La speranza è un essere piumato che si posa sull'anima canta melodie senza parole e non finisce mai. La brezza ne diffonde l'armonia e solo una tempesta violentissima potrebbe sconcertare l'uccellino che ha consolato tanti.
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà sei la mia carne che brucia come la nuda carne delle notti d'estate sei la mia patria tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi tu, alta e vittoriosa sei la mia nostalgia di saperti inaccessibile nel momento stesso in cui ti afferro.
Veramente, vivo in tempi bui! La parola disinvolta è folle. Una fronte liscia indica insensibilità. Colui che ride probabilmente non ha ancora ricevuto la terribile notizia.
Che tempi sono questi in cui un discorso sugli alberi è quasi un reato perché comprende il tacere su così tanti crimini! Quello lì che sta tranquillamente attraversando la strada forse non è più raggiungibile per i suoi amici che soffrono?
È vero: mi guadagno ancora da vivere ma credetemi: è un puro caso. Niente di ciò che faccio mi da il diritto di saziarmi. Per caso sono stato risparmiato. (Quando cessa la mia fortuna sono perso)
Mi dicono: mangia e bevi! Accontentati perché hai! Ma come posso mangiare e bere se ciò che mangio lo strappo a chi ha fame, e il mio bicchiere di acqua manca a chi muore di sete? Eppure mangio e bevo.
Mi piacerebbe anche essere saggio. Nei vecchi libri scrivono cosa vuol dire saggio: tenersi fuori dai guai del mondo e passare il breve periodo senza paura.
Anche fare a meno della violenza ripagare il male con il bene non esaudire i propri desideri, ma dimenticare questo è ritenuto saggio. Tutto questo non mi riesce: veramente, vivo in tempi bui!
Voi, che emergerete dalla marea nella quale noi siamo annegati ricordate quando parlate delle nostre debolezze anche i tempi bui ai quali voi siete scampati.
Camminavamo, cambiando più spesso i paesi delle scarpe, attraverso le guerre delle classi, disperati quando c'era solo ingiustizia e nessuna rivolta.
Eppure sappiamo: anche l'odio verso la bassezza distorce i tratti del viso. Anche l'ira per le ingiustizie rende la voce rauca. Ah, noi che volevamo preparare il terreno per la gentilezza noi non potevamo essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuto il momento in cui l'uomo è amico dell'uomo ricordate noi Con indulgenza.
No, non dire mai che il mio cuore è stato falso (Sonetto 109)
No, non dire mai che il mio cuore è stato falso Anche se l'assenza sembrò ridurre la mia fiamma; come non è facil ch'io mi stacchi da me stesso, così è della mia anima che vive nel tuo petto: quello è il rifugio mio d'amore; se ho vagato come chi viaggia, io di nuovo lì ritorno fedelmente puntuale, non mutato dagli eventi, tanto ch'io stesso porto acqua alle mie colpe. Non credere mai, pur se in me regnassero tutte le debolezze che insidiano la carne, ch'io mi possa macchiare in modo tanto assurdo da perdere per niente la somma dei tuoi pregi: perché niente io chiamo questo immenso universo tranne te, mia rosa; in esso tu sei il mio tutto.
Quanto ancor più bella sembra la bellezza (Sonetto 54)
Quanto ancor più bella sembra la bellezza, per quel ricco ornamento che virtù le dona! Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo per la soave essenza che vive dentro a lei. Anche le selvatiche hanno tinte molto intense simili al colore delle rose profumate, hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli: ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza, abbandonate vivono, sfioriscono neglette e solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose: la loro dolce morte divien soavissimo profumo: e così è; per te, fiore stupendo e ambito, come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù.
Perdettero la stella un giorno. Come si a perdere La stella? Per averla troppo a lungo fissata… I due re bianchi, ch'eran due sapienti di Caldea, tracciaron al suolo dei cerchi, col bastone.
Si misero a calcolare, si grattarono il mento… Ma la stella era svanita come svanisce un'idea, e quegli uomini, la cui anima aveva sete d'essere guidata, piansero innalzando le tende di cotone.
Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri, si disse: " Pensiamo alla sete che non è la nostra. Bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali":
E mentre sosteneva il suo secchio per l'ansa, nello specchio di cielo in cui bevevano i cammelli egli vide la stella d'oro che danzava in silenzio.
So quello che dirmi vorresti in quest'ora... Non dirlo! Guarda laggiù il fondo dello stagno che si fa cupo e come si rincorrono le nuvole specchianti sul velluto nero... Non dirlo! Questa è una mala notte. Lo so, in quest'ora infuria nel profondo del tuo petto tutto ciò che ti preme. Non chiedere! Sulla tua bocca indugia ancora la parola che ci fa infelici... Non dirla! Questa è una mala notte. Me lo dirai domani. Non lo sappiamo, chissà forse domani tutto sarà miracolosamente facile ciò che oggi nessun cuore può sopportare, ciò che oggi mi rende tanto infelice. Non chiedere! Questa è una mala notte.
Senza di te tornavo, come ebbro, non più capace d'esser solo, a sera quando le stanche nuvole dileguano nel buio incerto. Mille volte son stato così solo dacché son vivo, e mille uguali sere m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti le campagne, le nuvole. Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio della fatale sera. Ed ora, ebbro, torno senza di te, e al mio fianco c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte, e poi, per sempre. Io non so frenare quest'angoscia che monta dentro al seno; essere solo.