Jane Eyre
Capitolo: XXIIIScegli la pagina:
...E, se lo avessi amato di meno, avrei scorto nella sua voce e nel suo sguardo un'esaltazione selvaggia; ma, seduta accanto a lui, liberata dall'incubo della partenza... inebriata al pensiero di quell'unione... pensavo solo alla benedizione che mi era stata concessa di bere a una fonte così copiosa. Più e più volte disse: "Sei felice, Jane? ". E più e più volte risposi: "Sì". Poi mormorò: "Sarà ristabilito l'equilibrio... l'equilibrio. Non la ho forse trovata senza amici, senza calore e senza aiuti? Non mi dedicherò forse a proteggerla, teneramente, a confortarla? Non vi è forse amore nel mio cuore e fermezza nelle mie decisioni? Sarò giustificato al tribunale di Dio. So che il mio Creatore giudica quello che faccio. Quanto al giudizio del mondo... me ne lavo le mani. Quanto all'opinione degli uomini... la sfido!"
Ma che cosa era accaduto, quella notte? La luna non era ancora tramontata, e noi eravamo immersi nel buio: gli ero così vicina eppure potevo appena vedere il suo volto. E che cosa tormentava l'ippocastano? Si torceva e si lamentava, mentre il vento infuriava lungo il viale degli allori e passava violento sopra di noi.
"Dobbiamo rientrare", disse il signor Rochester: "il tempo cambia. Sarei rimasto ... [segue »]
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