C'è una donna più bella di te nel tavolino seduta vicino a me c'è una donna più ricca di te nel tavolino seduta vicino a me c'è una donna più bionda di te nel tavolino seduta vicino a me c'è una donna sola nella mia mente mentre sono seduto davanti ad una donna seduta nel tavolino vicino a me.
Ti ho visto tre o quattro volte attraversare la sala non camminavi volavi apparivi poi scomparivi mi hanno detto che hai 18 anni non ci credo ma ti prego per i prossimi 180 1800 18000 anni non andartene più continua a volare.
Perché c'è sempre chi ama di più? Perché c'è sempre chi ama di meno? Verrà mai il tempo che i due si ameranno alla stessa intensità? Si, è stato un flash.
Come un Gabbiano volerò incitato da alberi dalle fronde scomposte io, piccolo Buddah dell'amore sorridente bikku volerò sulla tua pelle sincera piegata nel Karma raccolta sul sasso di un piccolo fiume nel sole, nel sorriso, silenzioso azzurro perfetto dove le nostre ombre s'incontrano solitaria India occhi di brace sentimento fanciullo gabbiano suadente così importante.
Quando ti assaporerò di fresco mia letizia? Ad ampi balzi riempi gli ambienti di salubre clima Gran vizio e malcostume, grande simbolo rapito Ho altri milioni di nomi nel caso Perdessi io la tua frode sbalordita; ma tu scongiura I turpi fauni osceni! Voglio darti enormi forze attive Come il movimento di protesta delle masse Affamate, dai tanti figli educati ad ingegnosi lavori. Gioventù bella e ricca di spirito, Ti compro ad elevati costi: Oh, voluminoso gruppo di corpi immutati! Finalmente fata brillante! Attendo una tua erudizione per laici questuati d'accidia, Sei arrivata gioia di cammino; Devo morire lucido mal gaudio, Voglio umiliarmi e sei partecipe e Capace. Ora in mezzo alla rivolta, in piedi sulle barricate Trascinato affogando nel caldo della folla Che sale - schiumoso flutto - non conoscendo le Trame monarchiche: segretamente vengono Asciugate con rosso ed ermellino le dighe Straripate dai cuori Hasciscin. Pulito e raffinato, saresti una luce fastidiosa Allora riesci in ode vitale a sembrare Veemente, omicidio dopo omicidio, Grandioso patto nascosto ed esempio di Gran nullità; i veli tessuti coprono Le mie vergognose nudità!
Piove nella mia bocca dove si raccoglie il salto delle rane ed il morbido riflesso che ammicca l'acqua al sole.
Gorgoglia il sangue nella mia gola con la voce della marea che parla alla luna e carezza la terra.
Sulla pelle si rapprende la luce del giorno mentre i sogni se ne vanno in schiuma di birra e la notte gioca con le ore una partita senza fine in cui la posta altrui è il mio cuore.
Prendo una paglia fra i tulipani ed a sorte con la sorte baratto immagini e parole con manciate di fango e polvere di corallo;
si schiude la stagione nei miei occhi così che vedo unito al frutto l'occhio opaco dell'annegato, ed uno viene dalla radice e l'altro fasciato di piume galleggia cullato nel volo dei gabbiani.
Si sgranano in sabbia le mie ossa mentre le vene si radicano nella carne fatta di terre e come petali dai rami si staccano parole dalle mie mani: il vento le porta mentre si mostrano e tacciono.
Brulicano di carezze le mie mani e fioriscono come prati di sangue le mie labbra.
Mi riempio la bocca di terra e sotto le palpebre è il germoglio ed il verme mentre stelle marine corrono sulle mie ossa che rosseggiano in fondo al mare.
Inghiotto il vento e soffio foglie mentre i miei occhi s'acciottolano nel fiume ed i miei capelli fluttuano nella corrente.
T'abbraccio e le mie braccia sono di neve e sabbia, ti bacio ed i mie baci sono di pioggia e vento.
