Questa conversazione mi sembra molto interessante, perché tocca un nervo scoperto dei rapporti sociali, e quindi esprimo il mio modesto parere.
Concordo perfettamente con le parole di Paolino: "Sii credente, sii agnostico, sii ateo, oppure sii nulla, tutto o solo ciò che vuoi essere, ma, per carità, siilo senza fanatismo o spavalderia e, soprattutto, senza insultare o dare del fesso a chi la pensa diversamente da te."
Queste parole sono rivolte non ad atei o a credenti, ma a TUTTI. E' poi chiaro che al credente non faccia piacere essere emarginato o deriso dall'ateo, e all'ateo essere emarginato o deriso dal credente. La soluzione è semplice: esprimere le proprie opinioni, rispettando non le opinioni altrui (cosa impossibile), ma l'altro, sempre, anche se portatore di diversa opinione.
Sotto altro aspetto, se parliamo di martiri o generici m0rti amma*zzati, ai martiri dell'inquisizione cattolica (perché era cattolica, perbacco: cosa incredibile ed orrenda!) si possono affiancare tranquillamente i martiri di diverse religioni di Stato, come quella dell'antica Roma, o i martiri missionari in Africa o Asia, o i martiri dell'ateismo di Stato (come avvenuto nei regimi comunisti "dittatoriali", che furono a mio avviso il massimo della contraddizione in termini e dell'ipocrisia).
Né atei né credenti dunque, a mio avviso, dovrebbero prendere cappello dinanzi a questa frase, condivisibile da chiunque.
Quanto poi a Guccini, mi sembra esprima il medesimo concetto, anche se con una ribellione in altre opere più nettamente di parte, e che comunque ha sempre il retrogusto amaro della sconfitta e dell'auto-emarginazione. Povero Guccini, profeta di scenari sempre più demodé, stante l'avvenuto svilimento e prosti*tuzione alla ragion pratica anche delle sinistre e delle anarchie di qualsiasi gusto ed estrazione, fatto che è ormai sotto gli occhi di tutti...
10 anni e 8 mesi fa
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Ma questo è naturale. Anche per ottenere la fusione nucleare è necessario fornire energia, per poi farne liberare infinite volte di più. Ciò non esclude però che, ai nostri fini, possiamo tranquillamente asserire che energia e materia (cioè massa) non sono due cose diverse, ma sono sempre e solo energia che si presenta in due stati diversi.
Ai fini quindi di comprendere quale sia lo "stato dell'arte" circa la realtà fisica, e in particolare circa il nostro concetto di tempo, il risultato che conta non è l'individuare in quali e quanti stati si possa presentare la materia (o meglio l'energia) in dipendenza delle sollecitazioni energetiche che può ricevere (questi stati sono numerosissimi), ma l'aver compreso (e questo lo dobbiamo alla relatività ristretta di Einstein) che la massa (la quale è praticamente energia "solidificata") è in grado di deformare lo spazio-tempo, e quindi il tempo, fino a farlo rallentare oltre ogni "verosimiglianza".
E' poi naturale che la nostra sopravvivenza fisica è legata al poter evitare in ogni modo di essere risucchiati dall'orizzonte degli eventi di un buco nero, e a tante altre circostanze molto meno astruse e drammatiche (basterebbe che la temperatura del pianeta salisse o scendesse di pochi gradi centigradi per mettere in gioco la nostra stessa sopravvivenza).
Vero è anche che l'evolversi nostro e degli eventi è connesso al tempo, stamattina per me evolutosi in un appuntamento di cui avrei fatto volentieri a meno. Vero è, ancora, che con ogni probabilità non sperimenteremo mai di persona il rallentamento del tempo previsto dalla teoria della relatività. Tuttavia la teoria della relatività la sperimentiamo giorno per giorno nella tecnologia attuale, che senza di essa non sarebbe possibile. E, sopra tutto, non possiamo prescindere da essa (e da tutto ciò che le ha fatto seguito) se vogliamo formarci una corretta concezione del mondo e dei fatti.
L'affermazione "il tempo non esiste", titolo della lectio magistralis che ti ho proposto, va letta in questo ambito, unitamente all'affermazione "il tempo siamo noi", che Rovelli fa nel quarto capitolo del suo discorso. Ciò a dimostrazione che il tempo, che lo si voglia o no, è una nostra percezione: è un qualcosa di soggettivo. Alla stessa maniera in cui è soggettiva la nostra intera percezione della realtà: come dimostrato, ad esempio, dalla minima estensione della "finestra elettromagnetica" che il nostro occhio è in grado di percepire, e, a livello ancor più sconvolgente, dalla comprovata esistenza di un macrocosmo e di un microcosmo che solo raffinati strumenti ci hanno posto in grado,e solo in minima parte, di rivelare.
Credere che sia finita qui la serie delle "cantonate" cui la nostra imperfetta percezione ci espone, ti pare credibile? Sai quante cose ancora ci sono che non percepiamo, e che neanche i nostri più raffinati strumenti sono in grado di rivelare?
