Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Testimone

C'è un assassino nell'armadio?
Sbucherà fuori se chiudi gli occhi?

Chi c'è dietro la sinningia? Un vampiro?
È un ladro a cavalcioni del cavallo a
dondolo,
brandisce forse una sciabola di
sanseveria?

Pieghe di tenebre piene di millepiedi

e sono io, ti avvicini di soppiatto
tanto che sento il tremitio
Vitale realizzarsi in te

quando ti spaventi per i suoni della notte,
i gemiti del vento,
la strega nella sua cappa in brandelli
che digrigna una risata,
ti getta sulla faccia larve, ragnatele,
ti strappa di dosso il pigiama con dita di
fucsia.

Hai visto la civetta prima che il tuo
sguardo
l'ha stropicciata via?

Cominci a capire: le voci provengono
da sotto i tuoi piedi, dalla stoffa del
pigiama
quando respiri, sei tu
a dar loro vita.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Testimone

    Ti svegli una volta due prima del giorno.
    Hai sentito in sogno
    i colpi, i bisbigli,
    i lamenti soffocati,
    il crepitio della porta?

    Il vento, i rami? Sbattere in te:
    c'è qualcun altro nella stanza?
    Tendi le orecchie, lo sguardo filtra
    l'intruso dalla notte,

    ma l'oscurità scintilla soltanto,
    sboccia, frinisce
    come se fossi sotto le palpebre,
    sul punto di svegliarti.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Non mi pento
      Di quel fuoco
      Che infiamma
      Le gote e le vene
      Che innalza
      Il vento
      Della passione
      E non mi fa stare
      Lontana da te

      Non mi va
      Di ascoltare
      La ragione
      Quando il cuore
      Batte di fiducia
      E si abbandona
      In quegli occhi di cielo

      Voglio amare
      A modo mio!

      Non mi pento
      Se oggi
      Desidero
      Fremo
      Sfiorandoti la pelle…
      …se sciogliendomi
      Non so come vivrò
      Domani….
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        La nevicata

        Sin dalla sera,
        la neve cadeva fitta e leggera;
        ed al mattino,
        una spessa coltre,
        soffice e bianca,
        ammantava tutto
        con la sua gelida faccia stanca.

        Giù nella via,
        un giovincel gioioso
        giocava ha pallate
        col suo can festoso,
        e la gente,
        con passo lento camminava,
        con un fruscio al piede,
        che la neve calpestava.

        I passeri, infreddoliti ed affamati,
        volavano sconcerti,
        cercando di trovare qualche cosa da beccare.
        Cosi i miei pensieri
        Intrecciavano voli

        Con le falde leggere,
        che s'adagiavan sulle coltre diaccia della neve.

        Allor sentii l'invito a riposar la vita
        Nella culla del verno,
        come il frutto di una bacca, d'un bacello,
        e risvegliarla poi, fiorita
        al dolce tepor della primavera,
        che il sole timido riscalda,
        e l'uom fa sognare
        nella sua sfera.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Sogno una notte rossa, aria arancione e i tuoi capelli biondi

          Sfuma il cielo
          e io sogno una notte rossa,
          aria arancione
          e i tuoi capelli
          biondi
          in un miraggio
          che non ho trovato
          finora

          il fioraio ha già chiuso
          con le sue ordinazioni
          non posso neanche
          prenderti qualcosa di carino;
          e nei miei passi leggeri
          sento il cuore pesante
          seguo l'orizzonte
          voglio solo ascoltare
          per sempre
          il tramonto;
          lo seguo
          tra i campi, guado un fiumicello
          nella strada complice
          di tante sere,
          e tocco finalmente
          la sabbia della spiaggia
          che luccica della
          debole
          luce
          serale.
          Tra il suono delle onde
          il tuo pensiero mi confonde,
          non riesco neanche a
          pensare,
          cercare di fare qualcos'altro

          Sulle maree della mia vita
          guardo le onde,
          il mare
          questo amore è troppo grande
          ormai
          pensare vuol dire amare

          e lo guardo
          lì che scappa nell'orizzonte
          nell'infinito
          a fuggire da chissà cosa
          un amore che ha paura
          gridano i gabbiani

          Non riesco ad affrontare
          questo mare
          questo amore
          che mi lascia
          sulla spiaggia
          solo
          a sognare
          sentire
          gabbiani
          setacciare
          rupi e sabbia
          in un'eterna
          serata
          di maggio
          schiarita dal tramonto
          che ovatta l'atmosfera
          in questo fotoromanzo
          che sa di vecchi
          ritornelli

          Vorrei attraversarlo
          ma non riesco;
          vorrei amarti
          ma non so amarti;

          Voglio solo
          sussurrarti,
          nel vento,
          che rimarrò
          sempre qui,
          sulla spiaggia,
          a guardarti
          ad ascoltarti
          ad aspettarti,
          vivendo del sognarti.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Un momento di pace

            Sto aspettando un momento di pace infinita
            come quando distesi in un campo di grano
            si sentono solo gli aerei passare
            e ogni nuvola è un gioco
            sempre da trasformare...
            come quando nell'alba di un dolce mattino
            si ode soltanto il rumore del mare
            e la sabbia che scivola fra le mie dita
            ha il fruscio della seta
            e il silenzio è un incanto
            rotto solo dal pianto di un cuore che soffre...
            non ha voce il dolore
            non ha pace quel cuore...
            tristemente galleggia
            come un fiocco di neve su un lago ghiacciato
            e non c'è primavera che possa far sciogliere il gelo
            e le ali spezzate non spiccano il volo
            vorrei essere il cielo...
            dove un angelo non è mai solo.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Danza D'Autunno

              Nella grigia giornata d'autunno
              le foglie ingiallite danzano impazzite
              quali fragili prede del vento nell'attesa
              di adagiarsi al suolo.
              Tutti siamo prede, nulla ci esclude
              dalla pazza danza rappresentata
              sul palcoscenico della vita.
              Quando anche noi, stanchi, ci adageremo
              al suolo, potremo riposarci come le foglie.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                Ricordo il vento del mio paese
                Che a volte dolce accarezzava
                Le piante del mio giardino.
                Ricordo il vento che asciugava
                La fronte sudata dai giochi
                Di bambino.
                Ricordo il vento che cullava
                i miei sogni di adolescente.
                Ricordo il vento che mi accompagnava
                Nelle giornate di lungo cammino.
                Ricordo il vento che lontano mi ha portato
                Senza chiedere parere.
                Aspetto il vento che mi riporterà ove
                Per tanto tempo sono stato a volte felice
                E a volte malinconicamente pensieroso.
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