Poesie inserite da Anna De Santis

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Scritta da: Anna De Santis

Carezze ardite

E slacciò il corpetto,
finemente ricamato
da trine e merletto
accettando le sue carezze,
sempre più ardite.
La bocca di ciliegie mature,
e quanta cura nel tenere su i capelli,
ma ormai sciolti sulle spalle
che il vento scompiglia e raccoglie
seguendo le sue voglie.
Le mani incrociano desideri,
incontrano i suoi turgidi seni,
nessuno mai aveva osato tanto
e percorrendo nuove strade,
abbandonate remore,
scivolano su morbide forme,
assaporando amore,
mentre tutto dorme.
Veglia amore.
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    Scritta da: Anna De Santis

    La campana della pace

    L'eco di tua voce desiderio di pace,
    sarà posta sul fiume di ricordo vermiglio
    di vite ancor giovani immolate.
    In ogni dove, lacrime versate
    di guerre mai dimenticate.
    L'eco di tua voce desiderio d'amore
    con la mano sul cuore
    promessa mantenuta.
    Dei popoli tutti la sarà voce,
    nell'eco di ogni sera si levi la preghiera
    su per il cielo
    che l'aere la porti unita ai suoi rintocchi
    a quelli che non sono più.
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      Scritta da: Anna De Santis

      Senza schemi

      Vorrei liberarmi da me,
      da quelle regole che mi sono imposta,
      da quella frusta,
      che continuamente ti sfinisce,
      ti distrugge i più bei sogni.
      Vietato infrangere certi schemi,
      chi è che ha imposto tutti questi problemi,
      chi è che ci ha legati, imbavagliati,
      relegati, dove sono i nostri veri pensieri.
      Tutta una farsa la vita,
      siamo tutti attori, siamo comparse, non autori
      marionette da far lavorare, ridere, pensare
      con movimenti orchestrati da grandi direttori,
      cos'è che ci farà cambiare
      forse un cambio radicale, cominciamo a pensare...
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        Scritta da: Anna De Santis

        Sola con il mio mare

        Sola, una bimba sola, sulla spiaggia bollente,
        per non pensare,
        ho imparato a pescare,
        ma prendo i pesci e li ributto in mare,
        a raccoglier conchiglie
        che tengo in uno scrigno come fosse un tesoro,
        mi fanno compagnia, nelle giornate tristi
        lontano da casa.
        Una voce mi chiama, mi ama,
        preoccupata, sente la mia pena
        mi stringe vorrebbe darmi quello che mi manca,
        ma stanca poso la testa sul suo seno,
        mi addormento, sento il suo cantare
        è dolcissima, mi vorrebbe consolare
        ma la mia malinconia è ancorata in fondo al mare
        le accenno un sorriso,
        non lascio trasparire il mio dolore...
        Dove sei mamma? Quanto mi manca il tuo amore.
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          Scritta da: Anna De Santis

          L'ultima lacrima

          Non chiedermi niente,
          non farti rispondere con una bugia,
          quando potrò, verserò un ultima lacrima
          ed andrò via.
          La nostra storia è finita e già sto male,
          ma non mi torturerò ancora,
          non mi pentirò e non vorrò tornare.
          Non chiederlo mai,
          lo sai non so mentire,
          e nemmeno farti un giro di parole,
          tanto a che vale continuare a fingere
          di volerci bene,
          questa è la mia vita!
          Verserò l'ultima lacrima,
          ma con te è finita.
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            Scritta da: Anna De Santis

            Io mo me schiatto

            Viata a te ca stai senza magnà,
            io natu po me schiatto
            pe chell che aggio fatto:
            due ova m'aggio fritto, cu tanto parmigiano
            chisà se ce la faccio a fa passà addimano.
            Na pasta tutta chiena de sugo e de saciccia
            Chisà se po me spiccio cu nu bicarbonato?
            Sai che pentimento, doppo ca si magnato,
            ma annanz a chillu piatto chino de soffritto,
            m'aggio seduto addritto,
            pe mejo lo gustà.
            Na panzanella giusto pe accompagnà,
            chiena de pummarole, basilico e ogliu buono,
            nu litro e vino, pane a volontà,
            evviva Santu Martino, chi ce po cundannà.
            Niente di male ho fatto, solo ca mo me schiatto.
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              Scritta da: Anna De Santis

              In alto volerò

              In alto volerò
              Il tempo mi darà ragione,
              sfumeranno i contorni, dei ricordi,
              dei giorni e della bella stagione.
              Non avrò certezze,
              eppure ci credevo, solo illusioni,
              son rimaste le mie carezze,
              con le mie canzoni.
              Un giorno in cielo volerò,
              con i miei sogni, fino a toccarlo,
              da lì butterò il cuore,
              che non è servito in certe occasioni.
              Quanta fatica per arrivare,
              per potermi esprimere,
              per poter cantare le mie emozioni.
              Ora sono arrivata, ringrazio Dio,
              per quello che ho avuto,
              di più non chiedo,
              passerò il tempo, cantando alla vita,
              e a chi mi ha capito,
              le mie canzoni.
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                Scritta da: Anna De Santis

                L'incanto della poesia

                Poesia è l'incanto che ti fa sognare
                ti dà quella pace, quel dolce calore
                e scioglie ogni cuore.
                È un sogno è magia, è la fantasia
                che vola, si posa su un fiore
                una rosa che sporge odorosa
                tra i rovi.
                Poesia è bugia per chi vuol sperare,
                vuole cambiare,
                e si crea una nuvola su cui trasmigrare,
                per andare a pensare.
                È l'estremo lido dove mente riposa
                assordata da tanti pensieri
                e frastuoni che vita ci dà.
                È evasione da una vita che accettar non si vuole
                e si spera che cambi in un mondo migliore.
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                  Scritta da: Anna De Santis

                  La quercia

                  La quercia, ormai autunno,
                  s'era scrollata tutte le su foje.
                  Dell'arbero de storia secolare
                  rimasero li rami tutti gnudi.
                  L'ucelli che quassù avean dimora,
                  passarno da una ann'antra pianta,
                  pe cercà riparo.
                  E l'arbero li supplicò,
                  mo m'avete lasciato!
                  M'avete dimenticato!
                  V'ho dato arbergo pe tutta la stagione,
                  me sento abbandonato.
                  L'ucello c'era a capo dello stormo, je disse:
                  ma vuoi che nun ritorno?
                  Mo che viè la bella stagione
                  E dovemo da fa li regazzini vedrai che confusione.
                  La quercia attese che er sole bontà sua
                  cominciò a scardar tutta la tera
                  la linfa nuova cominciò a salì
                  e tutto l'arbero de foje se coprì.
                  La quercia tutta se pavoneggiava,
                  nella sua folta chioma c'era er suo amico ucello che se la cantava.
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