L'esistenza dello spirito come realtà psichica ed energetica sottostante all'inganno della realtà materiale potrebbe essere una di queste cose. Cose che peraltro da millenni tanti asseriscono di percepire, venendo tacciati di illusione, di menzogna o di follia... : )
Concordo perfettamente con le parole di Paolino: "Sii credente, sii agnostico, sii ateo, oppure sii nulla, tutto o solo ciò che vuoi essere, ma, per carità, siilo senza fanatismo o spavalderia e, soprattutto, senza insultare o dare del fesso a chi la pensa diversamente da te."
Queste parole sono rivolte non ad atei o a credenti, ma a TUTTI. E' poi chiaro che al credente non faccia piacere essere emarginato o deriso dall'ateo, e all'ateo essere emarginato o deriso dal credente. La soluzione è semplice: esprimere le proprie opinioni, rispettando non le opinioni altrui (cosa impossibile), ma l'altro, sempre, anche se portatore di diversa opinione.
Sotto altro aspetto, se parliamo di martiri o generici m0rti amma*zzati, ai martiri dell'inquisizione cattolica (perché era cattolica, perbacco: cosa incredibile ed orrenda!) si possono affiancare tranquillamente i martiri di diverse religioni di Stato, come quella dell'antica Roma, o i martiri missionari in Africa o Asia, o i martiri dell'ateismo di Stato (come avvenuto nei regimi comunisti "dittatoriali", che furono a mio avviso il massimo della contraddizione in termini e dell'ipocrisia).
Né atei né credenti dunque, a mio avviso, dovrebbero prendere cappello dinanzi a questa frase, condivisibile da chiunque.
Quanto poi a Guccini, mi sembra esprima il medesimo concetto, anche se con una ribellione in altre opere più nettamente di parte, e che comunque ha sempre il retrogusto amaro della sconfitta e dell'auto-emarginazione. Povero Guccini, profeta di scenari sempre più demodé, stante l'avvenuto svilimento e prosti*tuzione alla ragion pratica anche delle sinistre e delle anarchie di qualsiasi gusto ed estrazione, fatto che è ormai sotto gli occhi di tutti...
Ai fini quindi di comprendere quale sia lo "stato dell'arte" circa la realtà fisica, e in particolare circa il nostro concetto di tempo, il risultato che conta non è l'individuare in quali e quanti stati si possa presentare la materia (o meglio l'energia) in dipendenza delle sollecitazioni energetiche che può ricevere (questi stati sono numerosissimi), ma l'aver compreso (e questo lo dobbiamo alla relatività ristretta di Einstein) che la massa (la quale è praticamente energia "solidificata") è in grado di deformare lo spazio-tempo, e quindi il tempo, fino a farlo rallentare oltre ogni "verosimiglianza".
E' poi naturale che la nostra sopravvivenza fisica è legata al poter evitare in ogni modo di essere risucchiati dall'orizzonte degli eventi di un buco nero, e a tante altre circostanze molto meno astruse e drammatiche (basterebbe che la temperatura del pianeta salisse o scendesse di pochi gradi centigradi per mettere in gioco la nostra stessa sopravvivenza).
Vero è anche che l'evolversi nostro e degli eventi è connesso al tempo, stamattina per me evolutosi in un appuntamento di cui avrei fatto volentieri a meno. Vero è, ancora, che con ogni probabilità non sperimenteremo mai di persona il rallentamento del tempo previsto dalla teoria della relatività. Tuttavia la teoria della relatività la sperimentiamo giorno per giorno nella tecnologia attuale, che senza di essa non sarebbe possibile. E, sopra tutto, non possiamo prescindere da essa (e da tutto ciò che le ha fatto seguito) se vogliamo formarci una corretta concezione del mondo e dei fatti.
L'affermazione "il tempo non esiste", titolo della lectio magistralis che ti ho proposto, va letta in questo ambito, unitamente all'affermazione "il tempo siamo noi", che Rovelli fa nel quarto capitolo del suo discorso. Ciò a dimostrazione che il tempo, che lo si voglia o no, è una nostra percezione: è un qualcosa di soggettivo. Alla stessa maniera in cui è soggettiva la nostra intera percezione della realtà: come dimostrato, ad esempio, dalla minima estensione della "finestra elettromagnetica" che il nostro occhio è in grado di percepire, e, a livello ancor più sconvolgente, dalla comprovata esistenza di un macrocosmo e di un microcosmo che solo raffinati strumenti ci hanno posto in grado,e solo in minima parte, di rivelare.
Credere che sia finita qui la serie delle "cantonate" cui la nostra imperfetta percezione ci espone, ti pare credibile? Sai quante cose ancora ci sono che non percepiamo, e che neanche i nostri più raffinati strumenti sono in grado di rivelare?
L'esistenza dello spirito come realtà psichica ed energetica sottostante all'inganno della realtà materiale potrebbe essere una di queste cose. Cose che peraltro da millenni tanti asseriscono di percepire, venendo tacciati di illusione, di menzogna o di follia... : )