Avendo egli constatato la (relativa e temporanea) serenità di questo luogo, è stato impegnato altrove in stupefacenti diatribe grammaticali da scuola elementare con recalcitranti signori e donzelle, che tuttora ne rifiutano gli ammaestramenti, gratificandolo di ogni sorta di epiteto e malevola attenzione (il tutto con suo sommo divertimento).
12 anni e 8 mesi fa
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Viviamo in un villaggio globale grande quanto l'intero pianeta. I mezzi di comunicazione consentono di conoscere in tempo reale ogni tipo di notizia. Le TV tendono a fare "audience": e dunque a stupire più che informare.
Ti sei mai chiesta, Aurora, perché in alcuni periodi sembra che le donne non possano uscire per strada senza subire violenze, e in altri non se ne parla più? E' semplice: perché le redazioni dei telegiornali si riuniscono intorno a un tavolo, e viene deciso a quale tipo di notizie, tra le migliaia che provengono in redazione, dare maggiore spazio: insomma, di quale argomento "fare spettacolo".
Trenta o quarant'anni fa, il "caldo killer" non esisteva; e bastava un'amaca e un cubetto di ghiaccio per sopravvivere serenamente all'estate...
Conclusione: i pazzi e le pazzie di ogni genere ci sono sempre stati. Non c'era invece il sadismo irresponsabile e insensibile di certa stampa e televisione. E' questo uno dei bubboni più gravi di questa nostra povera società confusa e frastornata.
Ecco: come auspicavi, è passato qualcuno da questa frase, e ha espresso il suo punto di vista. : ))))
12 anni e 8 mesi fa
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Sir Jo, ultimamente diviene sempre più frequente il tuo abbandonarti ad arcadiche reminiscenze. Abbandona la ricerca di logiche barocche e molli musicalità e dai preponderanza al pensiero.
(Però quella virgola tra il "tu" e il "non regalarmelo" si sarebbe forse potuta evitare...)
: )))))
12 anni e 8 mesi fa
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SOSTEGNO A COLIANDRO.
Questa frase, in sé e per sé, non è niente di male. Anzi. Solo un depresso cronico sull'orlo del su*ic*idio non concorderebbe. E neanche per non voler condividere; solo per l'impossibilità di farlo.
Tuttavia, si tratta di un'esca. Un'esca che nasconde un amo mo*rtale, che è appunto la filosofia di Nietszche. Una filosofia senza speranza, che priva l'uomo di un futuro da costruire con le proprie mani; una filosofia che calpesta le donne, i poveri, i diseredati come esseri inferiori, ben meritevoli del "dominio" di improbabili "ultra-uomini"; una filosofia settaria, misterica, di matrice direi quasi massonica nella sua concezione elitaria; una filosofia dell'egocentrismo e del disprezzo che ha già fatto il suo tempo e conosciuto le sue sonore sconfitte, sia nella persona del suo autore, sia nelle persone dei poveri illusi che lo hanno seguito nello scorso secolo. Una filosofia che non è il caso di riproporre se non come termine di confronto, pietra di paragone di un errore da non ripetere.
Ben venga dunque la frase; ma... i complimenti a Nietszche non è proprio il caso di farli.
Di quanto ho sopra asserito sono naturalmente pronto a fornire ogni più approfondita spiegazione a chi dovesse farne richiesta.
Mi trovo a passare per caso nottetempo, seguendo le orme dei cari amici Vincenzo e Sergio, mi imbatto in questa frase... Devo dire che sono PIENAMENTE d'accordo con ciò che esprime.
Il punto centrale che io vi vedo è quel vivete senza paura.
La nostra abitudine ad incasellare in categorie gli esseri umani (il bello, il buono, il cat*tivo, l'intelligente, lo stu*pido, eccetera) e i rapporti con essi (il superiore, il subordinato, l'amico, il conoscente, il marito, la moglie, l'amante, eccetera) sono residui sociali di tipo scimmiesco che, quando più presto li elimineremo, meglio sarà. Siamo soliti usare nei rapporti umani una serie di messaggi codificati, stereotipi, che tendono a NASCONDERE più che ad esternare la nostra personalità ed il nostro reale pensiero. Agiamo senza spontaneità. E questo accade perché abbiamo paura. Pensiamo al domani non per costruire qualcosa (questo sarebbe giustissimo) ma per accumulare, per alzare difese, per sentirci stu*pidamente al sicuro (in realtà nessuno mai è al sicuro!) perché abbiamo paura.
