Colei che brevemente fu e che mai in vita conobbi
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...avevo avvertito il bisogno di esplorare la bellezza, se di bellezza si può parlare trattandosi di un luogo di preghiera che richiama pur sempre alla morte, di un cimitero che risulta essere il secondo d'Italia come grandezza, e classificabile tra i più belli in assoluto per la ricchezza di statue, monumenti, sculture e opere d'arte funeraria che contiene, alcune delle quali antichissime. Soltanto il giorno dell'anniversario della commemorazione dei defunti, avevo l'abitudine di visitarlo, come tutti del resto.
Pur essendo, per natura, fortemente attratto da tutto ciò che è sepolcrale, sempre catturato dalle epigrafi e dalle foto dei defunti, non avevo mai sentito il bisogno o la necessità di andarci in altre occasioni. Ma quella mattina, tutto cambiava, ciò che mai sarebbe potuto succedere, ora accadeva con naturalezza come fosse già scritto, stabilito. Ciò che prima d'allora poteva considerarsi impossibile, diventava assolutamente lecito, tangibile.
Fortunatamente non v'era nessun accompagnamento funebre all'entrata, ma solo una carrozza con un cavallo e un ragazzo handicappato di circa 30 anni che si divertiva a prendere le ghirlande dalla stanza dove vigilava il custode del cimitero e a portarle su quel carro. Poi le riprendeva dal carro e le riportava nuovamente nella stanza del custode,... [segue »]
dal libro "Colei che brevemente fu e che mai in vita conobbi" di
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