Poesie inserite da Angelo Michele Cozza

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Scritta da: Angelo Michele Cozza

Ancora in me si effonde amore

All'avida morte ghermitrice
che non risparmia uomini affetti e cose
Amore perituro ti ho strappato
nella serra degli ideali ti ho preservato
in un verso o in una lettera ti ho reso immortale.
Ah il tuo esordio nell'innocenza dell'età
quando l'animo la soglia dei sogni varcava:
altro diceva la vita, altro ci sostentava
mia confusione di indistinte emozioni!

Sola uscita di una caverna cieca
ombra d'ali sulla terra, gonfiore d'anima
arco di volta celeste su te sostenni il cuore.
A prima vista dopo un incrociarsi di sguardi
o appostato e in attesa di maturare di eventi
dietro una cornetta o accompagnato da un fiore
tra scocchi di rossore con te declamai
or come scolaretto alla prima recita
or come un vecchio serioso adulatore.

Magico sublime, in cerca di un posto sicuro
che sfamasse il cuore a crampi di affetto,
compagno mi restavi se all'alba di una speranza
tradita e offesa solo mi trovavi.
Quanto mi desti e quanto per te donai
quanti gli echi e i timbri della tua gamma:
mai parvenza ingannevole in me regnasti.

Tu perdoni, capisci, sollevi, soccorri
bagliore o fuoco dai luce e riscaldi
dove gli altri due falliscono
terzo occhio affondi e penetri
con sorriso corteggi cuori ritrosi
spaventati indecisi rassicuri.
Solo tu splendi nella notte nera
quando un buio grasso sovrasta
rovine di anni e di illusioni
sempre te fischio se annuso il nulla
o trabocca nera malinconia e si sparge.

Corrimano rassicurante
pur incanutito a te mi aggrappo a volo
per vincere il terrore di sfracellarmi
percorrendo stanco e deluso
il teso filo sospeso della vita.
Composta martedì 22 maggio 2012
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    Scritta da: Angelo Michele Cozza

    Lettera a mia madre nell'aldilà

    L'ora che a te mi congiungerà
    lo sento si fa più vicina madre
    l'attesa della buona ventura
    speranzosa si erge tra il consumarsi
    di atri sostanziosi contorni di vuoto.
    Da quando, tu muta e io in lacrime,
    ci separammo quante cose sono accadute:
    molte non le avresti approvate
    se fossi stata ancora qui
    e ti stupiresti sapendo che fatti impensabili
    a mitraglia pur mi hanno colpito
    e - impossibile! - certo mi diresti che sia.
    È da tanto sai che non so più
    dove mettere i piedi per restare
    in equilibrio con la mente
    e non strisciare tra confusioni
    di vita e di morte o se andare
    a destra o a sinistra
    ai mille bivi che incontro vivendo.
    Mi grava la memoria il passato
    vedo i dettagli del mio fluttuare
    vacillo, cerco appoggi, scivolo
    fin nel fondo, atterrisco smarrito;
    alla ragione e al cuore cerco aiuto
    mentre il sangue impugna e abnega
    l'abitudine di scorrere tra le vene;
    non sto più attento alla salute
    non curo acciacchi, mi rassegno
    rimedi a morbi fisici e morali trascuro.
    Senza rifluire di volontà persa è ogni guida,
    né prudente né coraggioso non so dove andare
    disfatto più non mi allungo e mi contraggo
    se da una fessura giungono raggi di domani.
    Vorrei essere cieco e non vedere
    non fare testimonianza del vuoto
    che mi beffeggia e mi insulta
    non scambiare fandonie con altri vivi
    cercare e inseguire fughe d'infimo grado
    o trovare le mani piene di niente
    se tento di afferrare ancora frutti
    da questi giorni che si intestardiscono
    a tenermi secco in vita;
    sempre ancor più disubbidisco
    agli imperativi di desiderio e di possesso
    di bene e di sostanze apparenti.
    Madre, non litania è la mia
    per questo malessere che non si appiana
    ma elegia di stanchezza, stillicidio di astenia,
    disegno di aspirazione incalzante di pace,
    di quella pace diffusa che regna
    oltre i fracassi e le idiozie del mondo
    di quella pace che tu anima semplice
    nel silenzio dell'aldilà da tempo hai trovato.
    Ho percorso rive rigogliose
    mi sono immerso nell'acqua
    poi nella palude tra sabbie mobili
    ho sentito il gorgo funereo di ogni senso
    di stare in vita dopo i suoi inganni
    or attendo una tua mano soccorritrice
    che fuori mi tragga e mi salvi.
    Dove sei tu trovami uno spazio
    si riannodi un filo da tanto spezzato
    senza peso nelle acque del tuo ventre
    ritorni per non lasciarle mai più.
    Composta martedì 3 aprile 2012
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      Scritta da: Angelo Michele Cozza

