Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Luce nera O luce di Wood

Placido sopore e spicchi di lunula,
Unghie che mappano gli ignudi corpi,
Tastano care dita, e i manicordi
Sotto le lenzuola han dolci armoniche.
Perlustro il marame della mia stanza
E trovo pace che bruna s'increspa,
Filiforme, Mediterraneo antico
Per le illiriche liburne sottili.
Lembo di terra estremo su cui batto
Le pensate onde alessandrine, faro,
Tu mi affascini un cuore che rinvergina.
Spengo l'ultima cicca: a sei colonne
E timpano completo un crepidoma.
Ho un tempio classico nel portacenere.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Salva con nome

    Col vento di belle giornate fredde,
    strano come lo sterco di vacche lontane
    odori nella metropoli
    e sa di buono in confronto.

    Senza nuvole, a somigliarvi
    nell'azzurro uniforme,
    solo scie di Tornado
    e i Ghibli di supporto.

    Anche dell'alto e potente
    si sfilaccia e svapora
    il segno d'ogni passaggio.
    Non mi consola né mi compunge.

    Sul divano, scaldato da una lama di sole,
    alla mia mano abbandonata
    il cane fa testine e naso umido.
    E c'è ancora vita.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Settimane fa

      Nel mare del tempo
      Non prendo il largo mai

      Sempre parto il lunedì
      Un diportista non per sollazzo

      Mi allontano dalle coste
      Mai del tutto fino a mercoledì

      Al giro di boa il dietro front
      Stanco torno di venerdì

      Rimango a terra due giorni
      Per un riposo e quindi daccapo

      Nel mare del tempo
      Non prendo il largo mai
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Souplesse

        Sotto zero,
        sono le dieci e mezzo di sera;
        fra poco andrò nel letto,
        sotto la trapunta nuova.

        Come ogni notte
        disteso sul ventre
        chiuderò gli occhi
        nel nero niente del sonno.

        E’ vero quel che si dice:
        ho dormito un terzo
        di mia vita, almeno,
        ed ogni notte -

        per tredicimila notti -
        mi sono allenato
        a un’idea di morte
        che a questo somigli.

        Eppure, dopo tanto
        esercizio appropriato,
        ancora non sono sicuro
        di essermi abituato

        la mente ancorché il corpo
        al supremo ultimo sforzo.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Soggettiva

          È inutile, se il meticcio alza la gamba
          e orina sullo zolfo del perimetro perbene.
          Le bottiglie d'acqua non le degna certo il padrone,
          si rovesciano per vari eventi
          ancora tappate e colme sul marciapiede o sulla strada.
          L'apposita appiccicosa forchettina di plastica
          si piega ma non s'infilza nella dura polpa zuccherina
          del dattero denocciolato, ed è sùbito da buttare.
          È inutile quando la primula bianca
          passa e s'increspa da se stessa che era in pattumiera;
          idem tutti i fiori che avrei potuto regalarle.

          I morsetti fermafogli sono da anni nella confezione,
          non hanno mai pinzato la mezzeria dell'apertura,
          non hanno mai tenuto uniti i fogli di un quotidiano.
          Anzi, il giornale comprato ogni giorno,
          certi giorni nemmeno riesco a sfogliarlo;
          finisce nella pila perfettamente piegato
          per un futuro raptus delle pulizie, ed è inutile.
          È inutile la nostalgia appassionata del fado:
          se non conosco il portoghese,
          e non lo conosco, mi annoia.
          Lo stesso potrei dire di altro ed altro ancora.

          Bassa pianura d'impermeabile mortale argilla
          dove arrivano il fiume e i suoi depositi,
          con poiesi e parole,
          vi sto forse tracciando le isoipse
          delle altitudini sognate, mancate?
          Nel lattice sottile
          ad oggi un altro figlio è in salvo da questo uomo.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Angeli persi

            Il tempo cancella i ricordi
            ma gli angeli chiusi nel mio
            cuore, non potrà mai
            cancellare,
            l'amore è più forte di lui
            e sfida il mio cuore rigonfio
            d'amore per piccoli fiori
            che amo.
            Per loro farei ogni cosa
            per loro darei la mia vita
            li amo, li adoro, ma sono
            lontani rinchiusi in un
            guscio sbagliato,
            dove il mondo per loro
            è ristretto in un cerchio
            limitato nel tempo e nello
            spazio,
            ali grandi e nere, limitano i
            loro cuori e le loro menti,
            sono fiori che soffrono,
            perché non possono amare
            le persone più care,
            perché non possono godere
            di parole dolci, di abbracci
            teneri e affettuosi,
            perché non possono ne
            amare ne ricevere le gioie
            che la vita gli aveva donato.
            Perché privati dell'amore
            paterno, l'amore dei nonni,
            che sempre aspettano,
            quei fiori, che forse più non
            rivedranno, perché quelle
            ali grandi e nere li hanno
            portati via.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              A Roberta

              Ricordo dei nostri passi
              mentre il sole spariva dietro alle nuvole
              e la pioggia bagnava i nostri corpi
              e s’asciugava colpita da caldi abbracci.

              Ricordo la fuga di noi bambini
              presi dallo stupore e dal pianto celeste
              quando ritorno fu per me ricompensa
              e m’allietasti di giorni e di caparbie strette.

              Ricordo le note di una canzone triste
              e di quel ultimo addio tanto umiliato
              mentre danzando bagnavi le mie membra
              versando lacrime d’amaro sospiro.

              Ricordo mia cara Roberta…
              …e mai scorderò.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Un solo giorno di libertà

                L'affannato rossore di un ragazzino
                scoperto con altro;
                le mani impudiche nascoste allo sguardo,
                gli occhi scostati dall'amato Coraggio.
                La paura incede nell'animo puro,
                le membra ha rimosse dal corpo violato,
                ma gli occhi piangono d'amore e vergogna.
                Vergogna di uomo che trova l'amore
                nel modo sbagliato:
                dolore e piacere che uniti nel gioco
                hanno offerto alla vita il primo risveglio.

                Un atto marcato, bollato immorale,
                che scelta difficile voleva fare!
                A casa sconforto, pianti e ignoranza,
                la vergogna monta e il redimersi avanza.

                La felicità, agognata e sfiorata
                sfuma nell'ombra di una scelta sbagliata,
                il sonno ritorna, il pianto si placa,
                ciò che resta è il ricordo di una gioia vietata.
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