Stenditi nel campo del mio petto e lascia che nella tua carne entrino dolci e violente le mie tenaci radici al canto intenso delle cicale che costellano di spighe il cielo.
Quell'alba di nefandezza stantia, armonia perduta d'un tempo d'arte, oppure un ritorno alle origini del giorno.
Colpa dei pescatori di Granada, colpa dei timori, dei prossimi abbagli spazianti verso stordita luce da sbagli; sguardo rivolto ai popoli di montagna che indipendenti scappano verso la Crimea attraverso il mare di Azov, pensiero rivolto alle crome intense e sguardi sfibrati attorno ciò che tento di trovare non offrono sempre, dall'esterno in nessun caso niente; trovare armonia, armonia perduta d'un tempo d'arte.
Chi muore è un eroe allora siamo tutti eroi e siamo tutti cantanti alcolizzati, tutti liberi da ogni male, tutti dei dell’Olimpo con il permesso di fulminare i passanti. Tutti siamo dadi e rotolare ci fa stare bene, soavemente rotolare ci fare stare bene. Siamo tutti figli della stessa madre e nostro padre è il milite ignoto, nostro padre è un mezzo Buddha che ignora il nostro rotolare soave. Nostro padre ha una barba finta, è truccato male e fuma il sigaro nei giorni feriali, nei festivi muore, soavemente muore, rotolando muore. Abbiamo dato i nostri risparmi per la nostra droga, noi tutti, soavemente ora rotoliamo. Dio non è santo, noi tutti preghiamo i santi del cielo maldisposto e cerchiamo il nostro dio ad ogni costo. Siamo tutti delle spie sull’orlo del braciere, intenti solo a rotolare, senza paura di bruciare. Siamo tutti suicidi, secondini nell’ora di libertà, non sappiamo stare al nostro posto perché amiamo rotolare, siamo poeti a dondolo alla mercé dei nostri nemici, perché non abbiamo partiti per i quali votare. Siamo il nemico e tutti i figli suoi e non conosciamo il futuro, così certo. Voltati, bendati, siamo il plotone d’esecuzione, davanti ci troviamo i nostri peccati, con proiettili scheggiati miriamo al cuore del nostro passato. Stiamo tutti in coda, fanti di coppe, alfieri rossi su caselle bianche, siamo il bossolo nel caricatore, pallina rotolante rotoliamo nella roulette fino a svenire di vanità e di noia. Indagati per illeciti, illecito è il nostro pensare. Siamo città inventate su mappe dell’Impero, calici ricolmi di bronzo fuso fumante, orizzonti innevati dall’alba polare, rotoliamo sul nevischio soave. Con gli zigomi ardenti scaliamo le montagne alla ricerca del segreto del rubino ma siamo noi il segreto e siamo noi il rubino. Diciamo parole di cotone e cantiamo, soavemente cantiamo liturgie pagane e flauti sono le nostre braccia, arpe i nostri capelli e violini le dita e viola il nostro cuore. Catapulte, masse di fuoco, incendiamo i villaggi dei giusti ma siamo noi i giusti, siamo noi i nostri avi che viviamo a stento per raggiungere la morte soave. Siamo l’esorcismo divino, sbronzati rotoliamo verso l’estasi dei deboli, siamo i fragili. Tutti camionisti senza carico, sorpassi in corsia d’emergenza, sirene soavi spiegate per la tangente. Noi siamo la nebbia, avvolgiamo rotolando, avvolgiamo il sole, stiamo nel sole e aspettiamo l’attimo per morire. Ma chi è mio padre, chi è mia madre? E noi, chi siamo noi? Noi siamo soli, fuori soli e soli lottando, soli fuggendo, soli rotolando, soavemente rotolando.
Un momento una felicità... la gioia di essere uniti nella mente... il cuore che pulsa... la bellezza del mattino... sensazioni scordate... dimenticate un amaro in bocca... un niente che stringi nel cuore... solo... dolore.