      Musicomania

      Lo spartito degli anni
      per il concerto di controluce
      che impaura il mio tempo
      è quasi ultimato
      A parte l'ouverture,
      un granché finora l'esecuzione non è stata
      fughe malinconiche e pazze dissonanze
      poche volte applausi hanno potuto strappare
      alla platea o al loggione
      di giorni in ombra molto affollati.
      La partitura l'abbiamo a lungo sfogliata e riveduta
      molti al vaglio i ritornelli ripetuti e stonati;
      le altezze e gli acuti di tristezze sinfoniche
      il consumarsi di desideri nel cuore mutato
      più strappalacrime erano di quelle di un fado,
      struggenti gli accordi a volte intervallati
      da armonie gioiose e rallegri mai più replicati.
      Oh quante varietà ha la musica orchestrale
      quanti musicografi interpretano il valore
      dell'esecuzione del tema dell'essere!
      L'avvicina e l'allontana
      il vivere che si protrae e ci sorvola
      il canto flautato della speranza romanzata
      così come fanno le trombe e gli archi del mare
      tra una salsedine che si alza e ci investe.
      Oh il vento che ascolti a distanza
      quando suona nel canneto solitario sul lago
      l'animo che per arpeggi languenti si assonna
      mentre tutto passa e niente si ferma
      nell'immobilità del pantano dei sogni!
      Composta mercoledì 28 marzo 2012
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        Scritta da: Angelo Michele Cozza

        Eteroateologie

        Stravaganti, avari o generosi di luce
        edaci passano giorni e anni:
        consultare l?'anagrafe non occorre
        tutti, chi più e chi meno,
        siamo già vecchi o stiamo invecchiando
        Se non si incaglia il grilletto
        a turno, fissati dal mirino,
        prima o poi per mano dell'?ineluttabile
        ignari o consapevoli
        a caso, finiremo nella fossa buia.
        Nessun veliero in falle tra scogli o dune
        sfugge alla veemenza della bufera
        non vi è insetto caduto nella ragna
        che si salvi dal suo banchettatore.
        Il significo, per i non dormienti, è lampante:
        nessuna panzana assolve un assassino
        e tutto è un?immanenza crudele.
        Così prescritto e voluto da entità supreme
        di lutti si drappeggia la vita
        il prodigio o la farsa buffa
        inevitabilmente hanno il loro epilogo
        un destino si completa e labbra si chiudono.
        Stecchiti dall'?ineluttabile
        (molti lo credono) per una spera d?eterno
        forse spicca l?anima un volo.
        Per me, miscredente irriducibile
        non vi è imbroglio ultraterreno:
        scoccata l?ora temuta, interiti
        senza sapere come e perché
        dagli essenti si dispare.
        Sapessimo almeno chi fronteggiare
        per evitarlo: ah che ci regala il fato!
        Vero è: opinabile o meno che sia
        la materia è vittima dell?'immateria!
        La turgida bolla multicolore si sgonfia
        nel nulla esplode il niente che la riempie!
        Sapessimo almeno il movente
        di chi impietoso e instancabile
        vite prima partorisce e poi sopprime:
        si nasce e si muore, senza una ragione
        e terra bruciata è ogni spiegazione.
        Senza prove tangibili di colpevolezza
        tutto è archiviato e messo a tacere
        a nulla vale rifare una nuova istruttoria
        il caso è chiuso e a nulla varrebbe fare ricorso.
        Composta lunedì 24 ottobre 2011
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          Scritta da: Angelo Michele Cozza

          Sentori autunnali

          All'esordio di un primo tempo autunnale
          ancor tiepidi da flottiglia di nubi
          trapelano indeboliti raggi di sole
          rutili fronde perseguita un vento
          scorazzando tra viottoli avvinati e fumosi.
          Ogni pigna è già mosto; pronti ad essere colti
          brillano melograni prunosi
          scoppiettano le prime caldarroste odorose
          inizierà a breve il giro dei frantoi.
          Si dipana ancora il filo che corre
          tra l'ieri l'oggi e il domani:
          cambia modo e tempo la vita
          si avvicendano scenari di natura.
          Tutto si aggiorna e muta, nel cuore
          qualcosa si perde, qualcosa si aggiunge
          segue imperterrito il tempo Il suo istinto
          che innato e maligno, senza posa,
          demolisce spiuma e polverizza.
          Nell'oltre vuoto o nel supervuoto
          ci saranno cambi di stagione?
          Chissà come stanno le cose:
          non deve esserci molta differenza
          per chi neppure impenetrabili ombre
          di accadimenti vede passare.
          È nell'annuncio che nasce un fremito
          poi in più nulla ci si attuffa, dopo la vampa
          vissuto l'acceco tutto rattrappisce
          come in ogni vita ignota e impallidita.
          Composta mercoledì 5 ottobre 2011
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            Scritta da: Angelo Michele Cozza

