La lettera di Lucia
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...cassetto della scrivania e misi in tasca la chiave.
Quella sera mangiai con appetito e poi mi ritirai nella mia stanza.
Attesi che tutti andassero a letto e, quando non sentii più alcun rumore, mi diressi verso quella che pomposamente chiamiamo " la cappella"; quella stanzetta di tre metri per due che aveva fatto costruire il fratello del mio bisnonno. Un tempo, un abate veniva a celebrarvi la messa ogni giorno, ma col passare degli anni, quest'abitudine venne meno e la "cappella" veniva aperta solo poche volte l'anno. Al suo interno non mancavano mai i ceri e l'incenso e di questo io avevo bisogno.
Uscii dalla villa cercando di non far rumore, la luna piena illuminava il parco, lo attraversai velocemente per paura di essere vista.
Ebbi qualche difficoltà ad aprire la porta e, quando ci riuscii, i cardini arrugginiti cigolarono sinistramente nel silenzio della notte.
Entrai, trovai quello che cercavo, poi m'inginocchiai a pregare per qualche minuto davanti all'altare, raccomandai a Dio la mia anima e chiesi perdono per i miei peccati.
Rientrai alla villa, mi fermai in biblioteca a prendere il libro che avevo prudentemente chiuso a chiave nel cassetto, poi entrai risoluta nel salottino e chiusi a ... [segue »]
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