Poesie inserite da Angelo Michele Cozza

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Scritta da: Angelo Michele Cozza

E piti, piti, piti...

Sfilacciato e consunto
alla sorte resiste lo stame
riposano le divine Parche.

Nulla più è rimasto vivo
in noi e tra di noi
oltre il cenere avvenuto
nulla se non la traccia
lignea di due sgorbi incisi
sbiaditi già da un tempo
infecondo e vorace.

Del sommerso passato
solo codesto emerge oggi,
velato ci riparla forse
di un amore andato in malora.
Ah come tutto va al niente
mentre un interno attrito
brucia e consuma le nostre vite!

Anche senz'acqua attorno
per mora greve di sogni
si può annegare e morire.

Perso direzione e meta
esuli per le tenute dell'ignoto
guadiamo un vuoto in piena.
Attaccati da una bufera
ci afferrerà il turbine
finiremo il nostro viaggio;
ci ghiaccerà la morte.
Composta giovedì 10 ottobre 2013
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    Scritta da: Angelo Michele Cozza
    Non so cosa io sia o sembro
    né mi congratulo con me stesso
    o mi infirmo o mi confermo;
    fuscello trasportato dal tempo
    subisco le fole dei suoi attimi
    e so che vivere
    è un grattacapo da vertigini;
    distinguere, se sei stato
    fosti o diverrai so che è un azzardo
    e riferirlo semmai potrà
    forse solo il cielo.
    Così senza orientamento ondeggio
    subendo le maree del destino,
    tra intrighi di supposizioni vago
    tra altri me stessi mai compresi.
    Imperfetti o perfetti
    monchi ci si declina
    a secondo del momento
    e il distinguersi in chiaro
    è solo ameno artificio
    per raggirare un nulla cenere
    che senza fisionomie ci ritrae.
    Se talvolta trovi il verso
    della tua vita svalutata
    c'è sempre qualcuno
    pronto a mostrarti il recto
    e così tra conversioni e coni
    per apprezzarti ti ingegni
    ma il titolo non cambia
    a seconda del contesto
    e per la precarietà non ci sono cure
    né le parole ancor dispongono
    dell'obiettivo con cui scattare
    le istantanee che in originale mostrino
    le luci, le ombre e i colori
    dei paesaggi attraversati dal cuore.
    Composta sabato 10 marzo 2001
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      Scritta da: Angelo Michele Cozza

      Intelligibile trama non si profila

      Ara il naviglio il flutto
      scie e schiume si disegnano
      lontano sfuma l'orizzonte
      cime di palmizi scuote un vento
      in alto corruschi e nubi.
      Che faccio qui oggi
      oltre i clamori estivi
      solo a guardare il mare
      e ieri che fu dove ero.
      Quante volte ho visto
      tornare l'alba
      e quante volte accadrà ancora;
      del vivere che ho inteso
      qual è l'opera del tempo
      a che le irritazioni di vanità
      le morti, le guerre?
      Si distacca già il presente
      ciò che univa si discioglie
      garbugli di pensieri bruciano
      più fitta la selva di memorie,
      dalla mente tessitrice
      intelligibile trama non si profila.
      Dov'è la rotta umana
      che non t'affondi cuore
      dove può apparire un faro
      un porto sicuro e ospitale:
      oh quando nel soliloquio
      esprimi i tuoi malanni!
      Avesse un nome pronunciabile
      e un indirizzo la speranza
      raggiungibile la pace del mondo
      inedite non resterebbero
      le mie domande dissennate
      quando spiccano un volo
      ma perdendo giri e portata
      in un vuoto picchiano a spirale!
      Insondabili vita mare e cielo
      e di scie e corpi nulla resta
      lieve o grave tutto decade.
      Come avvinci defunta giovinezza
      di illusioni venditrice
      quando si ripassa davanti
      ai tuoi specchi e alle tue vetrine
      allo scoppio di una malinconia!
      Composta martedì 3 settembre 2013
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        Scritta da: Angelo Michele Cozza

