Trovo su internet: "Panteco (pron. pànteco) è un termine napoletano usato per indicare una situazione di panico, ma può essere usato anche per indicare un generico malessere."
Errato nel primo significato, troppo generico nel secondo.
Pànteco non è il panico, ma è condizione affannosa, paragonabile a quella di un cane che affanna tenendo fuori la lingua; la parola è addirittura usata talvolta come sinonimo di "moto" o di "storzillo" (dal verbo "storzellare", distorcere), che stanno a significare gli strani ed improvvisi movimenti di chi, in preda ad attacco epilettico o ad inatteso lancinante dolore, attiri involontariamente l'attenzione e le attenzioni degli astanti con mosse sconcertanti. E' in pratica ciò che, nei dialetti del Nord, viene talvolta definito come "balurdòn". : ))
Orbene, "spantecare" (che ho scritto "schpantecare" per rendere il suono "sc" -come in "esci"- della "s" iniziale) significa star lì, ad attendere le grazie dell'amata, affannando come un cane da pastore intorno alle pecore. Ciò nella migliore delle ipotesi; nella peggiore, addirittura farsi prendere (in senso buono ed amorevole) da un vero e proprio "storzillo" amoroso.
Dico questo per rispondere a Margherita, con licenza del leopardiano autore della frase, cui dò atto che, in effetti, la mia precisazione significa più "muoio per te" che "vivo per te". I due significati, tuttavia, in tema di amore e di amori (visti nella completezza del loro excursus, cioè anche con tutto ciò che segue all'innamoramento, ivi compresi raffreddamenti, geli, deprivazioni di libertà, litigi e responsabilità economiche e familiari) possono ritenersi praticamente uguali.
11 anni e 12 mesi fa
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E fai bene: fu, in pratica, solo per aver proposto qualcosa, che il povero Platone fu venduto come schiavo sul mercato di Egina...
Tuttavia, io credo di fiutare da che parte soffia il vento. E mi spiego.
Da 400 anni a questa parte, le cose migliori che l'uomo ha prodotto le ha prodotte in campo scientifico. La scienza ha realizzato a sua volta due cose: da un lato una tecnologia che avanza con progressione non aritmetica, ma geometrica.; dall'altro (finalmente) una "discesa in campo" sempre più massiccia sul terreno della filosofia, tanto che quest'ultima ha dovuto difendersene (dalla scienza-tuttofare) invocando la propria attinenza ai principii ed ai fini, e non ai meccanismi naturali delle cose, dell'uomo e del mondo (che sono territorio della scienza).
Poco altro ancora, secondo me, e la scienza tornerà alla carica, esprimendo una vocazione politica. Già oggi i plutocrati HANNO BISOGNO al loro soldo, o al loro seguito, o in loro sostegno, dei tecnocrati (cosa è mai Monti, se non un tecnocrate? E guarda la gente di cui è solito circondarsi il presidente degli Stati Uniti). Secondo me, prima o poi si creerà una elìte di scienziati e tecnocrati in grado di dire ai buffoni cui siamo abituati (cosa peraltro già in corso in Italia, ancora una volta all'avanguardia storica degli eventi e dei guai): "dateci i comandi, ché se continuate a guidare voi ci sfracelliamo!".
Ciò che ci rovina (ma ancora per poco tempo) è questa maledetta "democrazia", per cui ancora la "communis opinio" (fomentata da politici di professione e centenari ma anche un po' sornioni "padri della patria") ritiene che chi guida l'aereo debba essere sostenuto dalla ipotetica, insignificante, cieca ed ultra-ig*norante "volontà popolare". Ma prima o poi la gente si renderà conto che siamo su un aereo a reazione, il cui pilotaggio non può essere oggetto di decisioni a maggioranza, ma deve essere affidato a gente che SAPPIA FARE IL MESTIERE DI PILOTA. Già anzi comincia a rendersene conto. Non ti dico poi se, invece che capitare una catastrofe economica, arriva una catastrofe naturale di dimensioni planetarie o quasi. A quel punto, i buffoni si alzerebbero da soli dai posti di comando. Non per ritrovata onestà di comportamenti, ma PER SCAPPARE.
Giunti a questo punto, si formerà una OLIGARCHIA di scienziati e tecnocrati, dalla quale emergerà di riffe o di raffe il tiranno illuminato.
