur al peggio,
            ancor mi scarrozza per il mondo.
            Tra brusche sterzate e stridii.
            Consumato il battistrada,
            il volante quasi paralizzato,
            malridotto l'avantreno e perduta
            la necessaria convergenza,
            faticose manovre da lunga fiata
            il cuore irrigidito logorano
            e sollecitano senza risparmio!
            Quante volte, in avaria
            per eccesso di attrito,
            la cinghia di trasmissione
            di una illusione mi ha parcheggiato
            avvilito sul ciglio cupo di una via!
            Per polvere di giorni
            ridotta la trasparenza
            della superficie dei vetri
            vana appare l'alta luce dei fari;
            solo lo specchietto retrovisore
            sempre terso ed efficiente riflette
            il cammino serpeggiante dei ricordi!
            Trabiccolo, spesso in panne,
            tra scarrucolio di pulegge
            e scricchiolii, con tremuli assi
            traballante ancor mi trascino
            rimorchiato da motrici speranze.
            Oh l'inclemente usura del tempo
            che precoce dissangua la vita!
            Un giorno, negatami
            la licenza di circolazione,
            un atro carro traslocherà
            in una non lontana fonderia
            un'arrugginita carcassa di ferraglie
            per farne materia per altri stampi!
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              Scritta da: Angelo Michele Cozza

              Le abbiamo tentate tutte

              Le abbiamo tentate tutte e più volte
              le strade per dare un senso alla vita
              e ora, che non c'è più nulla da sperimentare
              e tutte le scelte sono state fatte,
              non spenderemmo neppure un soldo
              per un illusione che a poco prezzo
              ancora ci venisse offerta dal caso.
              Troppo volte ci siamo raccomandati alla sorte
              per non registrare un'altra esperienza
              di tremenda sincerità come pure passivo.
              Le prove, sul gran teatro del mondo
              sono state un fiasco; con dolore
              ancora ne udiamo talvolta i fischi.
              Ogni castello in cui avremmo voluto abitare
              è già un rudere deserto, tutti i granai
              da cui attingemmo semi di speranze
              sono svuotati, spezzato è ogni ormeggio
              che, pur tra sciabordii, ancora
              a qualche mezza verità ci ancorava.
              Brutto affare esistere
              se tutto si riduce a recriminare su memorie
              di immagini progettuali mai realizzate
              a raffigurarsi amori impossibili mai vissuti
              ad essere sopraffatti dalla chiacchiera,
              dal'si dicè, ad essere mal controfigura
              di un te che non esiste e neppure conosci
              se il giorno fugace che vivi e ti ignora
              passando sbadato sa di inesistenza.
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                Scritta da: Angelo Michele Cozza

                Non chiedermi di vivere

                Non chiedermi di vivere
                come un uccello che volteggi
                e canti senza la sua compagna:
                non posso così vivere il giorno
                se esistente mi neghi il tuo amore.
                Non si può volare, tu sai,
                il vento non può spirare
                quando manca l'aria;
                come pietraia è il fiume
                quando non vi scorre acqua!
                Vieni, come angelo
                fatti ritrovare sulla via del Destino
                insieme andiamo ciarlieri
                ad ascoltare il mare
                sotto la nostra luna,
                vieni teniamoci per mano
                il cuore troverà pace.
                Cos'è la nostra vita
                l'uno senza l'altro?
                All'affanno di essere
                l'amore è solo rimedio:
                con quiete, e soltanto quiete
                il cuore riposa quando si è soli
                illusione e falsa ogni altra cosa.
                Dacché calore non è calore
                e da appuntite sporgenze
                l'animo non preserva?
                Senza emozioni e senza bene
                che ci resta! Che di vero
                non menzognero ci sorride!
                Hai tu guardato sul brullo ramo
                l'ultima foglia rimasta?
                Così io senza di te, appeso al vuoto
                accartocciata sostanza senza sostanza
                sono: martorio senza riposo
                su cui la tenebra si attarda!
                Oltre te, in me non vi è altra vita:
                non rendermi già polvere
                dammi linfa e rinverdito
                più non penzoli il cuore
                tra il solco e la nebbia,
                non lasciarmi pensare
                e dire che tutto è vano.
                Non darmi solo uno sguardo
                ma guardami, non sfigurarmi:
                domani, nella cattedrale della verità
                benedetti saranno gli occhi
                di chi puro abbia saputo vedere.
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                  Scritta da: Angelo Michele Cozza

