Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

La casa dei doganieri

Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t'attende dalla sera
in cui v'entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.

Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all'avventura
e il calcolo dei dadi più non torna.

Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s'addipana.

Ne tengo ancora un capo; ma s'allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
nè qui respiri nell'oscurità.

Oh l'orizzonte in fuga, dove s'accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende... ).
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    A Zacinto

    Né più mai toccherò le sacre sponde
    ove il mio corpo fanciulletto giacque,
    Zacinto mia, che te specchi nell'onde
    del greco mar da cui vergine nacque

    Venere, e fea quelle isole feconde
    col suo primo sorriso, onde non tacque
    le tue limpide nubi e le tue fronde
    l'inclito verso di colui che l'acque

    cantò fatali, ed il diverso esiglio
    per cui bello di fama e di sventura
    baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

    Tu non altro che il canto avrai del figlio,
    o materna mia terra; a noi prescrisse
    il fato illacrimata sepoltura.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      So quello che dirmi
      vorresti in quest'ora...
      Non dirlo!
      Guarda laggiù il fondo dello stagno
      che si fa cupo
      e come si rincorrono le nuvole
      specchianti sul velluto nero...
      Non dirlo!
      Questa è una mala notte.
      Lo so,
      in quest'ora infuria
      nel profondo del tuo petto
      tutto ciò che ti preme.
      Non chiedere!
      Sulla tua bocca indugia
      ancora la parola che ci fa infelici...
      Non dirla!
      Questa è una mala notte.
      Me lo dirai domani.
      Non lo sappiamo,
      chissà forse
      domani tutto sarà miracolosamente facile
      ciò che oggi nessun cuore può sopportare,
      ciò che oggi mi rende tanto infelice.
      Non chiedere!
      Questa è una mala notte.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Senza di te tornavo, come ebbro...

        Senza di te tornavo, come ebbro,
        non più capace d'esser solo, a sera
        quando le stanche nuvole dileguano
        nel buio incerto.
        Mille volte son stato così solo
        dacché son vivo, e mille uguali sere
        m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
        le campagne, le nuvole.
        Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
        della fatale sera. Ed ora, ebbro,
        torno senza di te, e al mio fianco
        c'è solo l'ombra.

        E mi sarai lontano mille volte,
        e poi, per sempre. Io non so frenare
        quest'angoscia che monta dentro al seno;
        essere solo.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          No, non dire mai che il mio cuore è stato falso (Sonetto 109)

          No, non dire mai che il mio cuore è stato falso
          Anche se l'assenza sembrò ridurre la mia fiamma;
          come non è facil ch'io mi stacchi da me stesso,
          così è della mia anima che vive nel tuo petto:
          quello è il rifugio mio d'amore; se ho vagato
          come chi viaggia, io di nuovo lì ritorno
          fedelmente puntuale, non mutato dagli eventi,
          tanto ch'io stesso porto acqua alle mie colpe.
          Non credere mai, pur se in me regnassero
          tutte le debolezze che insidiano la carne,
          ch'io mi possa macchiare in modo tanto assurdo
          da perdere per niente la somma dei tuoi pregi:
          perché niente io chiamo questo immenso universo
          tranne te, mia rosa; in esso tu sei il mio tutto.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Quanto ancor più bella sembra la bellezza (Sonetto 54)

            Quanto ancor più bella sembra la bellezza,
            per quel ricco ornamento che virtù le dona!
            Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
            per la soave essenza che vive dentro a lei.
            Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
            simili al colore delle rose profumate,
            hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
            quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli:
            ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza,
            abbandonate vivono, sfioriscono neglette e
            solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose:
            la loro dolce morte divien soavissimo profumo:
            e così è; per te, fiore stupendo e ambito,
            come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              La stella

              Perdettero la stella un giorno.
              Come si a perdere
              La stella? Per averla troppo a lungo fissata…
              I due re bianchi,
              ch'eran due sapienti di Caldea,
              tracciaron al suolo dei cerchi, col bastone.

              Si misero a calcolare, si grattarono il mento…
              Ma la stella era svanita come svanisce un'idea,
              e quegli uomini, la cui anima
              aveva sete d'essere guidata,
              piansero innalzando le tende di cotone.

              Ma il povero re nero, disprezzato dagli altri,
              si disse: " Pensiamo alla sete che non è la nostra.
              Bisogna dar da bere, lo stesso, agli animali":

              E mentre sosteneva il suo secchio per l'ansa,
              nello specchio di cielo
              in cui bevevano i cammelli
              egli vide la stella d'oro che danzava in silenzio.
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