Quando questa ragazza dice "parlate col cuore", non dice di non ragionare, tutt'altro: dice siate voi stessi, mostratevi agli altri per quello che siete, senza timore. Siate veri, spontanei. Io ritengo questa la massima filosofia di vita possibile. La vita è un luogo all'aria aperta in cui uscire, e correre, e rischiare anche, se occorre. Chi si chiude in un bunker muore prima del tempo.
Se poi si ha una fede, questa non è una filosofia di vita: è un imperativo categorico. La fiaccola non si mette sotto il moggio, ma in alto, bene in vista, perché possa risplendere e far luce tutto intorno.
Il mio voto è 10, con tanti auguri di riuscire a continuare su questa via.
Per Sergio: dici che "per saper vivere bisogna trovare e cercare il tempo per farlo senza affondare nel correre del dover fare! La nostra società ci ha resi schiavi di alcune cose che non lasciano emergere la vita che é in noi. ". GIUSTO. Ma proprio per questo motivo qualcuno ha detto: "uomini di poca fede, non pensate al domani", ricordandoci che gli uccelli del cielo non si affannano per cosa mangeranno o berranno domani, ma trovano ugualmente giorno per giorno il loro sostentamento. Tu vedi che questo stato di cose è assurdo? Ebbene, è inutile attendere che muti da sé: bisogna attuare una ribellione individuale. Dare fiducia allo spirito, fregandosene della materia che vuol farci paura.
Il discorso che faccio a Vincenzo è un altro. Tu sei con tutti te stesso... Perché criticare questa ragazza, che proprio questo sta dicendo: "siate voi stessi"? Secondo me hai pensato che, col dire "parlate il linguaggio del cuore", intendesse escludere la ragione. No, diceva solosiate voi stessi. In pratica ciò che dici tu, pur se con diverse e più ottimistiche sfumature.
Ritengo tuttavia normale che chi ha luce dentro di sé intenda portarla fuori, e far luce anche all'esterno. L'esterno è scuro? Ebbene, proprio per questo bisogna far luce !!
12 anni e 8 mesi fa
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Margherita, la frase di Silvana Stremiz precisa appunto che il "mai" e il "sempre" non riguardano tempi umani, e che quindi quando li usiamo (noi, non lei) parliamo in maniera iperbolica.
Quanto alla frase "io sarò io per sempre", si può dire l'identica cosa dicendo "io non cesserò mai di essere io". Il sempre e il mai, nelle due frasi, significano esattamente la stessa cosa. Dunque il sempre, come dicevo, ha il medesimo significato del mai, e la differenza è illusoria: dipende solo dalla costruzione della frase.
Come giustamente osserva Sergio, il mio commento 157 è di esclusiva valenza logica e filosofica: la grammatica non c'entra niente, quantunque possa apparir strano alla nostra amica Margherita, evidentemente traumatizzata dalle precedenti dispute grammaticali.
12 anni e 8 mesi fa
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I Goti erano un'antica popolazione germanica. Il linguaggio ostrogoto si parlava nella parte orientale di questi territori. In italiano è sinonimo di linguaggio barbaro ed incomprensibile.
Come, appunto, il mio.
12 anni e 8 mesi fa
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Ti sei mai chiesta, Aurora, perché in alcuni periodi sembra che le donne non possano uscire per strada senza subire violenze, e in altri non se ne parla più? E' semplice: perché le redazioni dei telegiornali si riuniscono intorno a un tavolo, e viene deciso a quale tipo di notizie, tra le migliaia che provengono in redazione, dare maggiore spazio: insomma, di quale argomento "fare spettacolo".
Trenta o quarant'anni fa, il "caldo killer" non esisteva; e bastava un'amaca e un cubetto di ghiaccio per sopravvivere serenamente all'estate...
Conclusione: i pazzi e le pazzie di ogni genere ci sono sempre stati. Non c'era invece il sadismo irresponsabile e insensibile di certa stampa e televisione. E' questo uno dei bubboni più gravi di questa nostra povera società confusa e frastornata.
Ecco: come auspicavi, è passato qualcuno da questa frase, e ha espresso il suo punto di vista. : ))))
(Però quella virgola tra il "tu" e il "non regalarmelo" si sarebbe forse potuta evitare...)
: )))))
Questa frase, in sé e per sé, non è niente di male. Anzi. Solo un depresso cronico sull'orlo del su*ic*idio non concorderebbe. E neanche per non voler condividere; solo per l'impossibilità di farlo.
