Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Eccomi qui...

Eccomi qui... un raggio di sole entra nella mia stanza...
poi... uno scoppio di luci e colori
... allegria
giorni di festa
tutto il mondo ride con me
di quell'allegria contagiosa...
attimi che valgono una vita...
l'amore
calpestato... buttato... sporcato...
Eccomi qui a danzare nel buio della solitudine ...
con un ricordo nel cuore ...
un grande... grandissimo amore.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    L'anno 3000

    Il cielo è nero
    su una chitarra
    che accompagna il cavaliere della luna
    mentre
    un giocatore sublime
    danza vorticosamente
    con una gonna al vento
    e i capelli rossi di donna
    su una bianca spiaggia.

    Uccelli migranti sulla
    nube
    della grande sera
    costruiscono i nidi di ghiaccio
    dell'ultima estate perduta.

    Il ciclo dei robot
    è oltre il tramonto:
    stirpi di uomini vagano
    nella città della vertigine
    e gli angeli
    piangono i 150 anni in giallo
    in un giardino dell'Eden.
    Io guardo il segreto del
    millennio
    per la straordinaria storia dell'uomo.

    Cittadino della xxvii città
    muoio
    alla ricerca di balene
    che restano sedute sulla spiaggia.

    Il coprifuoco indaga
    sul gioco delle passioni:
    dunque vivrò come
    le famiglie dei castori,
    delle foche,
    degli scoiattoli
    e dormirò,
    per l'ultima volta,
    su un letto di leoni,
    simile a stirpi di uomini
    nella terra di Canaan.

    Il libro dei re si apre,
    ormai,
    sulla fondazione della terra
    con insostenibile leggerezza:
    mostra, solo,
    una mano senza pelle,
    complice di Dio.

    Ecco un centauro lontano
    che piange
    lacrime d'ambra
    su una croce di cristallo:
    forse domani
    la mia stanza vuota
    si riempirà
    delle piaghe della storia.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Dolce signora

      Dolce signora della mia prima
      elementare,
      hai sempre sulla bocca
      quella semplice canzone da due
      soldi?

      Sai,
      sento ancora le grandi gocce di pioggia
      che battono sui vetri,
      ed oggi, pensa un po',
      anche la mia scrivania è color noce.

      Forse non sei stata veramente
      così bella
      come ti ricordo:
      sei soltanto un aquilone sperduto tra
      le nuvole grigie dei rimpianti
      e trasportato in alto dal vento.

      Ho avuto un sogno troppo
      breve
      per farti risvegliare oggi,
      dolce signora di un mondo ovattato!
      Nel tuo cuore batte ancora
      la pioggia di quel novembre buio
      che ora sento dentro di me?

      Un bacio corre sull'illusione
      della mia fanciullezza
      e la vecchia estate è ferma,
      catino della memoria, infernale ed impietoso.

      Dolce signora della mia prima
      elementare,
      adesso sto danzando con una sconosciuta:
      forse ho volato oltre l'aurora.

      Ma tu non avrai freddo
      e suonerò per tutta una vita elementare,
      con una chitarra spezzata:
      ricorderò ancora il bambino vestito
      d'azzurro,
      mentre è il profumo del tuo fiore
      rosso
      che mi ha ucciso.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Sei dunque tu

        Sei dunque tu,
        Dio del tumore di mia madre,
        Dio dei bambini di Brasilia,
        Dio degli sguardi di terrore ubriachi,
        Dio delle donne di Zabrè riunite in
        cooperative?

        Tu ritorni indietro nel tempo,
        perché io sono dentro di Te e
        fuori di Te,
        e Tu sei dentro di me e fuori di me,
        tra questi cieli, questi uccelli,
        queste pietre, questi ulivi.

        Questo tuo suono di pace
        conosce i miei silenzi
        ed i miei sogni,
        ed il fruscio degli alberi è clemente
        come una mite aurora.

        Vieni, o Dio, con le mani giunte
        ed udrai i miei sospiri,
        poveri,
        di un fanciullo pallido,
        e la piazza della chiesa, il sonno
        della memoria e l'odore
        d'incenso.

        Dio degli eterni e dei miei
        tanti errori,
        quante cose ho schiacciato per non
        morire;
        poche volte ti ho cercato
        ma sempre ti ho voluto,
        mentre le bianche mani toccavano
        un santino colorato,
        memoria e sogno,
        fichi ed erba gialla,
        cielo stellato e voce di
        donna.

        Prigioniero di me stesso e
        degli altri,
        con te mi tornerà la fiaba dei
        giorni lontani:
        non sono più solo
        su una piazza deserta di sole.
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Qualche volta ti sento,... sono sicuro... sei tu,
          il tuo volto col vento arriva fino a me:
          quelle volte mi pento della mia gelosia
          ma è soltanto un momento... e il vento presto ti fa volare via.

          Ma io voglio un oceano di colori e luci,
          voglio un tappeto che corre veloce,
          voglio un gregge che pascola nel cielo,
          voglio un enorme cappello di pioggia,
          voglio una donna che gira nel sole,
          voglio un cielo di muschio e di lana.

