Le migliori poesie inserite da Dario Pautasso

Questo utente ha inserito contributi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti, in Frasi per ogni occasione e in Diario.

Scritta da: Dario Pautasso

Di giorno, di sera, di notte

Di giorno, sì, di giorno mi piaci,
mi piace il profumo che il sole
distilla dalla tua pelle di bronzo
per spanderlo, caldo, tutt'attorno
in vibranti sbuffi di vapore.

Di giorno mi piaci, sì, mi piace
come il debole vento scioglie
i fumosi tuoi capelli affocati,
poi, nuovamente li raccoglie
in precisi rigoli dorati.
Sì, di giorno mi piaci.

Di sera però, mi piaci di più,
allor che il tramonto spande
il suo purpureo abbraccio
di fili avvolgenti e ghirlande;
e il tuo sorriso, fattosi grande
da lontano par un miraggio.

Sì, di sera mi piaci di più,
mi piace la rigorosa brezza
che scivolando dalla collina
cade al suolo e ti accarezza;
il corpo vibra, geme, trema
si fa sodo, sodi i rotondi seni,
tese le linee della tua giovinezza.
Sì, di sera mi piaci di più.

Ma è di notte che t'amo,
sì, t'amo di notte:
le tue forme spezzate, disfatte,
eppur ancor rotonde, aggraziate.
Nel buio appari minima
essenziale. Sol la luna
osa ancor accenderti gli occhi,
i denti, e quel porta fortuna
che ti ho donato quando
ancor s'era marmocchi.

Di notte sei predatrice,
come il luccio nel melmoso lago
ed io preda, sconfitto affogo
nella tua forte presa di radice.
Sì, è di notte che t'amo.
Composta mercoledì 23 giugno 2010
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Dario Pautasso

    I miei ricordi

    Se volete sapere come la ricordi
    non cercate nei miei pensieri
    cercate nel futuro della mia nostalgia.
    Lì, al cader del sole
    vedrete una mano quasi tonda
    quasi impubere
    portare un dito di capelli
    dietro l'orecchio involuto e sereno.
    Un fiore vi germoglierà
    tra d'immezzo
    giallo come un ranuncolo selvatico.

    Capelli di rame, brace viva, foglie d'autunno.

    Oh com'è calda la nostalgia
    con i suoi mirati ritagli
    le sue sottigliezze scorrette,
    com'è ingiusta nell'escluder i difetti
    dietro la sua mano sempre tesa
    aperta d'innanzi allo sguardo.

    Ma è lì che dovete cercare
    se volete sapere come la ricordi.

    Occhio di terra, d'oliva, e di mare burrascoso
    occhio liquido di stagno
    bocca ampia, tesa a cercare...
    fronte acuta.
    Molta intelligenza e bisogno di sicurezza:
    binomio di sconfitta.
    Amore.
    Binomio di sconfitta.

    Ti auguro di perdere in trionfo,
    che il suono delle fanfare però
    non spazientisca il germe
    della mia inedia. sol questo!

    Lascia che il passato si faccia tale
    mentre anche la nostalgia
    si avvicina, irriverente,
    a portarmi via dal futuro
    i miei ricordi di te.
    Composta sabato 30 maggio 2015
    Vota la poesia: Commenta
      Scritta da: Dario Pautasso

      La tristezza

      La tristezza è il fiore più bello
      che non schiude mai,
      è un passo incerto
      dove tutto è luminoso,
      è un sole primaverile
      sempre velato da nubi sottili.

      La tristezza è il canto di un uccello
      dietro una finestra chiusa,
      è un volto limpido
      che non dice niente,
      è un bacio dato a labbra strette
      che non ricorderai.
      La tristezza è un suono lontano
      che più rincorri
      più s'affievolisce.

      la tristezza è un bimbo
      dagli occhi meravigliosi
      che corre
      da solo.
      Composta martedì 2 luglio 2013
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Dario Pautasso

        Melodramma notturno

        Con i tuoi occhi che sembrano mutare
        di colore ad ogni tua espressione
        e quelle mani che io immagino
        sempre tese a cogliere un fiore,
        chissà se dentro soffri un po',
        ogni tanto.

        Con quel tuo incedere incantato
        viziata dai colori delle stagioni:
        mentre parlo ti scopro persa
        ad ammirare una nuvola veloce;
        ti scuoti, poi mi dici: va bene così.
        Chissà se piangi certe notti
        quando il cerchio stringe anche l'anima
        quando la lancetta segna un tempo
        indefinito.

        Con le tue labbra di fragole mature
        e il corpo già teso ad un orizzonte
        che io non riesco a cogliere,
        chissà se talvolta ti senti sola
        se hai paura di quel che non si vede.
        Chissà.