In quest'ultima fase, e solo in quest'ultima fase, sarà proponibile e razionale correre, alla maniera di Platone, il rischio di essere venduti come schiavi sul mercato di Egina. :))
12 anni fa
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Errato nel primo significato, troppo generico nel secondo.
Pànteco non è il panico, ma è condizione affannosa, paragonabile a quella di un cane che affanna tenendo fuori la lingua; la parola è addirittura usata talvolta come sinonimo di "moto" o di "storzillo" (dal verbo "storzellare", distorcere), che stanno a significare gli strani ed improvvisi movimenti di chi, in preda ad attacco epilettico o ad inatteso lancinante dolore, attiri involontariamente l'attenzione e le attenzioni degli astanti con mosse sconcertanti. E' in pratica ciò che, nei dialetti del Nord, viene talvolta definito come "balurdòn". : ))
Orbene, "spantecare" (che ho scritto "schpantecare" per rendere il suono "sc" -come in "esci"- della "s" iniziale) significa star lì, ad attendere le grazie dell'amata, affannando come un cane da pastore intorno alle pecore. Ciò nella migliore delle ipotesi; nella peggiore, addirittura farsi prendere (in senso buono ed amorevole) da un vero e proprio "storzillo" amoroso.
Dico questo per rispondere a Margherita, con licenza del leopardiano autore della frase, cui dò atto che, in effetti, la mia precisazione significa più "muoio per te" che "vivo per te". I due significati, tuttavia, in tema di amore e di amori (visti nella completezza del loro excursus, cioè anche con tutto ciò che segue all'innamoramento, ivi compresi raffreddamenti, geli, deprivazioni di libertà, litigi e responsabilità economiche e familiari) possono ritenersi praticamente uguali.
Tuttavia, io credo di fiutare da che parte soffia il vento. E mi spiego.
Da 400 anni a questa parte, le cose migliori che l'uomo ha prodotto le ha prodotte in campo scientifico. La scienza ha realizzato a sua volta due cose: da un lato una tecnologia che avanza con progressione non aritmetica, ma geometrica.; dall'altro (finalmente) una "discesa in campo" sempre più massiccia sul terreno della filosofia, tanto che quest'ultima ha dovuto difendersene (dalla scienza-tuttofare) invocando la propria attinenza ai principii ed ai fini, e non ai meccanismi naturali delle cose, dell'uomo e del mondo (che sono territorio della scienza).
Poco altro ancora, secondo me, e la scienza tornerà alla carica, esprimendo una vocazione politica. Già oggi i plutocrati HANNO BISOGNO al loro soldo, o al loro seguito, o in loro sostegno, dei tecnocrati (cosa è mai Monti, se non un tecnocrate? E guarda la gente di cui è solito circondarsi il presidente degli Stati Uniti). Secondo me, prima o poi si creerà una elìte di scienziati e tecnocrati in grado di dire ai buffoni cui siamo abituati (cosa peraltro già in corso in Italia, ancora una volta all'avanguardia storica degli eventi e dei guai): "dateci i comandi, ché se continuate a guidare voi ci sfracelliamo!".
Ciò che ci rovina (ma ancora per poco tempo) è questa maledetta "democrazia", per cui ancora la "communis opinio" (fomentata da politici di professione e centenari ma anche un po' sornioni "padri della patria") ritiene che chi guida l'aereo debba essere sostenuto dalla ipotetica, insignificante, cieca ed ultra-ig*norante "volontà popolare". Ma prima o poi la gente si renderà conto che siamo su un aereo a reazione, il cui pilotaggio non può essere oggetto di decisioni a maggioranza, ma deve essere affidato a gente che SAPPIA FARE IL MESTIERE DI PILOTA. Già anzi comincia a rendersene conto. Non ti dico poi se, invece che capitare una catastrofe economica, arriva una catastrofe naturale di dimensioni planetarie o quasi. A quel punto, i buffoni si alzerebbero da soli dai posti di comando. Non per ritrovata onestà di comportamenti, ma PER SCAPPARE.
Giunti a questo punto, si formerà una OLIGARCHIA di scienziati e tecnocrati, dalla quale emergerà di riffe o di raffe il tiranno illuminato.
In quest'ultima fase, e solo in quest'ultima fase, sarà proponibile e razionale correre, alla maniera di Platone, il rischio di essere venduti come schiavi sul mercato di Egina. :))