Un pennello, una tela, il mare e le sue isole
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...gli occhi. Questo gli dette l'ulteriore conferma che il ritratto fosse proprio il suo. Si può dubitare su tutto, ma non sulla sincerità dello sguardo.
In quest'ultimo dipinto stava legato mani e piedi in un'angusta caverna con lo sguardo fisso a veder delle ombre, accennando addirittura ad un sorriso, quasi fosse assuefatto dal suo esser forzatamente immobilizzato mentre un corvo, con nelle zampe una chiave, lo beccava sulla testa cercando di farlo urlare.
Fu questo il quadro che più lo traumatizzò, pareva essere il ritratto della sua vita, pareva, a differenza degli altri dipinti che lo ritraevano immobile nello sguardo, volergli mandare un messaggio di movimento.
Il giorno dopo arrivò a quello che ormai era da giorni un appuntamento fisso con lo spirito d'azione, quasi arrabbiato per essere stato scoperto.
Le avrebbe certamente parlato.
Appena arrivò lei era là con la tavolozza, il mare era calmo, nel dipinto solo mare e gabbiani e sole, ma lei pareva irrequieta, agitata, come se aspettasse qualcuno.
Lui decise di irrompere nella scena e urlo: "Perché?" poi, urlando più forte, disse "che vuoi da me? Cosa vuoi dirmi? Perché non mi hai mai fatto capire che mi vedevi? Come fai a ritrarmi così bene ... [segue »]
Composto venerdì 12 febbraio 2016
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