        Un giorno forse me lo dirai
        e sarà più bello sapere
        che non sono troppo lontano,
        che quasi quasi, se allargo le mani,
        posso abbracciarti.
        Composta martedì 25 settembre 2012
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Dario Pautasso

          L'ultima volta

          L'ultima volta che ho baciato
          i tuoi occhi ero calmo
          come il suono di un ruscello
          lontano.
          Ero dolce quando già l'onda
          cresceva dentro un cuore
          riarso.
          Avrei voluto che le mani
          continuassero a non tremare
          per carezzarti i fianchi
          ma già il tuono rombava
          incalzante
          nella mia mente.

          L'ultima volta che ho baciato
          i tuoi occhi
          sapevo che il muro
          stava crollando
          eppure il sorriso ci rassicurava:
          piangevi di gioia
          prima del tuono
          prima che l'onda mi sommergesse,
          ancora.

          L'ultima volta che ho baciato
          i tuoi occhi
          ho sfiorato una lacrima
          che innaffiava la tua vita
          così genuina,
          forte: il fiore più bello.

          L'ultima volta
          già le foglie del mio albero
          si staccavano man mano
          lievi ed atroci
          tra il giallo accecante e il rosso dolente
          nella nera pozza
          degli addii.
          Vota la poesia: Commenta
            Scritta da: Dario Pautasso

            Un duetto per uno soltanto

            Lasciai sollevare ogni emozione
            Come un volo di impavidi pulcini
            Ed esse, sicure, si appoggiarono ai miei soffitti
            Nude come semi di girasole
            Bianche come mani fredde.

            Per giorni non seppi che vedere con gli occhi
            Tutto era così oscuro e saggio

            Non provare più nulla - diceva la carogna in sogno
            E ci sarà solo un vulcano di sofferenza -

            Mi chinai a raccogliere un pensiero
            Tra i lacci aggrovigliati delle mie basse maree
            Ad uno ad uno si prestarono ancora tutti
            Ridiscendevano nell'incavo
            Come petali rossi, affocati...
            Chi alla bocca, chi alle mani
            I miei occhi li osservavano
            Le mie narici li fiutavano.

            Rinvenni ricco e tragicamente sconfitto
            Ogni cosa al suo posto
            Dio - urlai. Spegnate tutto questo
            Sollevate la mannaia! -

            Un sole, basso come una stella
            Mi chiamò dalla collina...
            Un secondo.
            E il mio stomaco tornò a torcersi.

            Come da millenni.
            Composta lunedì 21 dicembre 2015
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Dario Pautasso

              Temporale estivo

              Da lontano s'insinua
              con piede veloce;
              soltanto più giace, sull'orizzonte,
              ancor
              un abbaglio di luce,

              un tumulto!
              poi delle foglie
              un frusciare,
              un fremer di fronde.
              Dall'alto risponde
              una coltre di scuri colori:
              si scuote la sera.

              Con piede veloce s'insinua:
              in un attimo non c'era,
              poi c'è,
              ansimando forte,
              poi subito quieto,
              fremendo piano
              riparte.
              Sfrega le corde del cielo
              il rigido vento
              con suono di tetro
              lamento.

              S'è spento l'ultimo baglior.

              Una goccia improvvisa
              ne annuncia altre cento:
              s'annacquan i campi
              e le vie
              tra i lampi
              s'incendian fugaci:
              verdi rovi di luce rovente;
              qui uno schianto
              violento,
              là un tonfo più fioco
              altrove spaventa.

              Il pianto si sfoga
              s'accende
              cade
              riprende...

              Poi già è un bruire
              più lieve,
              l'aria greve s'assesta
              si placa la sferza,
              la forza
              del cielo s'appiana.

              La pioggia è lontana:
              schiarisce il penisero,
              ma tutt'attono, più sordo,
              un fremer leggero
              al di là della piana
              n'è il fiero
              ricordo.
              Composta venerdì 15 febbraio 2013
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Dario Pautasso

                La paura

                S'insinua attraverso spiragli
                d'insospettabile leggerezza
                omicida del genio,
                della fantasia
                del sorriso
                Omicida, la paura.
                Ci sono vecchi morti di paura
                da una vita
                bambini che muoiono di paura
                tutti i giorni.
                Il premio di questa nostra società
                il premio della nostra cristianità
                la nostra ultima raccomandazione:
                è la paura.

                Aggrovigliata alle radici della vita
                essa sta allerta,
                insensibile al sole della meraviglia.
                Aspetta.
                Silente.
                Perfetta.
                Come una lama di coltello
                come un serpente
                come una cascata;
                come la sabbia rovente
                aspetta miope l'alta marea
                e spegne gli ardori giocosi
                spegne le nostre risa
                spegne le nostre nudità
                ci copre del manto mesto della follia:
                è la paura.

                Ci sono milioni di padri
                milioni di madri
                già addestrati ad impugnare
                il manico del terrore al tuo primo passo,
                quando ti guardano con gli occhi
                gravidi di insicurezza
                quando ti uccidono il primo sorriso
                per un loro cruccio
                che non puoi conoscere.
                E non conoscerai mai.
                Nuvole scure sull'oceano della libertà.
                Quando regolano le tue prime avventure
                con mano ferma
                e la mente rigida di un vigile urbano.

