La superiorità intellettiva non è purtroppo superiorità morale. Anzi spesso l'uomo, nell'esercizio del suo libero arbitrio, pone il proprio intelletto al servizio del male anziché del bene. Perché maggiore è l'intelletto, maggiori rischiano di essere la presunzione e la smania di potere. Terribile.
10 anni e 4 mesi fa
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Grandi spiriti, menti mediocri...
Categorie superate, pleonastiche, inesistenti, perché legate al culto della personalità e oltre tutto individuabili solo ex post, e non in corso d'opera.
I "grandi spiriti" finiscono nei libri, certo. Ma... prima? Come li si individua? E i mediocri? Quelli che semmai sono mediocri e fanno i professori universitari, i giudici, i deputati o i ministri per investitura baronale, o anche (perché no?) i presidenti del Consiglio per consumata furbizia, e sono o saranno anche loro nei libri, semmai in quelli di storia, come si fa a capire se sono o erano mediocri?
Impossibile.
Perché.....ciò che conta è il censo o la "sponda".
Se ce l'hai o te li trovi, dopo un po' di gavetta da lecchino, portaborse e "bravo ragazzo" salirai a galla (come tutte le teste di legno), e un giorno sarai ricordato come un grande spirito, e semmai passerai anche alla storia. Ma non sarai stato un grande spirito, perché non sarai stato moralmente ineccepibile. Anzi: tutt'altro.
Se poi censo e sponda non ce l'hai e non te li trovi, sei un fes*so; e se per caso eri un "grande spirito", ebbene sarai stato fes*so non una, ma dieci, cento, mille volte, perché non avrai dato al tuo "grande spirito" la voce che meritava.
Conclusione: grandi spiriti non ce ne sono.
Ma solo povera gente contraddittoria, imperfetta, inadeguata e piena di mille problemi e mille guai.
E' questa, ed è sempre stata questa, la verità, ad onta degli aforismi di Albert Einstein.
10 anni e 4 mesi fa
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Bella scoperta.
Anche le giornate iniziano senza luce e finiscono senza luce; e così anche l'universo è iniziato senza questo nostro mondo, e finirà senza di lui.
E le musiche? Anche la più bella sinfonia è preceduta e seguita dal silenzio.
L'inesistenza precede e segue l'esistere di tutte le cose.
Forse il problema di ciò che esiste non è l'inesistenza che precede e segue la sua esistenza, ma la natura e il perché della sua esistenza...
La faccenda tragica di questa visuale "sturm und drang" è che, quando le conseguenze arrivano, ci si pente amaramente di essersi... strozzati d'amore: e l'eventuale caramella successiva non la si manda giù tanto facilmente.
Ma spesso è una precauzione inutile; giacché la dabbenaggine umana è tale che, anche scartandola con la massima cura e ingoiandola con tutta circospezione, è facile strozzarsi d'amore una seconda, e semmai anche una terza volta...
Buona fortuna. : ))))))
Tutte le persone, anche quelle che possono apparire le peggiori, hanno un altissimo valore (talora solo potenziale, ma pur sempre altissimo valore), ragion per cui nessun valore che loro si attribuisca è mai esagerato.
Il vero problema è invece che spesso desideriamo dagli altri e proiettiamo su di loro qualità, possibilità, speranze, conforti e in genere orizzonti di felicità che in realtà possiamo trovare solo in fondo a noi stessi. Ciò che insomma tu esprimi col termine "aggrapparsi".
La delusione (prima o poi immancabile) di queste aspettative è però in realtà molto salutare, perché di solito genera una ruminazione interiore che conduce a trovare in se stessi i tesori e le consolazioni che si cercavano altrove.
Tutto ciò, lungi dal portare a una situazione di misantropo isolamento, conduce invece a trovare, oltre che le proprie radici, anche le radici degli altri e dell'universo intero; con lo splendido risultato di non caricare più di prospettive egoistiche il proprio rapporto con gli altri, e di riuscire ad amare in maniera per un verso più altruista, per l'altro esente da ogni aspettativa, e quindi da ogni possibilità di cocente delusione.
10 anni e 4 mesi fa
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Questa frase non è mia, e non essendo mia non è neanche mio questo luogo del quale, anche per via di errori trascorsi, non vorrei in verità abusare intavolando lunghe discussioni (cosa che in realtà già ho fatto).
Vorrei però dire, in difesa di quel Dio che senza un motivo plausibile chiamate dio, che quel Dio altro in realtà non è che il nostro prossimo: chi ama il prossimo (tutto, anche i propri nemici), in realtà ama Lui, anche se non lo ha mai visto,e anche se lo chiama dio. : ) Questo che ora le ho detto è scritto a chiare lettere nel Vangelo (Matteo, capitolo 25, versetti 35 e seguenti); ma dovunque nel Vangelo l'amore del prossimo (cioè per tutti) è equiparato all'amore per Dio.
Ho dunque buoni motivi per ritenere che, se lei davvero (come credo) vuole il bene di tutti, cioè il bene sociale e il conforto di ogni singola persona sofferente, non sia lontana da Dio (quello con la maiuscola); anzi, al contrario, molto vicina.