            Prigioniero di questa sera

            Prigioniero di questa sera
            distratte le vigili ombre
            tiro le somme del giorno
            stappato ad una vita infeconda.
            Quanto ho perso, quanto ho guadagnato
            quanto sudore di pena è grondato
            da questa sterilità straripante!
            Qui il corpo, fermo e pesante,
            l'anima che all'alto aspira
            bipede non si è staccata in volo:
            la gravità si fa sentire
            le esili ali sono fragili e deboli
            per vincerne spinta e resistenza.
            Si spoeta la vita tra stupori.
            Mentre ne rileggo il peggio
            una solitudine mi riabbraccia
            nessun fumo di morgana
            resta nella mano se tenta di afferrarlo
            l'informe sostituisce ogni forma
            che si delinei col suo contorno
            i cristalli pure opacizzano
            se incolumi superano urti mortali,
            poco o nulla da franamenti e smottamenti
            si recupera e resta utile
            e sempre è raro che da'incidenti
            sortiscano benefici venturi.
            Se si svuota nel tempo
            la cassaforte delle illusioni
            la miseria si diffonde
            e un'angoscia resta nel cuore.
            La vita desiderata è appena
            una finta proiezione di sogni.
            Pusillanimi si sosta davanti alla porta
            della verità senza mai entrarvi
            sbirciando dalla toppa
            vedi chiuse le finestre
            del passato e del futuro
            da qualche oblò forse appena giunge
            un timido raggio di presente.
            Non vi è salto che ci sbalzi nell'aldilà
            alla deriva, in un mare di interrogativi,
            tra maree di oscurità e sprazzi di luce
            naufraghi galleggiamo inzuppati di paura.
            Non c'è transumanza o traslazione
            che ci adduca nei cambi di stagione
            del cuore a prati di serenità e quiete interiore.
            Composta domenica 2 ottobre 2011
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              Scritta da: Angelo Michele Cozza

              Quanno d'o campà proprio niente ne vulevo cchiù sapè

              Quanno d'o campà proprio niente
              ne vulevo cchiù sapé
              femmena pazzarella e capricciosa
              da Secunnigliàno si venuta
              pe' cagnà e ndurà sta vita mia.

              Comme 'o sole doppo na nuttata nera,
              quanno cchiù niente allumava
              st'uocchie mieje, luce si arrivata
              survigno e doce tanta vàse prufumato
              stà vocca toja po' m'ha dato.

              Quanta festa pe' stu core sulitario
              ca sulo pe' nu surriso tuoje se cunsola
              ah comme n'apprufitto e me sfreno 'e suspiro
              quanno me staje vicino!

              M'ammuina sulo si me strigne 'e mane:
              si aggià campà comme stà scritto
              d'into 'o libbro d'o destino
              sempe accussì te voglio n'ammurata!

              Sì, si faccio comme vuo' tu, m'ammulucheje
              te dongo aurienza pe' te fa felice
              ma tu riggina 'e stu core
              hé 'a vulé bene sulo a me!

              Me cagnato comme avive sunnato tu
              'o vizio 'e penzà cose triste m'hé luvato
              nu pizzo a riso ogne mumento s'appiccia pe' te
              m'avvampo si chiena 'e tenerezza me parlo
              scelle metto si na goccia d'ammore me daje.

              Pigliate st'ànema ammò' e portala ncielo
              piglia nu nastro culurate 'e sentimento
              forte forte fà nu nureco
              cu na nocca ca nun se scioglie maje
              strigne sti doje vite ca se so ncuntrate.
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                Scritta da: Angelo Michele Cozza

                Per non perderti e tenerti con me

                Per non perderti e tenerti con me
                -quando nuvolaglie o tenebre si addensano -
                l'anima tua e il tuo amore
                nascondo in uno scrigno segreto
                che solo il mio cuore può trovare;
                per preservare le tue forme, un'imago
                sulla pagina dell'infinito la mia mano
                con passione amante disegna.

