Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Vicino a me e dentro di me

C'è una donna più bella di te
nel tavolino seduta vicino a me
c'è una donna più ricca di te
nel tavolino seduta vicino a me
c'è una donna più bionda di te
nel tavolino seduta vicino a me
c'è una donna sola nella mia mente
mentre sono seduto davanti ad una donna
seduta nel tavolino vicino a me.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Gabbiano India

    Come un Gabbiano volerò
    incitato
    da alberi dalle fronde scomposte
    io, piccolo Buddah dell'amore sorridente bikku
    volerò
    sulla tua pelle sincera
    piegata nel Karma
    raccolta sul sasso
    di un piccolo fiume
    nel sole, nel sorriso,
    silenzioso azzurro perfetto
    dove le nostre ombre s'incontrano
    solitaria India
    occhi di brace
    sentimento fanciullo
    gabbiano suadente
    così
    importante.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Le nuove fiere

      Quando ti assaporerò di fresco mia letizia?
      Ad ampi balzi riempi gli ambienti di salubre clima
      Gran vizio e malcostume, grande simbolo rapito
      Ho altri milioni di nomi nel caso
      Perdessi io la tua frode sbalordita; ma tu scongiura
      I turpi fauni osceni!
      Voglio darti enormi forze attive
      Come il movimento di protesta delle masse
      Affamate, dai tanti figli educati ad ingegnosi lavori.
      Gioventù bella e ricca di spirito,
      Ti compro ad elevati costi:
      Oh, voluminoso gruppo di corpi immutati!
      Finalmente fata brillante!
      Attendo una tua erudizione per laici questuati d'accidia,
      Sei arrivata gioia di cammino;
      Devo morire lucido mal gaudio,
      Voglio umiliarmi e sei partecipe e
      Capace.
      Ora in mezzo alla rivolta, in piedi sulle barricate
      Trascinato affogando nel caldo della folla
      Che sale - schiumoso flutto - non conoscendo le
      Trame monarchiche: segretamente vengono
      Asciugate con rosso ed ermellino le dighe
      Straripate dai cuori Hasciscin.
      Pulito e raffinato, saresti una luce fastidiosa
      Allora riesci in ode vitale a sembrare
      Veemente, omicidio dopo omicidio,
      Grandioso patto nascosto ed esempio di
      Gran nullità; i veli tessuti coprono
      Le mie vergognose nudità!
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Piove nella mia bocca - dedicata a Cecilia -

        Piove nella mia bocca
        dove si raccoglie il salto delle rane
        ed il morbido riflesso
        che ammicca l'acqua al sole.

        Gorgoglia il sangue nella mia gola
        con la voce della marea
        che parla alla luna
        e carezza la terra.

        Sulla pelle si rapprende la luce del giorno
        mentre i sogni se ne vanno in schiuma di birra
        e la notte gioca con le ore
        una partita senza fine
        in cui la posta altrui è il mio cuore.

        Prendo una paglia fra i tulipani
        ed a sorte con la sorte
        baratto immagini e parole
        con manciate di fango
        e polvere di corallo;

        si schiude la stagione nei miei occhi
        così che vedo unito al frutto
        l'occhio opaco dell'annegato,
        ed uno viene dalla radice
        e l'altro fasciato di piume
        galleggia cullato nel volo dei gabbiani.

        Si sgranano in sabbia le mie ossa
        mentre le vene si radicano nella carne fatta di terre
        e come petali dai rami
        si staccano parole dalle mie mani:
        il vento le porta mentre si mostrano e tacciono.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Mi riempio la bocca

          Brulicano di carezze le mie mani
          e fioriscono come prati di sangue le mie labbra.

          Mi riempio la bocca di terra
          e sotto le palpebre è il germoglio ed il verme
          mentre stelle marine corrono sulle mie ossa
          che rosseggiano in fondo al mare.

          Inghiotto il vento e soffio foglie
          mentre i miei occhi s'acciottolano nel fiume
          ed i miei capelli fluttuano nella corrente.

          T'abbraccio e le mie braccia sono di neve e sabbia,
          ti bacio ed i mie baci sono di pioggia e vento.