        Crepuscolo

        Di pochi tratti cambiano giorni e anni
        si stinge e si scurisce il tempo
        che fluisce e sfiocca speranze e sogni
        non abbaglio oggi balena all'orizzonte
        così lontano e intriso di inganni;
        l'avvenire è un moribondo
        e dell'accadere poco più gli riguarda.
        In un lampo, breve, tutto è passato:
        il verde è bruciato, i castelli di sabbia
        son crollati, ali da urti stroncate
        giacciono inerte al volo,
        nel buio o nelle ceneri del fuoco
        che ci bruciò nulla più brilla
        il cuor per evitare addii e nostalgie
        oltre un no o un si non si sgola.
        Il prodigio di non sapere,
        che si materializza
        nell'ignoranza o nel culto di vanità,
        per tanti avverato, resta tuttora
        la nostra invidia insoddisfatta.
        Un fiocco rosa o celeste... un necrologio
        affisso al muro e infine la vita si sfascia:
        l'estinzione, il peggio visibile
        o intuito è la conclusione del vivente!
        Basta fissare un vecchio o un morto
        per capire l'ineluttabile verità
        che alla quiete dell'abisso ci consegna.
        Nuovo tempo acre per un sentire acerbo
        scandisce l'attesa - lunga o breve che sia -
        di vedere il tutto compiuto;
        senza sonnifero e ad occhi aperti
        perscrutiamo il nulla che sta incubando:
        pensiamo alle fandonie in cui abbiamo creduto
        all'illusione di altri mondi mai veduti
        alla marea perenne di morti e vivi
        alla folla né allegra né triste delle vie
        alla sostanza che si scompone e cade al vento.
        Nel sopire dei ricordi, un nonnulla
        di cui non siamo né autori né arbitri,
        si compone e ci inquieta;
        prossimi a una tappa senza seguito,
        indisposti al riso, restiamo a fumare
        il resto di vita che ci è dato.
        Oh bellezza e amore
        perituri conforti fugaci ai lutti umani
        propiziati dall'opera insensata
        di un materia canaglia e immortale
        così banalmente vulnerabile
        nei suoi aggregati e nelle sue forme!
        Composta martedì 11 giugno 2013
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          Scritta da: Angelo Michele Cozza

          Oh poesia!

          Oh poesia, di me piagato conforto
          mio canto di amore e di morte, esistendo
          come feroce ho dissacrato il tempo e la vita.
          Ti contemplo e mi rapisci quando tutto fugge
          nel sereno o nella burrasca restami accanto.
          Oh depositaria segreta delle mie confidenze
          se mi sfiori, in me ti effondi!

          Vivendoti, alata eccelsa e sublime
          come e quanto l'anima ti ha cercato
          fissando un cielo infinito!

          La tua identità del tutto mai mi rivelasti
          eppure il cuore sempre ti riconobbe
          nella gioia e nell'indomito dolore
          nel respiro furioso o sereno del mare,
          nell'ondeggiare di una speranza attesa
          in un volto perduto e mai più ritrovato
          nello stelo che cresceva o nella rosa che moriva!

          Miracolosa palpitante, trabocco di vampa
          che infuochi, il tuo calore diventa il mio
          quando incandescente me solo accompagni!

          Discendi come puoi nei miei giorni
          addolcisci la mia sorte
          l'anchilosi del sentire mai senta.
          Che ti veda e ti crei e ti tocchi
          e ti suoni se intorno un nulla si spalanca;
          alla fine di un deludente vissuto
          formicoli un raptus per altro respiro.

          Poesia, dentro o fuori di me che tu sia
          non posso non corteggiarti e amarti!
          Dài sollevami allettami e distraimi
          se stemprato mi accovaccio ai tuoi piedi
          risparmiami un'ansima se al buio
          mi abbatte un amor di vivere perduto
          e nulla più intorno vedo rifiorire!
          Composta mercoledì 27 marzo 2013
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            Scritta da: Angelo Michele Cozza

            Tuttora il mio cuore malmesso

            Tuttora il mio cuore malmesso
            tra sentieri di ricordi, somaro
            va avanti e in dietro e si stanca
            vivide troppe malinconie
            tra pendii temporali sconnessi
            gli parlano di irrintracciabili ieri.

            Come bellimbusti, vecchi moti nell'animo
            vano sospirano per miracolo e vanno via
            nel corso delle cose avvenute
            irrequieto mi sono perso e invecchiato
            fallito in tutto, ancora devo pensare
            senza aver mirato e raggiunto una meta.

            Da tempo giornate silenziose
            passano fredde e piovose
            nubi basse coprono il cielo
            di cose che mai furono vaneggio
            stremato, cimentarmi più non so
            a inutile fantasticare domani.

            Sbronza attraversa il mondo la vita,
            senza pause, inciampa si rialza e ricade
            in un illuso e colmo andare insensato;
            in sé già porta il distacco l'atto creativo:
            nell'attimo in cui sono concepiti
            per le metropoli del nulla, scarnati
            muoiono i sogni il piacere e l'amore.

