Il Salto dell'Angelo (racconto di viaggio)
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Passi per le dodici ore di volo trascorse a sedare le vivaci proteste del mio fondoschiena; passi pure per gli angoscianti traballamenti del minuscolo aerotaxi della tratta interna con la quale mi condussero da Caracas fino a Canaima. Se non altro, in quell'occasione, ho potuto recuperare dalle nebbie dell'infanzia, con sufficiente approssimazione, le parole di molte preghiere. Ma il troppo è troppo!
Ditemi voi come si potesse supporre, soltanto ipotizzare, di riuscire a dormire in simili condizioni! Eravamo avvoltolati, come salami, dentro le amache che oscillavano perpetuamente, mentre sulla tettoia di lamiera di un gazebo, eretto alla meglio, in mezzo alla foresta, continuava a battere la pioggia scrosciante; e il buio tutt'intorno inghiottiva gli alberi, gli uomini e le cose nel suo infinito umido ventre.
Mi ricordo che soltanto la voce del fiume e il lumicino tremolante di poche candeline continuavano a testimoniare l'esistenza dell'universo. Eppure gli altri compagni della brigata continuavano a dormire tranquillamente nei loro bozzoli, simili a enormi fagioli. Ma loro erano quasi tutti ben temprati giovanottoni, per lo più discendenti da quelle stirpi di guerrieri galli e anglosassoni che avevano, un tempo, attraversato e sottomesso l'Europa, mentre io... Io ero un anziano signore di cinquantasette anni, urbanizzato ... [segue »]
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