Scritto da: CLAUDIO CISCO

Il vecchio e la ragazza


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...voci, i suoni anche i più tenui delle piccole cose intorno a lui e le illuminava con la luce del cosmo. Affascinato e curioso percepiva la suggestione, la religiosità, il mistero nascosti in esse. Ai suoi occhi non apparivano sempre traducibili ed afferrabili, ma sciogliendosi in musica, in sospiro,  gli riempivano ugualmente l'animo d'immenso. Il vecchio sentiva in quegli attimi di poesia che la solitudine non era soltanto sua ma era presente in ogni angolo dello sconfinato universo e non esiste gioia più grande del sentirsi parte di questa immensità, pur consapevole della propria piccolezza, e piangere l'intima fragilità, in un pianto accorato e senza speranza. Al vecchio Mosè, ora nasceva dentro un'emozione fortissima e aveva voglia di ridere, di correre, di abbracciare il mondo, si sentiva vivo. libero, felice. Ormai più nulla aveva un valore per lui. Stava scoprendo la dolce ebbrezza del non senso; non gli importava della seduzione della fede nè del ragionamento della scienza. era totalmente felice e la sua gioia scaturiva proprio dalla sua solitudine che ora riusciva a proiettare nel cosmo, e la solitudine dell'universo era la sua stessa solitudine, e gli dava conforto, lo rendeva grande. Mosè, tornato con l'immaginazione bambino, si vedeva ... [segue »]

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