A me la frase sembra comprensibilissima senza bisogno di andare a pescare chissà quali pensamenti di filosofia teoretica. Il giovane serio è quello "omologato": allora in giacca e cravatta, oggi in gessato scuro e 24 ore. L'omologato suo malgrado è contento per forza, mentre il non "omologato", è criminale o nevrotico: oggi ancor più di allora. Ciò che segue è una rapida descrizione dell'universo del non omologato.
Ma il discorso a questo punto diventa estremamente serio. Ripensando a una frase di Bukowski che ho appena finito di commentare, ritengo che il "non omologato" debba REAGIRE, e non nevrotizzarsi o criminalizzarsi da solo. Alcool, droga, maleducazione, odio sociale sono un sicuro indice di emarginazione: è proprio ciò che questa società malata desidera fare di chi va contro corrente. Quando vedo di queste cose, divento una bestia: chi va controcorrente deve tentare di invertire il corso della corrente, non lasciarsi trascinare alla deriva. Altrimenti sarà la fine e avranno vinto loro.
12 anni e 10 mesi fa
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La poesia è bella, da 5 stelle.
Ma l' "inferno" in vita coglie tutti, perché anche nel caso più roseo prima o poi arrivano sofferenza, vecchiaia, dolore e m0rte.
In realtà il tuo augurio, Sergio, è veramente "gentile", perché la sofferenza, il dolore, l' "inferno" della vita sono qualcosa che induce a riflettere, a comprendere il mondo e la sofferenza altrui, in una parola una grande occasione di evoluzione spirituale.
Augurare quindi il "peggio" a certe persone significa in realtà augurare loro il meglio che possa succedergli.
Per converso, esistono persone spiritualmente molto evolute, per le quali qualsiasi "inferno" della vita è un paradiso, giacché il paradiso ce l'hanno dentro.
12 anni e 10 mesi fa
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Non saprei... Sarà forse per la concisione di parole e immagini in cui a mio avviso deve sostanziarsi la struttura stessa di un aforisma, o perché il significato della frase, in sé schematica, non è chiaro se non alla fine, o per via di un suo particolare stato d'animo nel momento della lettura, o magari perché i cani corrono intorno al gregge dando l'idea di un qualcosa in rapido movimento... : )))
Se trova una risposta, mi faccia sapere.
Frattanto, grazie della lettura!
Sir Jo, mi permetto di dissentire dalla tua... "edulcorazione".. Non risulta dalla frase che "Charles" detestasse l'umanità che si trovava intorno, ma l'umanità, tout court. Si ricade quindi inevitabilmente nelle giuste considerazioni svolte da Paul Mehis: e dimmi di quale speranza possa essere portatore un uomo che detesta l'umanità e di conseguenza se stesso.
Non c'è niente da fare: il messaggio di Bukowski è decadente, cialtrone e diseducativo. Inoltre il verbo detestare mi sembra un eufemismo non dovuto nè al soggetto, nè a chi se ne ciba...
E allora, mr. Bukowski, per dirla tutta: mi stai esattamente sul ca*z*z*o nella identica misura in cui poteva starci a te l'umanità.
E' tuttavia singolare che alla conclusione di detestare Bukowski siamo potuti pervenire concordemente sia io che Bukowski partendo da idee opposte circa l'umanità.
A mio avviso è segno che l'unico soggetto detestabile fosse, per l'appunto, o Bukowski o io stesso. Ma, quanto a me, quantunque molti mi detestino, non mi detesto io: e dunque il consenso al riguardo non è universale quanto per lui.
Forse così sono riuscito a spiegarmi in maniera più immediata e comprensibile. : ))
Ultima cosa: non è necessario essere ubriaconi, put*t*anieri e cu*lat*-toni per essere geniali. Conosco diversa gente che lo è serenamente senza tanti orpelli e coreografie.
12 anni e 10 mesi fa
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Grazie, Scheggia, del tuo intervento: evidentemente il tuo esserti accomodata senza timore nell'intento di osservare l'evolversi degli eventi ha indotto i punti interrogativi alla fuga; un po' come avviene con i fenomeni parapsicologici, che quando gli studiosi si apprestano a studiarli ecco che non si verificano più. Sei un'autentica "Ghostbuster" !!! : )))
(Uhm... nuova del sito... che battesimo, essersi trovata a tu per tu con le operazioni di voto di 3000 frasi del concorso, una più stucchevole dell'altra... e anche là, madonna, quante lacrime... d'argento, di vento, di pietra, nelle case, nelle macchine, sotto i mobili...
Mah. Chissà però se ha avuto modo di scorgere, sia pur da lontano, le cisterne dei "lacrimadotti" ufficiali... sono quelli a fare veramente PAURA... : (( )
Ma il discorso a questo punto diventa estremamente serio. Ripensando a una frase di Bukowski che ho appena finito di commentare, ritengo che il "non omologato" debba REAGIRE, e non nevrotizzarsi o criminalizzarsi da solo. Alcool, droga, maleducazione, odio sociale sono un sicuro indice di emarginazione: è proprio ciò che questa società malata desidera fare di chi va contro corrente. Quando vedo di queste cose, divento una bestia: chi va controcorrente deve tentare di invertire il corso della corrente, non lasciarsi trascinare alla deriva. Altrimenti sarà la fine e avranno vinto loro.
Ma l' "inferno" in vita coglie tutti, perché anche nel caso più roseo prima o poi arrivano sofferenza, vecchiaia, dolore e m0rte.
In realtà il tuo augurio, Sergio, è veramente "gentile", perché la sofferenza, il dolore, l' "inferno" della vita sono qualcosa che induce a riflettere, a comprendere il mondo e la sofferenza altrui, in una parola una grande occasione di evoluzione spirituale.
Augurare quindi il "peggio" a certe persone significa in realtà augurare loro il meglio che possa succedergli.
Per converso, esistono persone spiritualmente molto evolute, per le quali qualsiasi "inferno" della vita è un paradiso, giacché il paradiso ce l'hanno dentro.
Se trova una risposta, mi faccia sapere.
Frattanto, grazie della lettura!
Non c'è niente da fare: il messaggio di Bukowski è decadente, cialtrone e diseducativo. Inoltre il verbo detestare mi sembra un eufemismo non dovuto nè al soggetto, nè a chi se ne ciba...
E allora, mr. Bukowski, per dirla tutta: mi stai esattamente sul ca*z*z*o nella identica misura in cui poteva starci a te l'umanità.
E' tuttavia singolare che alla conclusione di detestare Bukowski siamo potuti pervenire concordemente sia io che Bukowski partendo da idee opposte circa l'umanità.
A mio avviso è segno che l'unico soggetto detestabile fosse, per l'appunto, o Bukowski o io stesso. Ma, quanto a me, quantunque molti mi detestino, non mi detesto io: e dunque il consenso al riguardo non è universale quanto per lui.
Forse così sono riuscito a spiegarmi in maniera più immediata e comprensibile. : ))
Ultima cosa: non è necessario essere ubriaconi, put*t*anieri e cu*lat*-toni per essere geniali. Conosco diversa gente che lo è serenamente senza tanti orpelli e coreografie.
Mah. Chissà però se ha avuto modo di scorgere, sia pur da lontano, le cisterne dei "lacrimadotti" ufficiali... sono quelli a fare veramente PAURA... : (( )