Non conobbi legami. Allo sbaraglio, andai. A godimenti, ora reali e ora turbinanti nell'anima, andai, dentro la notte illuminata. Mi abbeverai dei più gagliardi vini, quali bevono i prodi del piacere.
Torna sovente e prendimi, palpito amato, allora torna e prendimi, che si ridesta viva la memoria del corpo e antiche brame trascorrono nel sangue allora che le labbra ricordano, e le carni, e nelle mani un senso tattile si riaccende.
Torna sovente e prendimi, la notte, allora che le labbra ricordano, e le carni...
Un vento scompiglia la fulva pelliccia Dell'Africa. Kikuyu, veloci come mosche, Si saziano ai fiumi di sangue del veld. Cadaveri giacciono sparsi in un paradiso. Solo il verme colonnello del carcame, grida: "Non sprecate compassione su questi morti separati!" Le statistiche giustificano e gli studiosi colgono I fondamenti della politica coloniale. Che senso ha questo per il bimbo bianco squartato nel suo letto? Per selvaggi sacrificabili come Ebrei?
Trebbiati da battitori, i lunghi giunchi erompono In una bianca polvere di ibis le cui grida Hanno vorticato fin dall'alba della civiltà Dal fiume riarso o dalla pianura brulicante di animali. La violenza della bestia sulla bestia è intensa Come legge naturale, ma l'uomo eretto Cerca la propria divinità infliggendo dolore. Deliranti come queste bestie turbate, le sue guerre Danzano al suolo della tesa carcassa di un tamburo, Mentre egli chiama coraggio persino quel nativo terrore Della bianca pace contratta dai morti.
Di nuovo la brutale necessità si terge le mani Sul tovagliolo di una causa sporca, di nuovo Uno spreco della nostra compassione, come per la Spagna, Il gorilla lotta con il superuomo. Io, che sono avvelenato dal sangue di entrambi, Dove mi volgerò, diviso fin dentro le vene? Io che ho maledetto L'ufficiale ubriaco del governo britannico, come sceglierò Tra quest'Africa e la lingua inglese che amo? Tradirle entrambe, o restituire ciò che danno? Come guardare a un simile massacro e rimanere freddo? Come voltare le spalle all'Africa e vivere?
Un mio gioco di sillabe t'illuse. Tu verrai nella mia casa deserta: lo stuolo accrescerai delle deluse. So che sei bella e folle nell'offerta di te. Te stessa, bella preda certa, già quasi m'offri nelle palme schiuse.
Ma prima di conoscerti, con gesto franco t'arresto sulle soglie, amica, e ti rifiuto come una mendica. Non sono lui, non sono lui! Sì, questo voglio gridarti nel rifiuto onesto, perché più tardi tu non maledica.
Non sono lui! Non quello che t'appaio, quello che sogni spirito fraterno! Sotto il verso che sai, tenero e gaio, arido è il cuore, stridulo di scherno come siliqua stridula d'inverno, vota di semi, pendula al rovaio...
Per te serbare immune da pensieri bassi, la coscienza ti congeda onestamente, in versi più sinceri... Ma (tu sei bella) fa ch'io non ti veda: il desiderio della bella preda mentirebbe l'amore che tu speri.
Non posso amare, Illusa! Non ho amato mai! Questa è la sciagura che nascondo. Triste cercai l'amore per il mondo, triste pellegrinai pel mio passato, vizioso fanciullo viziato, sull'orme del piacere vagabondo...
Ah! Non volgere i tuoi piccoli piedi verso l'anima buia di chi tace! Non mi tentare, pallida seguace!... Pel tuo sogno, pel sogno che ti diedi, non son colui, non son colui che credi!
E labra ha di rubino ed occhi ha di zaffiro la bella e cruda donna ond'io sospiro. Ha d'alabastro fino la man che volge del tuo carro il freno, di marmo il seno e di diamante il core. Qual meraviglia, Amore, s'ai tuoi strali, ai miei pianti ella è sì dura? Tutta di pietre la formò la natura.
Se morissi questa notte se potessi morire se io morissi se questo coito feroce interminabile combattuto e senza clemenza raggiungesse il suo apice e si afflosciasse se proprio adesso se adesso morissi socchiudendo gli occhi sentissi che è fatta che ormai l'affanno è cessato e la luce non fosse più un fascio di spade e l'aria non fosse più un fascio di spade e il dolore degli altri e l'amore e vivere e tutto non fosse un fascio di spade e finisse con me per me per sempre e che non dolesse più e che non dolesse più.
Ormai non sarà ormai no non vivremo uniti non alleverò tuo figlio non cucirò i tuoi vestiti non ti possederò di notte non ti bacerò prima di uscire. Non saprai mai chi sono stata perché altri mi amarono. Non riuscirò mai a sapere perché né come né se era vero quello che dicesti che era né chi sei stato né cosa sono stata per te né come sarebbe stato vivere uniti amarci aspettarci rimanere. Ormai non sono altro che io per sempre e tu ormai per me non sarai che tu. Ormai non sei in un giorno futuro non saprò dove vivi con chi né se ti ricordi. Non mi abbraccerai mai come questa notte mai. Non potrò più toccarti. Non ti vedrò morire.