            Eh!... nasce e vola l'uomo per l'esistere
            e incredibile ben presto scompare
            come l'uccello che abbandonato il nido
            poi più traccia visibile lascia oltre la scia!
            Fossi matto divenuto del tutto
            ora non saprei lucido chi sono.

            Oh potessi cadere con il cuore
            e la mente in un lungo letargo
            resterei incosciente e in quiete:
            prenditi tutto per sempre possente oblio
            posso fare a meno dell'ombra che sono
            e più non è tempo di implorare fughe e ripari...
            Composta domenica 10 febbraio 2013
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              Scritta da: Angelo Michele Cozza

              Fecondo spira il tempo

              Non narciso nello specchio a volte mi miro
              lo spessore delle rughe alla luce misuro
              del ciuffo giovanile sulla fronte
              grigio ne è oggi quel poco che resta.
              Per il nostro essere oggetti
              precari sociali e biologici
              niente è in controtendenza;
              sì, fecondo spira cova
              e trama il tempo e mai riposa
              l'acqua del fiume, come l'età che avanza,
              sempre scorre nello stesso verso
              tutto sta dietro e forse nulla è davanti
              all'infuori di una verità che ci aspetta
              silenziosa e chissà da quanto eterna.
              Ah goduria di chi si crede immortale
              e ripudia le rivelazioni dello specchio
              di chi non conosce la stanchezza
              di un passo, di chi annunci
              di scricchiolii ignora o non ode!
              La si conquista la vita, euforici
              con essa si fa baccano e baldoria
              ma per non guastare la festa
              non bisogna comprendere ciò che dice
              quando per un attimo lucida diventa:
              è come quando il giorno
              che perde il lucore e va incontro al tramonto
              non tace sulla menzogna sottaciuta
              che a mezzogiorno ci ha illusi.
              Non vedere né ricordare
              smettere di interessarsi di sé stessi
              assentarsi del tutto e non fantasticare
              su cosa ci sia oltre l'orizzonte e ci aspetti.
              Solo l'universo, pur tra polveri
              buchi neri e buio, produce nel suo nucleo
              le sue stelle e i suoi mondi:
              per noi è e sarà sempre tenebra
              prima e dopo il poco che siamo.
              Allo stato attuale, salvo aggiornamenti,
              la scienza dei materiali
              non ci ha ancora svelato
              perché la proprietà del durare
              a ciò che è mortale non sia data.
              Si specchio luminoso non mi sorprendi
              inaggirabile è l'immagine che mi mostri
              e non ci rivedremo mai identici:
              sai, la sala dove si proiettò il futuro
              da tanto è chiusa, lì
              in un battibaleno fumai la vita
              e sul suo schermo bruciò ogni luce.
              Composta martedì 16 ottobre 2012
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                Scritta da: Angelo Michele Cozza

                Assortito di immedicato

                Cos'è questo sentore di cipressi
                così forte e vicino che si effonde
                questo atterrare di ombre svelanti
                che grevi sul cuore si appoggiano?
                Bloccate le allegre risonanze immaginarie
                se penso ai metadati di un deceduto passato
                intendo il vero nella sua chiarezza ultima
                o in un'illusione perfetta ancora stravedo?
                Appunto e contemplo le fisionomie
                delle entità a cui appartengo,
                senza depistaggi le affronto;
                con scorciatoie percettive
                puntuali si adunano e sfilano in parata;
                eccole: il sé il tempo la morte e la vita
                le compresenze ambigue fuse e affratellate!
                Al loro avvento mi chiedo
                per cosa e perché vivo
                e cerco una chiave per decifrare chi sono.
                Che rispondere, chi sa rispondere
                nell'imminenza di un decadere in atto?
                Se la pregnanza di un fine
                tace o si assenta nulla ci soccorre,
                se in una fossa buia tombiamo
                ogni zolfanello acceso si spegne
                mentre cocciuto scorribanda tra le vene
                il fervore di ancora percepire chi siamo.
                Vi sarà mai una fluida luce verace,
                non disturbata, trasparente come acqua alla fonte
                non contaminata che in un censimento di consistenze
                rivelatrice sia di un ritaglio umano preciso
                che non surreale possa infondere una risposta leale?
                Resta in mano di demiurghi il logos della vita!
                Oh non so chi siano questi dòmini invisibili
                che dietro all'inconoscibile
                despoti ci lasciano abitanti isolati
                di solitudini infinite!
                Se non si allontana l'oscurità
                non vedrò mai il sole né mi abbraccerà una lucore.
                Non lavorarmi ai fianchi terrore intuitivo
                se il ghigno torvo dell'intelligibile incontro!
                Non voglio morire pestato e soffocato
                dalle mani di un'ignoranza sovrana:
                un lampo cognitivo mi incida la serenità
                definitiva di un esosapere appreso
                senza lacune di: "ma, può darsi, forse, chissà..."
                Alzarsi sulle punte dei piedi per scorgere oltre
                non serve mio amato Poeta delle cinque terre!
                Composta giovedì 6 settembre 2012
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                  Scritta da: Angelo Michele Cozza

