Sentendomi chiamato in causa, tengo a precisare che le meteore, che poi possono diventare meteoriti, quantunque ciò possa apparire strano, non possono essere affette da meteorismo, problema che attiene viceversa alla circolazione dell'aria, ma non dell'aria meteorologica, bensì molto più prosaicamente dell'aria intestinale.
Pace e bene a tutti. : ))
13 anni e 1 mese fa
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Io sono d'accordo.. con tutti.
E' giusto ciò che dice Vincenzo: è naturale, fisiologico, ovvio che ci sia per ciascuno un perimetro che racchiude l' "area fatti propri". E poi: chi siamo, non lo sappiamo neanche noi.
"A chi frega chi siamo?" Di solito, solo ai ficcanaso: quindi anche Alma ha ragione.
I poeti: sì, manifestano (in parte) chi sono... ma solo quelli veri (nell'intenzione; nei risultati, poi, è altra cosa. Si può essere sgrammaticati e grandi poeti)...
Armanda: se lo dici, chi sei, non ti credono... E chi può darti torto? Solo chi non lo dice mai. Chi lo ha detto ed è abituato a dirlo, questa esperienza la ripete INFINITE volte.
Klara: parole lapidarie. Lo dicono le azioni, e (attenzione..) lo dice anche... con chi vai. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei...
Francesco Paolo, poi, fa centro diffidando della piena sincerità nel rapporto di coppia. Ognuno vede nell'altro ciò che vuole vedere, non ciò che è. L'incomunicabilità è SEMPRE in agguato.
E qui secondo me ci avviciniamo alla soluzione del problema:
1) chi siamo, neanche noi lo sappiamo;
2) gli altri ci vedono con il loro filtro, non c'è una diversa possibilità. E quindi vedono in noi di tutto e di più, in positivo o in negativo, spesso senza alcuna rispondenza al vero;
3) ma... anche noi usiamo un filtro nell'esaminare noi stessi e gli altri.
Conclusione: secondo me è folle tentare di capire sia gli altri che se stessi. E' impossibile. Si può solo "comprendere", che significa amare. In definitiva tutti noi non abbiamo mica bisogno di essere capiti... Capire è un'atto mentale. Non ce ne frega nulla... Abbiamo invece bisogno di essere amati, compresi, accettati, valorizzati. Pure nella diversità. Pure (addirittura) nel contrasto delle opinioni. Gli altri colgono questo sforzo, e noi cogliamo questo sforzo se compiuto dagli altri.
Dunque dire chi siamo non ha alcuna rilevanza, secondo me, se neanche lo sappiamo. L'importante è dire A TUTTI: amici, chi io sia io, non lo so. E neanche voi sapete chi io sia, o chi siate voi stessi. Ma stiamoci vicini con sincerità, e vogliamoci bene, coi nostri pregi e coi nostri difetti.
13 anni e 1 mese fa
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Tutto dipende dai concetti che si esprimono.
Pochi e semplici: poche parole. Se le parole sono molte, i concetti non sono chiari.
Molti e complicati: molte parole. Se le parole sono poche, si rimane nella totale ignoranza.
Nessun concetto: eh, allora sì che servono molte parole, e auliche, con una buona spruzzata di lacrime (che fanno pensare alle cose serie e perciò non guastano mai).
13 anni e 1 mese fa
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Giulio, sai qual è il problema? E' che in assenza di un mezzo di propagazione del suono (aria o acqua) non possiamo sopravvivere.E quindi "quel" silenzio... non lo sentiremo mai.
Vedi Vincenzo: su tante cose io potrei anche essere d'accordo, perché NELLA PRATICA le cose stanno in un certo modo, e per far andare avanti il mondo a dovere bisognerebbe che prevalesse una elite e un certo tipo di idee. Ma questo solo nella pratica: in ciò che è, non in ciò che dovrebbe essere. Io mi sforzo di pensare le cose per come dovrebbero essere, anche se - lo confesso - agisco spesso, istintivamente, per come le cose sono. Ma sono insoddisfatto di questo mio agire impulsivo.
Mi diceva un caro collega ed amico in proposito: butta il prete nella me*rda (colorito modo di dire padano, in particolare parmense). Ma non ci riesco. Io so e sento che devo lottare per il dover essere, anche perché alla mia "normale" esperienza percettiva si aggiungono "altre" percezioni, che mi fanno vedere la realtà completamente diversa da quella che appare.
