Le migliori poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Furtiva mano di un fantasma occulto

Furtiva mano di un fantasma occulto
fra le pieghe del buio e del torpore
mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
notturno non trovo gesto o volto.

Un antico terrore, che insepolto
porto nel petto, come da un trono
scende sopra di me senza perdono,
mi fa suo servo senza cenno o insulto.

E sento la mia vita di repente
legata con un filo di Incosciente
a ignota mano diretta nell'ignoto.

Sento che niente sono, se non l'ombra
Di un volto imperscrutabile nell'ombra:
e per assenza esisto, come il vuoto.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Notte stellata

    La città non esiste
    se non dove un albero dai capelli
    neri scivola via, come una donna
    annegata nel cielo caldo. Tace,
    la città. Bolle la notte, con dieci
    e una stella. Oh notte stellata,
    stellata notte! È così che voglio
    morire.

    Si muove. Sono tutti quanti vivi.
    Quando la luna rompe le catene
    arancioni che la legano e spruzza
    bambini dai suoi occhi, come un dio,
    il vecchio serpente, senza esser visto
    divora le stelle. Oh stellata notte,
    notte stellata! È così che voglio
    morire:

    in questa strisciante bestia notturna,
    risucchiata tutta dentro nel grande
    drago, separata
    dalla mia vita senza una bandiera,
    senza pancia
    né grido.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Condòmini

      Escono le mattine della domenica
      dopo che tanto è piovuto
      e la festa splende nel sole dissepolta;
      alzano la gaia concitazione
      delle partenze al mare
      al giro di ogni nuova mandata
      e allo scatto del portone corrisponde
      l'ombra nel fruscìo di una tendina;
      chi rimane è un viso che si sporge
      sulla rivalsa di chi parte
      stanno uniti così, nei giorni più
      luminosi,
      lo scorto e chi scorge
      come labbra mai bagnate da un bacio.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Marzo: nu poco chiove
        e n'ato ppoco stracqua
        torna a chiòvere, schiove;
        ride 'o sole cu ll'acqua.

        Mo nu cielo celeste,
        mo n'aria cupa e nera,
        mo d' 'o vierno 'e 'tempeste,
        mo n'aria 'e Primmavera.

        N'auciello freddigliuso
        aspetta ch'esce o sole,
        ncopp' 'o tterreno nfuso
        suspirano 'e viole...

        Catarì, che vuò cchiù?
        Ntienneme, core mio,
        Marzo, tu 'o ssaje, si' tu,
        e st'auciello song' io.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Le mani...

          Le mani...
          parte del nostro corpo,
          del nostro essere.
          Mani che toccano,
          che afferrano.
          Mani che lavorano.
          Mani che accarezzano,
          che scrivono,
          che colpiscono.
          Mani che difendono,
          proteggono, parlano.
          Mani fragili di un bambino,
          quelle forti di un uomo,
          quelle tenere di una mamma.
          Mani tremolanti di un anziano.
          Mani che amano e con i
          gesti comunicano.
          Quello che vogliamo noi.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Ho voglia di stare con te
            tra le tue braccia
            al sicuro. Dalle incertezze
            ho voglia di stare con te,
            fra le certezze dei nostri sogni
            dalle incertezze del domani
            di sfiorare le tue labbra
            di sentire un brivido nel baciarti.
            Ho voglia di stare con te
            Per quel tempo che ci rimane
            Fra i ricordi di ieri
            le tue braccia oggi,
            per poi vivere insieme il nostro domani.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Mi piace credere nei miracoli

              Mi piace credere nei miracoli
              e che l'ultima fermata
              sia ancora lontana.

              Che correremo nei campi di papaveri
              come mai abbiamo fatto
              tenendoci per mano.
              Che ti verrà donato del tempo
              che forse non hai.
              Che le lacrime che porti nell'anima
              siano senza sale.

              Che sorriderai con il cuore
              e non con le labbra,
              perché i miracoli accadono lo sai?

              A volte l'orologio si ferma
              ancora un po', prima battere
              l'ultimo Tic-Tac.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                Ti porto via
                dalla plancia di comando
                di questo cimitero
                che prende il mare.
                Vecchia cellula erosa
                abituata ai venti,
                ne guido l'abside di vedetta.
                Tu nel ponte, sottocoperta, primo
                mio viaggiatore amato,
                a cui devo l'onore del viaggio.
                Non ti proteggerò dal lungo buio
                delle notti,
                ma sarò lucciola perenne che brucia
                con la tua,
                sfarfallando negli anni.
                La terra si è ricoperta di fiori,
                e io guido la carica della nave
                su cui ti sei imbarcato senza dirmi
                neanche "ciao" (e lo avresti voluto,
                anche per essere un'ultima volta mio).
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