Il Salto dell'Angelo (racconto di viaggio)
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...gruppetto di coda. Mi incoraggiava la guida serrafila che saltellava, avanti e indietro sulle rocce melmose, con ammirevole scimmiesca agilità. Ogni tanto invocava: "Adelante, señor!". L'unica che provasse compassione per me era Arianna, l'altra italiana, all'interno di quel gruppetto di aspiranti selvaggi. Arianna era un'assistente di botanica dell'università di Torino e rimaneva indietro per fotografare le piante de sottobosco. Tutti i sorrisi del suo viso pallido e i suoi dotti commenti erano per le felci, le dracene e le ipernutrite liliacee.
Dopo tre quarti d'ora di cammino, soltanto l'orgoglio e la consapevolezza di appartenere alla stessa specie umana di coloro che trotterellavano implacabili in testa alla pattuglia, mi davano la forza di procedere. Dopo una breve pausa si riprese il cammino. "Tacere bisognava e andare avanti." Dopo un'ora si udì il primo mormorio della cascata, simile ai gorgheggi di un merlo. Man mano la voce della cascata diventava fragore e una nube di goccioline minute annebbiava lo sguardo e lavava le foglie, esaltandone le sfumature di verde. Bisognava gridare per farsi capire. Alla fine il percorso si addolcì in un breve pianoro e apparve il salto.
La Cascata dell'Angelo, brillante e possente dominava la valle luminosa e aperta verso ... [segue »]
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