                  Cuore, grammofono che stridi

                  Cuore, grammofono che stridi

                  Cuore, grammofono che stridi,
                  pezzaccio di latta arrugginito
                  preso a calci dalla vita
                  ora che nessuno t'ascolta
                  nullificati rimarranno i tuoi motivi!
                  Rintànati nel vivaio arso dei ricordi
                  e fatti pure muto se nulla barbaglia
                  per l'orizzonte a cui riguardi!
                  Si stella la notte in fuga
                  eppure tra le tue spalancate imposte
                  non trapelano che deformi sagome scure
                  soli andremo sotto la luna!
                  Stasera per noi scordato è ogni strumento,
                  cupo e distorto è ogni ancestrale suono
                  e solo un murmurare assiduo di duoli
                  dai lidi deserti dell'animo provato si ode!
                  Adelante pestifere pene dilaganti,
                  son qui ad aspettarvi, infierite di più
                  scaraventatemi nella disperazione!
                  In quest'ora torbida e pregna di amaro
                  crudele si svela l'ascoso senso del vuoto,
                  ci adunghiano artigli di mostri invisibili
                  spuntati dai dirupi scabri dell'eterno!
                  Se presente e passato si annullano
                  in un momento se l'avvenire è d'argilla
                  e non turbinano illusioni, arresi consegniamoci
                  pure all'atro fondo! Scompariamo
                  da questo mondo che non ci vuole
                  e da vivi, se rabbuiati, illuminarci
                  pure disdegna con chiarie di speranze.
                  Tutto è così e così è
                  l'amore passa e nulla più resta
                  insaccati nel nulla vorremo solo riposare
                  nel mare delle ammortate presenze.
                  Sorte inclemente fatti clemente
                  traghettami senza indugi sull'altra sponda!
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                    Scritta da: Angelo Michele Cozza

                    Nel rasserenante paese

                    Nel rasserenante paese
                    abitato da mordenti desideri
                    nella piazza del cuore
                    come usavo fare da fanciullo
                    delle zolle di zuccherò vorrei comprare
                    e per un po' addolcire l'acre malinconia
                    che oggi mi tiene compagnia.
                    Al banco dei canditi sogni
                    con un tronchetto di liquirizia
                    rifarmi vorrei l'anima
                    e assaporare il frutto raro
                    che afferra il dolce senso del ghiotto
                    davanti a una gremita fruttiera.
                    Uomo, chi vorrebbe che il cuore
                    al dolore si torcesse e la tristezza
                    amara l'anima facesse?
                    Ma se chiusa è la credenza
                    di golose dovizie, se la chiave non hai
                    e non credi al miracolo che infranga
                    il vetro blindato che dalla felicità
                    ti separa, se non disponi di un grimaldello
                    solo fantasticare sull'ultimo fico secco
                    ti rimane! Sull'inaccessibile contenuto
                    che il cristallo dei sogni ti mostra
                    appena azzardi qualche fantasia,
                    aspetti che arrivi il sonno sedativo
                    che anestetizzi le papille gustative
                    e a tacere metta le tua brame.
                    Poi quando ti risvegli, ciò che vedi
                    è solo il vuoto, sospeso nel vuoto
                    le ali non servono:
                    mancano le correnti ascensionali!
                    Così, davanti alla delusa mira
                    a ruotar, te ne resti in moto circolare.
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