                  Illustrazioni poco illustrate

                  Il volto del cielo è mutato,
                  virato è ad altri colori
                  sull'inquadratura di limatura di vita
                  che il tempo abrasivo ha prodotto
                  or vispo soffia un vento
                  ridestatosi da un lungo sonno.
                  Sarò stato nel frattempo
                  come frastornato da qualche parte?
                  Avrò nostalgia di calura
                  appena arriverà il freddo
                  penserò al mare che ho disertato
                  per tutti questi mesi passati
                  e tornerà prima o poi il pensiero
                  che forse una porta sarà abbattuta
                  quando di me, né sale né pepe,
                  altri non avranno più notizia
                  e preoccupati penseranno
                  che qualcosa di grave mi sia accaduto.
                  Di che mi sono riempito respirando
                  quasi appartato, di che sono stato
                  muto spettatore, cosa ho atteso
                  e a quali appuntamenti ho mancato?
                  Mi rispondo su tante cose
                  ma senza attenzione, lo sguardo fisso
                  sulle cose trascurate che mi circondano
                  passa da punto a punto a caso.
                  La clessidra sempre là a misurare
                  crolli assenze e presenze:
                  sulla mensola altri fiori mummificati,
                  il velo di polvere sulle scarpe
                  dismesse da tanto si è ispessito.
                  Poco si dischiude e tanto si chiude
                  sui greppi dell'incolta speranza
                  ininterrotte le sparizioni e i decessi;
                  a dismisura si dilata il vuoto
                  e nessun successo riporta il cuore
                  se aligero nulla acciuffa volando
                  su arsi sogni e aduste illusioni;
                  a promozioni di spegnimenti aderisco
                  di innamoramenti fiabe, nessun ricordo.

                  Senza chiavi nessuna porta si apre
                  in una oziosa eternità infingarda sosto.

                  Sopporto appena il respiro ed è un fatto
                  e così ancora vivo ingannando la morte.
                  Composta martedì 4 settembre 2012
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                    Scritta da: Angelo Michele Cozza

                    Caducità

                    Caducità, precorritrice dello svanire,
                    poi che demolisci smantelli e distacchi
                    quanta tristezza dai al cuore mio!
                    Paurosamente quanto ho perduto
                    quante erbe dai prati dei giorni vissuti
                    strappate o rinsecchite,
                    quanti i flosci lacerti di sogni sfiancati
                    le degenze senza speranza
                    dell'effimero sfinito nelle corsie,
                    oh l'infertile perire di decorazioni illusorie!
                    L'acqua leviga i ciottoli e i pendii
                    la tormenta abbatte strappa e deforma
                    mentre l'insaziabile tempo
                    nel suo incedere spietato
                    tutto divora col suo appetito!
                    Il pensiero, come amore bellezza e vita,
                    sgorga si disfa e scompare;
                    dissipa l'oscurità il luccicante
                    si distende il telo nero del nulla
                    e tutto ricopre come una fitta chioma
                    rendendo la vista cieca.
                    Dopo anni, che resta o ricorda la casa
                    lesionata dell'impalcatura erosa e arrugginita
                    un tempo eretta per costruirla?
                    Il movimento degli istanti vissuti
                    col suo incontrastato fluire
                    ogni realtà trascorsa cancella:
                    solo se vi è uno stelo esiste un fiore!
                    Senza fini attacca e sfiocca
                    il vento la nube, la scompiglia
                    e ne soffia i resti chissà dove:
                    poi deserto azzurro nel campo visivo.
                    Ciò che va all'indietro
                    mai ritorna lì dove era e viveva,
                    niente nell'irreversibile si ricompone
                    e troppa fretta ha l'accadere
                    per fermarsi e attardarne il destino;
                    l'intrattenibile, che percuote e fugge,
                    mai colore verso o direzione muta.
                    Caducità, solo fanciullezza sognante
                    e sventolante giovinezza ti ignorano!
                    Apprenderemo oggi la rinuncia all'imperituro
                    l'Io e il cuore perdoneranno il caduco
                    che mai ferma il suo volano muto.
                    Composta sabato 9 giugno 2012
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