Questa interpretazione spiega il mancato presentarsi dell'"essere" chiamato Dio. Dio secondo me siamo noi: noi tutti insieme e ciascuno di noi in quanto collegato al "noi". Una sorta di supercoscienza colletiva, dotata naturalmente di poteri straordinari non solo intellettivi, ma addirittura creativi.
Nel cristianesimo, ciò mi sembra trasparentemente adombrato dal parallelo, anzi dall'identità che viene stabilita dal Cristo tra l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Fino a dire: ciò che avrete fatto ad uno solo di questi miei piccoli fratelli lo avrete fatto a me.
13 anni e 1 mese fa
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Sentendomi chiamato in causa, tengo a precisare che le meteore, che poi possono diventare meteoriti, quantunque ciò possa apparire strano, non possono essere affette da meteorismo, problema che attiene viceversa alla circolazione dell'aria, ma non dell'aria meteorologica, bensì molto più prosaicamente dell'aria intestinale.
Pace e bene a tutti. : ))
13 anni e 1 mese fa
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Io sono d'accordo.. con tutti.
E' giusto ciò che dice Vincenzo: è naturale, fisiologico, ovvio che ci sia per ciascuno un perimetro che racchiude l' "area fatti propri". E poi: chi siamo, non lo sappiamo neanche noi.
"A chi frega chi siamo?" Di solito, solo ai ficcanaso: quindi anche Alma ha ragione.
I poeti: sì, manifestano (in parte) chi sono... ma solo quelli veri (nell'intenzione; nei risultati, poi, è altra cosa. Si può essere sgrammaticati e grandi poeti)...
Armanda: se lo dici, chi sei, non ti credono... E chi può darti torto? Solo chi non lo dice mai. Chi lo ha detto ed è abituato a dirlo, questa esperienza la ripete INFINITE volte.
Klara: parole lapidarie. Lo dicono le azioni, e (attenzione..) lo dice anche... con chi vai. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei...
Francesco Paolo, poi, fa centro diffidando della piena sincerità nel rapporto di coppia. Ognuno vede nell'altro ciò che vuole vedere, non ciò che è. L'incomunicabilità è SEMPRE in agguato.
E qui secondo me ci avviciniamo alla soluzione del problema:
1) chi siamo, neanche noi lo sappiamo;
2) gli altri ci vedono con il loro filtro, non c'è una diversa possibilità. E quindi vedono in noi di tutto e di più, in positivo o in negativo, spesso senza alcuna rispondenza al vero;
3) ma... anche noi usiamo un filtro nell'esaminare noi stessi e gli altri.
Conclusione: secondo me è folle tentare di capire sia gli altri che se stessi. E' impossibile. Si può solo "comprendere", che significa amare. In definitiva tutti noi non abbiamo mica bisogno di essere capiti... Capire è un'atto mentale. Non ce ne frega nulla... Abbiamo invece bisogno di essere amati, compresi, accettati, valorizzati. Pure nella diversità. Pure (addirittura) nel contrasto delle opinioni. Gli altri colgono questo sforzo, e noi cogliamo questo sforzo se compiuto dagli altri.
Dunque dire chi siamo non ha alcuna rilevanza, secondo me, se neanche lo sappiamo. L'importante è dire A TUTTI: amici, chi io sia io, non lo so. E neanche voi sapete chi io sia, o chi siate voi stessi. Ma stiamoci vicini con sincerità, e vogliamoci bene, coi nostri pregi e coi nostri difetti.
13 anni e 1 mese fa
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Vincenzo, ogni volatile ha il suo richiamo. Un semplice fischietto atto a stanarlo perché venga sparato dal cacciatore.
Anche i vecchi gufi ne hanno uno. : )))))
13 anni e 1 mese fa
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Nel cristianesimo, ciò mi sembra trasparentemente adombrato dal parallelo, anzi dall'identità che viene stabilita dal Cristo tra l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Fino a dire: ciò che avrete fatto ad uno solo di questi miei piccoli fratelli lo avrete fatto a me.
Pace e bene a tutti. : ))
E' giusto ciò che dice Vincenzo: è naturale, fisiologico, ovvio che ci sia per ciascuno un perimetro che racchiude l' "area fatti propri". E poi: chi siamo, non lo sappiamo neanche noi.
"A chi frega chi siamo?" Di solito, solo ai ficcanaso: quindi anche Alma ha ragione.
I poeti: sì, manifestano (in parte) chi sono... ma solo quelli veri (nell'intenzione; nei risultati, poi, è altra cosa. Si può essere sgrammaticati e grandi poeti)...
Armanda: se lo dici, chi sei, non ti credono... E chi può darti torto? Solo chi non lo dice mai. Chi lo ha detto ed è abituato a dirlo, questa esperienza la ripete INFINITE volte.
Klara: parole lapidarie. Lo dicono le azioni, e (attenzione..) lo dice anche... con chi vai. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei...
Francesco Paolo, poi, fa centro diffidando della piena sincerità nel rapporto di coppia. Ognuno vede nell'altro ciò che vuole vedere, non ciò che è. L'incomunicabilità è SEMPRE in agguato.
E qui secondo me ci avviciniamo alla soluzione del problema:
1) chi siamo, neanche noi lo sappiamo;
2) gli altri ci vedono con il loro filtro, non c'è una diversa possibilità. E quindi vedono in noi di tutto e di più, in positivo o in negativo, spesso senza alcuna rispondenza al vero;
3) ma... anche noi usiamo un filtro nell'esaminare noi stessi e gli altri.
Conclusione: secondo me è folle tentare di capire sia gli altri che se stessi. E' impossibile. Si può solo "comprendere", che significa amare. In definitiva tutti noi non abbiamo mica bisogno di essere capiti... Capire è un'atto mentale. Non ce ne frega nulla... Abbiamo invece bisogno di essere amati, compresi, accettati, valorizzati. Pure nella diversità. Pure (addirittura) nel contrasto delle opinioni. Gli altri colgono questo sforzo, e noi cogliamo questo sforzo se compiuto dagli altri.
Dunque dire chi siamo non ha alcuna rilevanza, secondo me, se neanche lo sappiamo. L'importante è dire A TUTTI: amici, chi io sia io, non lo so. E neanche voi sapete chi io sia, o chi siate voi stessi. Ma stiamoci vicini con sincerità, e vogliamoci bene, coi nostri pregi e coi nostri difetti.
Anche i vecchi gufi ne hanno uno. : )))))