          E allora ingabbierò il vento,
          alle porte di quel buio, dove il silenzio
          è la voce sguaiata di una vecchia senza amore:
          la mia sarà una ridente nostalgia di un cuore,
          una confusione, tra vita e... poesia,
          E mi domando se un'idea come sei tu, una idea... perché tu sei
          solo lidea (non deali),
          possa essere legata a una catena:
          ho provato una gran pena, credimi
          ascoltando il vento fuori,
          che corre libero, ovunque va, ovunque vuole
          come adesso i miei pensieri verso di te.

          E allora ingabbierò il tempo,
          perché la moglie di un pedestre comandante non può vivere
          solo e da sola nella mia mente:
          perché l'amore non basta mai nell'ora
          che é sospesa tra gli angeli,
          perché col vento non passa mai il tempo e
          questo tempo mi ha cercato, ti ha cercato, ci ha cercato... mentre
          io cercavo te
          o forse mi illudevo di cercare.
          E io sono un po' folle, un po' saggio
          nello spendere sempre ugualmente la mia paura e il mio coraggio,
          la paura e il coraggio di vivere come un peso che ognuno ha
          portato,
          la paura e il coraggio di dire: " io ho sempre tentato
          io ho sempre tentato, io ho sempre tentato... almeno".

          Ma non ingabbierò te,
          non ti chiuderò in nessuna gabbia, neppure di oro,
          perché voglio ancora leggere nei colori del vento,
          perché voglio sentire i suoni immemori del tempo,
          perché voglio guardarmi di spalle mentre parto,
          perché voglio pescare il pesce d'oro di un mio e tuo impossibile
          sogno,
          perché voglio scendere dalle stelle per toccare la tua bocca,
          perché voglio rubare le chiavi al cielo e darle a te,
          perché l'inferno esiste ma solo per me che lo temo,
          perché la paura dura più dell'amore e io non voglio aver paura ...
          ma ho paura,
          perché sono un bambino che cammina sull'acqua e tu sei le mie
          rotaie,
          perché sono un uomo che insegue la tua ombra che si chiama, anche,
          nostalgia di me.

          E ti lascerò,
          perché non voglio essere violentato dal tuo sogno,
          perché, proprio io, ho paura di trovare la tua chiave,
          perché non voglio sentire il suono della tua eternità che mi rende
          sordo,
          perché una tua nota suona falsa nel pentagramma della mia vita,
          perché manca il tuo lievito che porta alla perfezione dell'amore,
          perché non voglio trovare una tua conchiglia rossa nella rete
          delle mie illusioni,
          perché non voglio stare al caldo abbraccio di una tua doccia
          fredda,
          perché non voglio tue promesse che non saranno mai pagate,
          perché non posso svenderti i miei sogni,
          perché, alla fine, mi hai detto e, forse, mi hai dato solo... le
          tue "stronzate".

          E ti lascerò,
          e quel giorno senza di te non sarà un giorno triste:
          lo regalerò ad un uomo fermo sulla strada che va verso il sole,
          all'eco silenzioso di una immagine ormai troppo lontana,
          al famelico cuore di un leone assetato,
          a qualcuno che insegue la vita regalando sorrisi,
          alla gelida carezza di una violenza subita,
          alla donna che entra in un giardino ormai senza cancello,
          a qualcuno che si è perso nel suo stesso abbandono,

          E ti lascerò...
          per poter vivere di nuovo e... sognare
          ospite di un ballo in maschera in cui tu non ci sei e io sono solo
          la maschera,
          una maschera che unisce piacere ed amore senza poter mai creare...
          un dolore!
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Il mio amore per te

            Il mio amore per te era
            seguire i tuoi capelli al vento.

            Riuscire a catturare
            il tuo sguardo
            in mezzo a tanta gente
            e strapparti
            un malcelato sorriso.

            Camminarti a fianco
            senza trovare quelle parole
            che ti avrei voluto dire.

            Provare tristezza quando
            alla sera voltavi l'angolo
            per ritornare verso casa
            e sentire quanto lunga
            ed inutile fosse la notte.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              Se tu dovessi venire in autunno
              mi leverei di torno l'estate
              con un gesto stizzito ed un sorrisetto,
              come fa la massaia con la mosca.

              Se entro un anno potessi rivederti,
              avvolgerei in gomitoli i mesi,
              per poi metterli in cassetti separati -
              per paura che i numeri si mescolino.

              Se mancassero ancora alcuni secoli,
              li conterei ad uno ad uno sulla mano -
              sottraendo, finché non mi cadessero
              le dita nella terra della Tasmania.

              Se fossi certa che, finita questa vita,
              io e te vivremo ancora -
              come una buccia la butterei lontano -
              e accetterei l'eternità all'istante.

              Ma ora, incerta della dimensione
              di questa che sta in mezzo,
              la soffro come l'ape-spiritello
              che non preannuncia quando pungerà.
              (dedicata a F. )
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