Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Torna

Torna sovente e prendimi,
palpito amato, allora torna e prendimi,
che si ridesta viva la memoria
del corpo e antiche brame trascorrono nel sangue
allora che le labbra ricordano, e le carni,
e nelle mani un senso tattile si riaccende.

Torna sovente e prendimi, la notte,
allora che le labbra ricordano, e le carni...
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Arcipelaghi

    Alla fine di questa frase, comincerà la pioggia.
    All'orlo della pioggia una vela.

    Lenta la vela perderà di vista le isole;
    in una foschia se ne andrà la fede nei porti
    di un'intera razza.

    La guerra dei dieci anni è finita.
    La chioma di Elena, una nuvola grigia.
    Troia, un bianco accumulo di cenere
    vicino al gocciolar del mare.

    Il gocciolio si tende come le corde di un'arpa.
    Un uomo con occhi annuvolari raccoglie la pioggia

    e pizzica il primo verso dell'Odissea.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Lontano dall'Africa

      Un vento scompiglia la fulva pelliccia
      Dell'Africa. Kikuyu, veloci come mosche,
      Si saziano ai fiumi di sangue del veld.
      Cadaveri giacciono sparsi in un paradiso.
      Solo il verme colonnello del carcame, grida:
      "Non sprecate compassione su questi morti separati!"
      Le statistiche giustificano e gli studiosi colgono
      I fondamenti della politica coloniale.
      Che senso ha questo per il bimbo bianco squartato
      nel suo letto?
      Per selvaggi sacrificabili come Ebrei?

      Trebbiati da battitori, i lunghi giunchi erompono
      In una bianca polvere di ibis le cui grida
      Hanno vorticato fin dall'alba della civiltà
      Dal fiume riarso o dalla pianura brulicante di animali.
      La violenza della bestia sulla bestia è intensa
      Come legge naturale, ma l'uomo eretto
      Cerca la propria divinità infliggendo dolore.
      Deliranti come queste bestie turbate, le sue guerre
      Danzano al suolo della tesa carcassa di un tamburo,
      Mentre egli chiama coraggio persino quel nativo terrore
      Della bianca pace contratta dai morti.

      Di nuovo la brutale necessità si terge le mani
      Sul tovagliolo di una causa sporca, di nuovo
      Uno spreco della nostra compassione, come per la Spagna,
      Il gorilla lotta con il superuomo.
      Io, che sono avvelenato dal sangue di entrambi,
      Dove mi volgerò, diviso fin dentro le vene?
      Io che ho maledetto
      L'ufficiale ubriaco del governo britannico, come sceglierò
      Tra quest'Africa e la lingua inglese che amo?
      Tradirle entrambe, o restituire ciò che danno?
      Come guardare a un simile massacro e rimanere freddo?
      Come voltare le spalle all'Africa e vivere?
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        L'inganno

        Primavera non è che s'avventuri
        un'altra volta e cinga di tripudi
        un'altra volta i rami seminudi,
        tutti raggiando questi cieli puri?

        Madre Terra, sei tu che trasfiguri
        la vigilia dei giorni foschi e crudi?
        O Madre Terra buona, tu che illudi
        fino all'ultimo giorno i morituri!

        Essi non piangono la sentenza amara.
        Domani si morrà. Che importa? Oggi
        sorride il colco tra le stoppie invalide...

        Tutto muore con gioia (Impara! Impara! )
        E forse ancora s'apre contro i poggi
        l'ultimo fiore e l'ultima crisalide.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          L'onesto rifiuto

          Un mio gioco di sillabe t'illuse.
          Tu verrai nella mia casa deserta:
          lo stuolo accrescerai delle deluse.
          So che sei bella e folle nell'offerta
          di te. Te stessa, bella preda certa,
          già quasi m'offri nelle palme schiuse.

          Ma prima di conoscerti, con gesto
          franco t'arresto sulle soglie, amica,
          e ti rifiuto come una mendica.
          Non sono lui, non sono lui! Sì, questo
          voglio gridarti nel rifiuto onesto,
          perché più tardi tu non maledica.

          Non sono lui! Non quello che t'appaio,
          quello che sogni spirito fraterno!
          Sotto il verso che sai, tenero e gaio,
          arido è il cuore, stridulo di scherno
          come siliqua stridula d'inverno,
          vota di semi, pendula al rovaio...

          Per te serbare immune da pensieri
          bassi, la coscienza ti congeda
          onestamente, in versi più sinceri...
          Ma (tu sei bella) fa ch'io non ti veda:
          il desiderio della bella preda
          mentirebbe l'amore che tu speri.

          Non posso amare, Illusa! Non ho amato
          mai! Questa è la sciagura che nascondo.
          Triste cercai l'amore per il mondo,
          triste pellegrinai pel mio passato,
          vizioso fanciullo viziato,
          sull'orme del piacere vagabondo...

          Ah! Non volgere i tuoi piccoli piedi
          verso l'anima buia di chi tace!
          Non mi tentare, pallida seguace!...
          Pel tuo sogno, pel sogno che ti diedi,
          non son colui, non son colui che credi!

          Curiosa di me, lasciami in pace!
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Se morissi questa notte

            Se morissi questa notte
            se potessi morire
            se io morissi
            se questo coito feroce interminabile
            combattuto e senza clemenza
            raggiungesse il suo apice
            e si afflosciasse
            se proprio adesso
            se adesso
            morissi socchiudendo gli occhi
            sentissi che è fatta
            che ormai l'affanno è cessato
            e la luce non fosse più un fascio di spade
            e l'aria non fosse più un fascio di spade
            e il dolore degli altri e l'amore e vivere
            e tutto non fosse un fascio di spade
            e finisse con me
            per me
            per sempre
            e che non dolesse più
            e che non dolesse più.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Ormai no

              Ormai non sarà
              ormai no
              non vivremo uniti
              non alleverò tuo figlio
              non cucirò i tuoi vestiti
              non ti possederò di notte
              non ti bacerò prima di uscire.
              Non saprai mai chi sono stata
              perché altri mi amarono.
              Non riuscirò mai a sapere perché né come
              né se era vero
              quello che dicesti che era
              né chi sei stato
              né cosa sono stata per te
              né come sarebbe stato
              vivere uniti
              amarci
              aspettarci
              rimanere.
              Ormai non sono altro che io
              per sempre e tu ormai
              per me non sarai che tu. Ormai non sei
              in un giorno futuro
              non saprò dove vivi
              con chi
              né se ti ricordi.
              Non mi abbraccerai mai
              come questa notte
              mai.
              Non potrò più toccarti.
              Non ti vedrò morire.
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