                Ti appartengo nel bene e nel male
                nell'istante, sempre e ovunque ti amo.
                Su scopri come ti ho scelto e bramata
                e che a tutti ti ho rubata per averti solo io!

                Interrogato dall'aria, dal mare e dal cielo
                sobrio o ebbro sorridendo ho confessato il mio amore:
                le stelle, il sole e la luna nel massimo splendore
                invidiosi hanno tremato per la luce sincera
                che in pupille si accende se t'accarezzo o ti penso.

                Spargiti su di me, cura la mia vita:
                lontana, ascolta come canto il tuo nome
                e da un immenso silenzio
                soave una voce ti dirà che t'amo solo io.
                Che fai Eco mentre chiamo Carmela amore?

                Poi che ti sfioro o ti guardo o ti bacio
                batta il tuo petto per la differenza
                palese tra un'oscurità e un pieno chiarore!
                Ah come non mi ami quando non ragioni
                e dal centro del cielo ti allontani!
                Nella bacheca delle nostre vite avvinte
                Eccelso sai leggeranno domani
                tutto quello che vero solo tu mi hai ispirato.
                Composta mercoledì 6 luglio 2011
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                  Scritta da: Angelo Michele Cozza

                  Falsi abbagli e similori di tripudi abbandona mia colomba

                  Falsi abbagli e similori di tripudi
                  abbandona mia colomba,
                  sbatti le ali e spicca un volo,
                  scorrazza nell'azzurro
                  che nel vederti apparire sgombra nubi
                  e si infiamma di sole.
                  Oh quanta angustia vive nell'antro
                  illuminato da ombre di tristezze estreme!
                  In alto non vi è limite alla gioia
                  del cuore che frulla per amore.
                  Alchimie celesti abbiano su te potere
                  e ti mutino in sognante dolcezza
                  desiderosa di innalzarsi fino al cielo.
                  Limpida trasparenza d'aria
                  fatti guardare oltre la muraglia del reale
                  un distacco a te vicina mi porti
                  come un veliero che si avvicini a un porto
                  dopo aver vinto la furia del mare.
                  Ti attendo nei miei pensieri
                  nel presagio di un abbraccio apprendo
                  che con non vi è solitudine se mi raggiungi.
                  Oh come sorge in petto un'ansia
                  e sondo quanto mi manchi!
                  Labbra lambiscono una bocca lontana
                  gridano le mie vene alla tua mancanza!
                  Sei smeraldo, rosa, talismano talvolta vaneggio
                  o che trasfuso nel fuoco divino mi regge e fomenti?
                  Piuma adagiati su di me
                  e confermami che non vi è vento
                  lasciami un po' di respiro e voce
                  ho tante cose da dirti e manca il tempo.
                  Composta martedì 12 luglio 2011
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                    Scritta da: Angelo Michele Cozza

                    Più volte comunque fosse

                    Più volte comunque fosse
                    pur gli anni festeggiammo
                    ai funerali o ad altre cerimonie
                    regolari prendemmo parte
                    ciò che ci doveva accadere accadde.
                    Al rullio di un tempo edace
                    abbiamo sofferto pianto o riso
                    spaccamonti o guasconi saputo
                    ciò che di verosimile v'era nel filmico
                    che raccontava la nostra vita.
                    Ancora oggi, sdentati, stanchi
                    e introversi guardiamo l'intruglio
                    la mistura di fatti nauseanti o gustosi
                    che ci passa davanti in un imputridimento
                    di sogni di illusioni e di speranze.
                    Nauti che fummo, che diventammo
                    quando la regata dei desideri
                    suscitò passioni e amor nel mar di essere?
                    Ricchi di nulla, poveri di tutto
                    ci sedusse un divenire piccante
                    dove forse tutto era possibile
                    senza briglie ci spingemmo lontano
                    arditi e impazienti in una marcia
                    in avanti senza sbocchi di eterno.
                    Sublimati all'effimero credemmo
                    nello svolgimento di un racconto umano
                    di possedere e detenere
                    quanto nell'attimo si distruggeva;
                    alati e leggeri o corti di vista
                    spesso perdemmo il contatto con il reale
                    restò il senso della vita una sciarada
                    un enigma un mistero o la voragine astratta
                    verso cui ancora camminiamo
                    ignoranti di noi e del mondo
                    intontiti dalla visione di un cielo cavo
                    che può mostrare solo nuvole o astri.
                    Composta lunedì 28 febbraio 2011
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