          Stenditi nel campo del mio petto
          e lascia che nella tua carne
          entrino dolci e violente
          le mie tenaci radici
          al canto intenso delle cicale
          che costellano di spighe il cielo.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            La crisi

            Quell'alba
            di nefandezza stantia,
            armonia
            perduta d'un tempo d'arte,
            oppure un ritorno
            alle origini
            del giorno.

            Colpa dei pescatori di Granada,
            colpa dei timori,
            dei prossimi abbagli
            spazianti verso stordita luce
            da sbagli;
            sguardo rivolto ai popoli di montagna
            che indipendenti scappano verso la Crimea
            attraverso il mare di Azov,
            pensiero rivolto alle crome intense
            e sguardi sfibrati attorno
            ciò che tento di trovare non offrono
            sempre,
            dall'esterno in nessun caso niente;
            trovare armonia,
            armonia perduta d'un tempo d'arte.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Siamo tutti figli della stessa madre

              Chi muore è un eroe allora siamo tutti eroi
              e siamo tutti cantanti alcolizzati,
              tutti liberi da ogni male, tutti dei dell’Olimpo
              con il permesso di fulminare i passanti.
              Tutti siamo dadi e rotolare ci fa stare bene,
              soavemente rotolare ci fare stare bene.
              Siamo tutti figli della stessa madre
              e nostro padre è il milite ignoto,
              nostro padre è un mezzo Buddha
              che ignora il nostro rotolare soave.
              Nostro padre ha una barba finta,
              è truccato male e fuma il sigaro
              nei giorni feriali, nei festivi muore,
              soavemente muore, rotolando muore.
              Abbiamo dato i nostri risparmi
              per la nostra droga, noi tutti,
              soavemente ora rotoliamo.
              Dio non è santo, noi tutti preghiamo
              i santi del cielo maldisposto
              e cerchiamo il nostro dio ad ogni costo.
              Siamo tutti delle spie sull’orlo del braciere,
              intenti solo a rotolare, senza paura di bruciare.
              Siamo tutti suicidi, secondini nell’ora di libertà,
              non sappiamo stare al nostro posto perché amiamo rotolare,
              siamo poeti a dondolo alla mercé dei nostri nemici,
              perché non abbiamo partiti per i quali votare.
              Siamo il nemico e tutti i figli suoi
              e non conosciamo il futuro, così certo.
              Voltati, bendati, siamo il plotone d’esecuzione,
              davanti ci troviamo i nostri peccati,
              con proiettili scheggiati
              miriamo al cuore del nostro passato.
              Stiamo tutti in coda, fanti di coppe,
              alfieri rossi su caselle bianche,
              siamo il bossolo nel caricatore,
              pallina rotolante rotoliamo nella roulette
              fino a svenire di vanità e di noia.
              Indagati per illeciti, illecito è il nostro pensare.
              Siamo città inventate su mappe dell’Impero,
              calici ricolmi di bronzo fuso fumante,
              orizzonti innevati dall’alba polare,
              rotoliamo sul nevischio soave.
              Con gli zigomi ardenti scaliamo le montagne
              alla ricerca del segreto del rubino
              ma siamo noi il segreto e siamo noi il rubino.
              Diciamo parole di cotone e cantiamo,
              soavemente cantiamo liturgie pagane
              e flauti sono le nostre braccia, arpe i nostri capelli
              e violini le dita e viola il nostro cuore.
              Catapulte, masse di fuoco,
              incendiamo i villaggi dei giusti
              ma siamo noi i giusti, siamo noi i nostri avi
              che viviamo a stento per raggiungere la morte soave.
              Siamo l’esorcismo divino, sbronzati rotoliamo
              verso l’estasi dei deboli, siamo i fragili.
              Tutti camionisti senza carico,
              sorpassi in corsia d’emergenza,
              sirene soavi spiegate per la tangente.
              Noi siamo la nebbia, avvolgiamo rotolando,
              avvolgiamo il sole, stiamo nel sole
              e aspettiamo l’attimo per morire.
              Ma chi è mio padre, chi è mia madre?
              E noi, chi siamo noi?
              Noi siamo soli, fuori soli
              e soli lottando, soli fuggendo,
              soli rotolando, soavemente rotolando.
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