Scritto da: Pino Conte

La Bella e la Notte

Capitolo: 3 - Occhiate

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...che reggeva la rosa dei venti, sul tetto spiovente del casolare dietro casa, ne percepivo solo il cigolio, scandito dalle raffiche di tramontana. Il vento freddo di terra, che quando andavo a correre mi limava il lobo delle orecchie, e mi gonfiava come un pallone il k-way, espirava soffi impetuosi e lanciava acuti da soprano; meritava un degno palcoscenico, la Scala di Milano, ed invece doveva accontentarsi -più modestamente- della scala di casa mia, dove la lampada a neon fulminata attribuiva agli acuti da soprano della tramontana una carica sinistra ed ostile. Il neon faceva accendi e spegni, e le ombre che scivolavano sul muro sembravano approfittare delle fasi di buio per non farsi riconoscere e filarsela alla chetichella ...

Brindavo col sacro calice, imbevuto di terreno Martini bianco e di cuore immortale degli Dei, e ballavo sulla bocca del vulcano; cercavo la vita eterna in equilibrio precario, appena sopra le viscere della terra che ribollivano, bastava la spinta di una piuma per caderci dentro, come il pane nel sugo rosso della pentola che bolle sul fuoco. Ero un granello di sabbia, caduto per caso sull’immensa sommità del vulcano, con la bocca spalancata per inghiottirmi, evitavo anche solo di sbirciarla per ... [segue »]

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