Scritto da: Pino Conte

La Bella e la Notte

Capitolo: 3 - Occhiate

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...Perché si divertiva da matto a fare fessi i nazi, come altrimenti dipingersi quel ghigno permanente sulle labbra? Archeologia e religione, ricerche ed avventure, andavano a braccetto, e di nuovo occhi in agguato, i più pericolosi, languidi e molli; gli occhi della studentessa che assisteva, seduta al primo banco, alle lezioni del professor Jones, con la scritta “I love you” sulle palpebre. Vi invito al mio tavolo, professor Jones testa matta, gerarchi tedeschi teste dure, studentessa faccia tosta, il sacro calice è nelle mie mani, di preciso, nella mia mano destra. Se il Dio Vulcano mi lascia sopravvivere giusto il tempo necessario ad abbeverarmi alla vita eterna ed all’immortalità dell’anima, ve lo lascio sul tavolo, e sarà tutto vostro. Non è atto di superbia, il mio, di umana protervia da punire senza scampo, con la morte fulminea ed atroce; chi si azzarda a sfiorare il calice -ammesso che lo trovi- finisce ridotto ad un mucchio di polvere, le ossa dello scheletro e la carne che vi è attaccata incenerite in quattro e quattr’otto. Si?, e come mai sono ancora vivo e vegeto?, ossa e muscoli al proprio posto, posso assicurarlo, perché mi dolgono, quindi: ancora respiro, e sono in piedi.... [segue »]

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