Dialogo tra me e Sofia
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...giorno, infatti, incontrai un vecchio amico che ricco non era, ma ricco era diventato, il quale mi disse, tra l'altro, quanta invidia lo circondava, quanta monotonia e noia intorno a lui, quanta infelicità; non aveva che un piacere: di poter vivere così, come viveva da giovane, quando si preparava da mangiare, quando si puliva le scarpe, i vestiti e quant'altro.
"Talvolta le poche o le piccole soddisfazioni infondono più gioia delle grandi e poi le vere gioie di questo mondo a prima vista talvolta non si vedono e la prima condizione per essere felici è proprio quella di non cercare la felicità e di rinunziare ai rimpianti delle cose passate per non rifugiarsi nella moltitudine dei desideri non appagati. Rinunziare ai rimpianti significa non rifugiarsi nella noia e farsi sopraffare dalla stessa, che inaridisce le fonti vitali del cuore; la noia è il peggiore dei mali, è un languore opprimente, è tristezza che rode, indolenza, paralisi di tutte le energie, talvolta è la morte dell'anima, che poi causa la morte del corpo. Nella nostra casa entrino pure le sventure, poiché sono inevitabili, ma non una delle peggiori di esse: la noia. La fantasia, ma talvolta o soprattutto un'educazione lontana dalla ... [segue »]
Composto mercoledì 6 dicembre 2000
dal libro "Accenti d'amore e di sdegno" di Gino Ragusa Di Romano
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