Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Emozione

Emozione.
Di un momento infinito,
luce fra la nebbia,
silenzio dopo lo sparo;
momento vissuto ma mai capito,
amato e mai tradito.
E ora su questo tavolo cenere
spazzata via dal vento,
dissolta nel tempo
di un momento.
Ciò che ne rimane è qui nell'aria
è qui e lo sento.
Paura del buio
nel sorriso dei tuoi occhi,
ma c'è solo vita
nella lacrima che dolce scivola via.
Il mio tormento.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    La carezza

    Ho visto onde infrangersi per anni
    ho visto inesorabili tentativi invani
    e il dolore di ferite mai guarite
    e la pace.

    Ho visto il coraggio di un vizio
    ho sentito la voce del silenzio
    e il battito del sole
    e il tuo cuore.

    Ho sentito la carezza del tuo respiro
    e l'audacia dell'amore.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Vieni con me

      Vieni con me
      contempleremo insieme l'alba al mattino
      c'incanteremo a mirare le stelle alla notte
      ascolteremo del cuculo il magico richiamo
      e degli altri uccelli i versi più belli;
      ti prenderò per mano
      e correremo bambini ancora
      estasiati nel vento dietro all'aquilone.

      Vieni con me
      ti racconterò storie fantastiche
      per farti sorridere
      starò in silenzio quando lo vorrai
      ti cullerò allo stormire del bosco
      cercherò sentieri impervi
      e fiumi da guadare
      per prenderti in braccio.

      Vieni con me
      ti premierò con mille baci
      e carezze infinite
      quando con me avrai raggiunto
      dei monti le cime più ardite
      ammireremo i prati in fiore
      e non troverò neppure uno
      che sia bello come te.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Sono contento

        Sono contento
        Non scarabocchio più il tuo nome dove capita
        Riflesso lontano di un amore offeso
        Naufragato e affondato senza superstiti.
        Sono contento
        Il risentimento cede il passo all'indifferenza
        Panacea di rimpianti assopiti
        Sepolti da giovani cicatrici.
        Sono contento
        Immagini di un volto nuovo, pulito, sincero
        Aspettano da qualche parte...
        Questo maledetto tempo, ora non più
        Il nemico da sempre temuto e osteggiato.
        Sono contento
        Un blues sospirato in dodici battute
        Dodici i battiti di passione per una diversa stagione
        Improvvisazione di pause incerte follemente da vivere
        Note lunghe per arrivare alla fine dell'assolo.
        Sono contento
        Liberato dalla tua assenza
        Finalmente libero dalla tua presenza.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Il violino

          Lacrime che cadono tra i respiri.
          Pensieri che tornano,
          che ricordano lontane figure allo specchio
          ammantate d'orgoglio e di solitudine.
          Pensieri che muovono,
          parole che sfociano in immagini,
          e tra di esse
          il tuo volto severo
          si fa beffa delle mie incertezze.
          Tra le inquietudini delle mie nottate,
          con il violino che suona,
          la pioggia che cade
          e silente taglia i miei vestiti in gelidi brandelli…
          se solo smettesse.
          Se solo la pioggia smettesse di scendere
          così implacabilmente sui nostri destini,
          sul mio cuore che non conosce più il tiepido tocco del sole,
          sulle note di quel violino
          che da lontano suona impazzito di speranza…
          se solo smettesse.
          Ma il lamentoso suono si propaga,
          implacabile come una malattia,
          e si bagna di pioggia,
          si bagna di infiniti rimpianti.
          Le nuvole son là,
          e non parlano di te,
          ma tacciono nella loro immutata vanità
          come fossero parte della stessa sfilata,
          parte della stessa melodia.
          Il violino suona, suona, e suona ancora.
          Se solo smettesse di suonare,
          se solo smettesse di ricordarmi che non sei mia….
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Vanno i fiocchi candidi

            Vanno i fiocchi candidi
            come scivolando su un filo...
            Vorrei vivere, vivere al mondo,
            ma, certo, non si può.

            Di qualcuno le anime, dissolvendosi
            laggiù, senza traccia,
            come neve candida
            salgono al cielo dalla terra.

            Vanno i fiocchi candidi...
            E io pure me ne andrò.
            Non mi rattrista la morte
            e l'immortalità non m'aspetto.

            Non credo nel miracolo.
            Non sono la neve, ne una stella,
            e mai più sarò, mai, mai più.

            E, peccatore che sono, penso:
            chi dunque sono stato,
            nella mia vita precipitosa
            che cosa ho amato più della vita?

            Ho amato la Russia
            con tutto me stesso:
            i suoi fiumi in piena
            e coperti di ghiaccio,

            il respiro delle sue casette,
            il respiro delle sue pinete,
            il suo Puskin, il suo Stenka
            e i suoi vecchi.

            Se la vita non è stata dolce,
            non me la son presa troppo.
            Che fa se ho vissuto da incoerente:
            per la Russia ho vissuto.

            Pieno di ansie segrete
            io mi struggo nella speranza
            di avere un tantino
            aiutato la Russia

            Che essa mi dimentichi pure,
            senza affanno per me;
            ma che essa rimanga
            per sempre, per sempre...

            Vanno i fiocchi candidi,
            come andarono sempre:
            al tempo di Puskin e di Stenka,
            come andranno dopo di me.

            Vanno i grandi fiocchi
            di un biancore accecante,
            di me e degli altri
            spazzando via le tracce...

            Non ho il potere di farmi immortale,
            ma ho una sola speranza:
            se la Russia vivrà,
            con lei vivrò anch'io.

            1965.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              È sono sì altamente innamorato

              È sono sì altamente innamorato,
              a la merzé d'una donna e d'Amore,
              che non è al mondo re né imperadore
              a cui volesse io già cambiar mio stato:
              ch'io amo quella a cui Dio ha donato
              tutto ciò che convene a gentil core;
              donqua, chi di tal donna è servidore
              ben se pò dir che 'n buon pianeto è nato.
              Ed ella ha 'l cor tanto cortese e piano
              inver' di me, la mia gentile manza,
              che, sua mercé, basciata li ho la mano.
              E sì me diè ancor ferma speranza
              che di qui a poco, se Dio me fa sano,
              che compierò di lie' mia disianza.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Quando mie donn'esce la man' del letto

                Quando mie donn'esce la man' del letto
                che non s'ha post'ancor del fattibello,
                non ha nel mondo sì laido vasello,
                che, lungo lei, non paresse un diletto;
                così ha 'l viso di bellezze netto;
                infin ch'ella non cerne al burattello
                biacca, allume scagliuol e bambagello:
                par a veder un segno maladetto!
                Ma rifassi d'un liscio smisurato,
                Che non è om che la veggia 'n chell'ora,
                ch'ella nol faccia di sé 'nnamorato.
                E me ha ella così corredato,
                che di null'altra cosa metto cura,
                se non di lei: o ecc'om ben ammendato
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