Tuttavia, si tratta di un'esca. Un'esca che nasconde un amo mo*rtale, che è appunto la filosofia di Nietszche. Una filosofia senza speranza, che priva l'uomo di un futuro da costruire con le proprie mani; una filosofia che calpesta le donne, i poveri, i diseredati come esseri inferiori, ben meritevoli del "dominio" di improbabili "ultra-uomini"; una filosofia settaria, misterica, di matrice direi quasi massonica nella sua concezione elitaria; una filosofia dell'egocentrismo e del disprezzo che ha già fatto il suo tempo e conosciuto le sue sonore sconfitte, sia nella persona del suo autore, sia nelle persone dei poveri illusi che lo hanno seguito nello scorso secolo. Una filosofia che non è il caso di riproporre se non come termine di confronto, pietra di paragone di un errore da non ripetere.
Ben venga dunque la frase; ma... i complimenti a Nietszche non è proprio il caso di farli.
Di quanto ho sopra asserito sono naturalmente pronto a fornire ogni più approfondita spiegazione a chi dovesse farne richiesta.
Il punto centrale che io vi vedo è quel vivete senza paura.
La nostra abitudine ad incasellare in categorie gli esseri umani (il bello, il buono, il cat*tivo, l'intelligente, lo stu*pido, eccetera) e i rapporti con essi (il superiore, il subordinato, l'amico, il conoscente, il marito, la moglie, l'amante, eccetera) sono residui sociali di tipo scimmiesco che, quando più presto li elimineremo, meglio sarà. Siamo soliti usare nei rapporti umani una serie di messaggi codificati, stereotipi, che tendono a NASCONDERE più che ad esternare la nostra personalità ed il nostro reale pensiero. Agiamo senza spontaneità. E questo accade perché abbiamo paura. Pensiamo al domani non per costruire qualcosa (questo sarebbe giustissimo) ma per accumulare, per alzare difese, per sentirci stu*pidamente al sicuro (in realtà nessuno mai è al sicuro!) perché abbiamo paura.
Quando questa ragazza dice "parlate col cuore", non dice di non ragionare, tutt'altro: dice siate voi stessi, mostratevi agli altri per quello che siete, senza timore. Siate veri, spontanei.
Io ritengo questa la massima filosofia di vita possibile. La vita è un luogo all'aria aperta in cui uscire, e correre, e rischiare anche, se occorre. Chi si chiude in un bunker muore prima del tempo.
Se poi si ha una fede, questa non è una filosofia di vita: è un imperativo categorico. La fiaccola non si mette sotto il moggio, ma in alto, bene in vista, perché possa risplendere e far luce tutto intorno.
Il mio voto è 10, con tanti auguri di riuscire a continuare su questa via.
Per Sergio: dici che "per saper vivere bisogna trovare e cercare il tempo per farlo senza affondare nel correre del dover fare! La nostra società ci ha resi schiavi di alcune cose che non lasciano emergere la vita che é in noi. ". GIUSTO. Ma proprio per questo motivo qualcuno ha detto: "uomini di poca fede, non pensate al domani", ricordandoci che gli uccelli del cielo non si affannano per cosa mangeranno o berranno domani, ma trovano ugualmente giorno per giorno il loro sostentamento. Tu vedi che questo stato di cose è assurdo? Ebbene, è inutile attendere che muti da sé: bisogna attuare una ribellione individuale. Dare fiducia allo spirito, fregandosene della materia che vuol farci paura.
Il discorso che faccio a Vincenzo è un altro. Tu sei con tutti te stesso... Perché criticare questa ragazza, che proprio questo sta dicendo: "siate voi stessi"? Secondo me hai pensato che, col dire "parlate il linguaggio del cuore", intendesse escludere la ragione. No, diceva solosiate voi stessi. In pratica ciò che dici tu, pur se con diverse e più ottimistiche sfumature.
Ritengo tuttavia normale che chi ha luce dentro di sé intenda portarla fuori, e far luce anche all'esterno. L'esterno è scuro? Ebbene, proprio per questo bisogna far luce !!
Quanto alla frase "io sarò io per sempre", si può dire l'identica cosa dicendo "io non cesserò mai di essere io". Il sempre e il mai, nelle due frasi, significano esattamente la stessa cosa. Dunque il sempre, come dicevo, ha il medesimo significato del mai, e la differenza è illusoria: dipende solo dalla costruzione della frase.
Come giustamente osserva Sergio, il mio commento 157 è di esclusiva valenza logica e filosofica: la grammatica non c'entra niente, quantunque possa apparir strano alla nostra amica Margherita, evidentemente traumatizzata dalle precedenti dispute grammaticali.
Come, appunto, il mio.