                Non sono i padri
                Non sono le madri
                loro sono lo strumento, incolpevole.

                Cercate tra le abitudini
                cercate nella morale quotidiana
                cercate dove le labbra scoprono sorrisi
                di plastica
                cercate nella Regola.

                La fonte della paura
                sta dove non ce n'è traccia.
                Dove tutto è sepolto
                sotto metri di impietosa gentilezza.

                Vogliono figli spaventati
                e spaventano chi li genera.

                Così camminiamo tutti i giorni
                paranoici del niente
                dimentichi della fiducia
                dimentichi del respiro caldo
                dell'affetto
                dimentichi della giovinezza.

                Nessun uomo ha scordato
                la sua sbagliata giovinezza.
                Tutti gli altri
                i soldati perfetti
                li puoi ascoltare piangere
                solitari
                tra le mura di una stanza
                la sera
                quando il sole cade:
                è la loro musica di redenzione.
                Composta venerdì 15 marzo 2013
                Vota la poesia: Commenta
                  Scritta da: Dario Pautasso

                  Non adesso

                  Ti dicono alzati
                  Ti dicono di sorridere
                  Ti dicono la vita è bella!
                  Ti dicono un seme muore per ridare vita...
                  Hanno gran voce e non fanno nulla, nulla.
                  Portano via ratti ratti i loro bambini
                  Che guardano un uomo che soffre:
                  "non è bene che vedano piangere, capisci"
                  S'arrabbiano, "smettila di piagnucolare!"
                  Ti dicono, "ehi anche io sono a pezzi"... sai:
                  Le tasse da pagare, il mutuo, la cucina nuova
                  Mentre tu hai la morte nel petto
                  Ed infinite ghirlande d'universo si sfilacciano
                  Al suono troppo forte della vita che ti circonda
                  e ruota sulle strade infinite del mondo.

                  Ti dicono alzati
                  Ti dicono di sorridere
                  Ti dicono la vita è bella
                  Poi ti lasciano solo, disteso, sfinito, morto
                  Come una corteccia avviluppata dal tempo
                  Come un fiore di gelido vento
                  Come uno squarcio di luce verde in un tempio,
                  Hanno adempiuto al loro dovere:
                  hanno gettato le loro frasi circostanziali.
                  Amico, se non capisci, non ti biasimo
                  Non è facile. Ma risparmiami tutto questo.
                  Leggimi un libro che parli leggero
                  Di spazi comprensibili e finiti
                  Di visi normali, di sorrisi corretti.
                  Suonami la tua vecchia chitarra
                  Sposta quest'aria di malattia con note
                  Più gentili. Non a me l'Ipocrisia.
                  Non adesso.
                  Composta venerdì 18 giugno 2010
                  Vota la poesia: Commenta
                    Scritta da: Dario Pautasso

                    Come si fa?

                    Spiegamelo tu: come si fa a dirsi addio
                    quando si era così prossimi da sfiorarsi l'animo?
                    Come si fa?
                    Come si fa a sciogliere questo nodo
                    di fune grande come un braccio?
                    Come si fa?
                    Quando nel sonno le tue mani mi toccavano la schiena
                    in un sogno che non dovevo permettermi
                    e che per questo era il più bello?
                    Dimmi come!
                    Come si fa a gettare a mare
                    un pensiero che riflette sempre il tuo sole enorme
                    nei miei occhi troppo scuri?
                    Io non lo so. Non lo so.

                    Come faccio se quando penso,
                    è la tua immagine
                    che mi solleva o mi abbassa?
                    Come si fa?
                    Come si fa se mentre inseguo un sogno
                    ti incontro lungo una strada comune... così
                    caparbia, sensibile, giocosa.
                    Una mano sotto il mento e l'occhio glauco
                    rivolto oltre i soliti spazi?

                    Come si fa a chiamare tutto illusione
                    se quello che vivo è così reale.
                    Perché se anche non sarò presente
                    quando ti guarderai nuda davanti allo specchio
                    alla ricerca di un passaggio di vita
                    e sentirai un soffio di vento oltre le spalle,
                    sarà il fiato della mia anima
                    che in te riposa.

                    Ora non temermi. No!
                    Non temere che possa gravare sulla tua bellezza:
                    perché la tua vita è la vita Tua,
                    sacra la sua indipendenza,
                    infinita la sua libertà.

                    Eppure ricorda,
                    quando cammini veloce
                    presa dai tuoi pensieri
                    quando ti fermi esausta
                    quando ti sollevi
                    quando ti riadagi
                    quando danzi
                    quando ridi e quando piangi.
                    Quando ami...
                    ... io silenzioso
                    sono in te.
                    Composta giovedì 22 gennaio 2015
                    Vota la poesia: Commenta