Giuseppe Freda

Mio caro Vincenzo, la st u pi di tà (che, come dicevo, può assumere le forme più svariate) è praticamente ineliminabile. Neanche se fossimo PERFETTI come dèi potremmo eliminarla, perché esistono aspetti del sentire e del volere che esulano del tutto da qualsiasi considerazione di ordine razionale, e che pertanto sono intrinsecamente st u pi di alla luce della ragione.
    Essa st up i di tà è però un patrimonio immenso, ma (come per tutti i patrimoni) solo a partire dal momento in cui chi lo possiede si renda conto di possederlo. Perché? Perché la st up i di tà, per chi si renda conto di possederla, è quel qualcosa che crea un vuoto interiore che chiede di essere riempito: è la molla che ci apre le porta dell'evoluzione, della sapienza, dell'eternità, dell'infinito.

Ma no, povero "rancetiello"...
Il "rancetiello" è un piccolo, infinitesimale granchio. Quando è "di scoglio" è "doc", genuino: come un ambo vinto, che è tanto meglio di un terno sperato...

Nessun uomo è sapiente.
Tanto meno chi si dichiara tale: la convinzione di esser sapienti è anzi indizio di sicura insipienza.
E dunque chi non crede in Dio è ateo; chi ha invidia di chi ci crede, è invidioso (peraltro senza motivo). Solo questo si può dire.

... sotto un'altra pentola.  : ))