Ciò detto, quanto alle passioni, tra cui giustamente lei annovera anche il dolore, è CERTO che l'amore per le creature espone alla disillusione e al dolore, non fosse altro che per l'immancabile fine di tutte le cose, e per la immancabile separazione, prima o poi, di coloro che si amano (anche solo perché la vita finisce); l'amore per il Creatore, invece, e per l'intero creato, ci libera dal dolore, perché ci rende partecipi e certi del nostro eterno destino di potenti esseri spirituali che mai cesseranno di amare e di essere amati.
Sia ben chiaro che queste cose le dico non per sostenere una mia opinione (che per me in verità non è opinione, ma certezza), ma per rendere gli altri partecipi di una grande gioia (che naturalmente è sempre difficile mantenere, perché la prova della vita è sempre dura, per tutti...).
Categorie superate, pleonastiche, inesistenti, perché legate al culto della personalità e oltre tutto individuabili solo ex post, e non in corso d'opera.
I "grandi spiriti" finiscono nei libri, certo. Ma... prima? Come li si individua? E i mediocri? Quelli che semmai sono mediocri e fanno i professori universitari, i giudici, i deputati o i ministri per investitura baronale, o anche (perché no?) i presidenti del Consiglio per consumata furbizia, e sono o saranno anche loro nei libri, semmai in quelli di storia, come si fa a capire se sono o erano mediocri?
Impossibile.
Perché.....ciò che conta è il censo o la "sponda".
Se ce l'hai o te li trovi, dopo un po' di gavetta da lecchino, portaborse e "bravo ragazzo" salirai a galla (come tutte le teste di legno), e un giorno sarai ricordato come un grande spirito, e semmai passerai anche alla storia. Ma non sarai stato un grande spirito, perché non sarai stato moralmente ineccepibile. Anzi: tutt'altro.
Se poi censo e sponda non ce l'hai e non te li trovi, sei un fes*so; e se per caso eri un "grande spirito", ebbene sarai stato fes*so non una, ma dieci, cento, mille volte, perché non avrai dato al tuo "grande spirito" la voce che meritava.
Conclusione: grandi spiriti non ce ne sono.
Ma solo povera gente contraddittoria, imperfetta, inadeguata e piena di mille problemi e mille guai.
E' questa, ed è sempre stata questa, la verità, ad onta degli aforismi di Albert Einstein.
Anche le giornate iniziano senza luce e finiscono senza luce; e così anche l'universo è iniziato senza questo nostro mondo, e finirà senza di lui.
E le musiche? Anche la più bella sinfonia è preceduta e seguita dal silenzio.
L'inesistenza precede e segue l'esistere di tutte le cose.
Forse il problema di ciò che esiste non è l'inesistenza che precede e segue la sua esistenza, ma la natura e il perché della sua esistenza...
Ma spesso è una precauzione inutile; giacché la dabbenaggine umana è tale che, anche scartandola con la massima cura e ingoiandola con tutta circospezione, è facile strozzarsi d'amore una seconda, e semmai anche una terza volta...
Buona fortuna. : ))))))
Il vero problema è invece che spesso desideriamo dagli altri e proiettiamo su di loro qualità, possibilità, speranze, conforti e in genere orizzonti di felicità che in realtà possiamo trovare solo in fondo a noi stessi. Ciò che insomma tu esprimi col termine "aggrapparsi".
La delusione (prima o poi immancabile) di queste aspettative è però in realtà molto salutare, perché di solito genera una ruminazione interiore che conduce a trovare in se stessi i tesori e le consolazioni che si cercavano altrove.
Tutto ciò, lungi dal portare a una situazione di misantropo isolamento, conduce invece a trovare, oltre che le proprie radici, anche le radici degli altri e dell'universo intero; con lo splendido risultato di non caricare più di prospettive egoistiche il proprio rapporto con gli altri, e di riuscire ad amare in maniera per un verso più altruista, per l'altro esente da ogni aspettativa, e quindi da ogni possibilità di cocente delusione.
Vorrei però dire, in difesa di quel Dio che senza un motivo plausibile chiamate dio, che quel Dio altro in realtà non è che il nostro prossimo: chi ama il prossimo (tutto, anche i propri nemici), in realtà ama Lui, anche se non lo ha mai visto,e anche se lo chiama dio. : ) Questo che ora le ho detto è scritto a chiare lettere nel Vangelo (Matteo, capitolo 25, versetti 35 e seguenti); ma dovunque nel Vangelo l'amore del prossimo (cioè per tutti) è equiparato all'amore per Dio.
Ho dunque buoni motivi per ritenere che, se lei davvero (come credo) vuole il bene di tutti, cioè il bene sociale e il conforto di ogni singola persona sofferente, non sia lontana da Dio (quello con la maiuscola); anzi, al contrario, molto vicina.
Ciò detto, quanto alle passioni, tra cui giustamente lei annovera anche il dolore, è CERTO che l'amore per le creature espone alla disillusione e al dolore, non fosse altro che per l'immancabile fine di tutte le cose, e per la immancabile separazione, prima o poi, di coloro che si amano (anche solo perché la vita finisce); l'amore per il Creatore, invece, e per l'intero creato, ci libera dal dolore, perché ci rende partecipi e certi del nostro eterno destino di potenti esseri spirituali che mai cesseranno di amare e di essere amati.
Sia ben chiaro che queste cose le dico non per sostenere una mia opinione (che per me in verità non è opinione, ma certezza), ma per rendere gli altri partecipi di una grande gioia (che naturalmente è sempre difficile mantenere, perché la prova della vita è sempre dura, per tutti...).