Questo è il motivo per cui amo tutti, perdono tutti, mentre l'altro cavallo vorrebbe tirar calci a tutti (o quasi). Questo, inoltre, è il motivo per cui non valuto N. come filosofo; ma istintivamente lo disprezzo con tutte le mie forze. Ebbene sì, mi ricorda troppo la parte peggiore di me.
Dopo questa confessione, quanti Pater Ave e Gloria, padre Vincenzo??
: ))))))))))
Sai chi mi ricorda il tuo ghigno? Il ghigno di quel demonio col cappuccio che gioiva nel vedere il cavaliere Jedi poi divenuto Fener passare verso il lato oscuro.
E allora ti dirò una cosa, anzi ti confesserò una cosa: io ti percepisco. So chi sei. E tu sai che io so che tu sai. E io so che tu sai che io so. E' per questo motivo che ti inseguo da quando ho messo piede sul sito. E non ti mollo. Ma non posso dirti il perché. Anche se sei in grado di capirlo perfettamente.
Pace e bene a tutti. : ))
E' giusto ciò che dice Vincenzo: è naturale, fisiologico, ovvio che ci sia per ciascuno un perimetro che racchiude l' "area fatti propri". E poi: chi siamo, non lo sappiamo neanche noi.
"A chi frega chi siamo?" Di solito, solo ai ficcanaso: quindi anche Alma ha ragione.
I poeti: sì, manifestano (in parte) chi sono... ma solo quelli veri (nell'intenzione; nei risultati, poi, è altra cosa. Si può essere sgrammaticati e grandi poeti)...
Armanda: se lo dici, chi sei, non ti credono... E chi può darti torto? Solo chi non lo dice mai. Chi lo ha detto ed è abituato a dirlo, questa esperienza la ripete INFINITE volte.
Klara: parole lapidarie. Lo dicono le azioni, e (attenzione..) lo dice anche... con chi vai. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei...
Francesco Paolo, poi, fa centro diffidando della piena sincerità nel rapporto di coppia. Ognuno vede nell'altro ciò che vuole vedere, non ciò che è. L'incomunicabilità è SEMPRE in agguato.
E qui secondo me ci avviciniamo alla soluzione del problema:
1) chi siamo, neanche noi lo sappiamo;
2) gli altri ci vedono con il loro filtro, non c'è una diversa possibilità. E quindi vedono in noi di tutto e di più, in positivo o in negativo, spesso senza alcuna rispondenza al vero;
3) ma... anche noi usiamo un filtro nell'esaminare noi stessi e gli altri.
Conclusione: secondo me è folle tentare di capire sia gli altri che se stessi. E' impossibile. Si può solo "comprendere", che significa amare. In definitiva tutti noi non abbiamo mica bisogno di essere capiti... Capire è un'atto mentale. Non ce ne frega nulla... Abbiamo invece bisogno di essere amati, compresi, accettati, valorizzati. Pure nella diversità. Pure (addirittura) nel contrasto delle opinioni. Gli altri colgono questo sforzo, e noi cogliamo questo sforzo se compiuto dagli altri.
Dunque dire chi siamo non ha alcuna rilevanza, secondo me, se neanche lo sappiamo. L'importante è dire A TUTTI: amici, chi io sia io, non lo so. E neanche voi sapete chi io sia, o chi siate voi stessi. Ma stiamoci vicini con sincerità, e vogliamoci bene, coi nostri pregi e coi nostri difetti.
Pochi e semplici: poche parole. Se le parole sono molte, i concetti non sono chiari.
Molti e complicati: molte parole. Se le parole sono poche, si rimane nella totale ignoranza.
Nessun concetto: eh, allora sì che servono molte parole, e auliche, con una buona spruzzata di lacrime (che fanno pensare alle cose serie e perciò non guastano mai).
Mi diceva un caro collega ed amico in proposito: butta il prete nella me*rda (colorito modo di dire padano, in particolare parmense). Ma non ci riesco. Io so e sento che devo lottare per il dover essere, anche perché alla mia "normale" esperienza percettiva si aggiungono "altre" percezioni, che mi fanno vedere la realtà completamente diversa da quella che appare.
Questo è il motivo per cui amo tutti, perdono tutti, mentre l'altro cavallo vorrebbe tirar calci a tutti (o quasi). Questo, inoltre, è il motivo per cui non valuto N. come filosofo; ma istintivamente lo disprezzo con tutte le mie forze. Ebbene sì, mi ricorda troppo la parte peggiore di me.
Dopo questa confessione, quanti Pater Ave e Gloria, padre Vincenzo??
: ))))))))))
Sai chi mi ricorda il tuo ghigno? Il ghigno di quel demonio col cappuccio che gioiva nel vedere il cavaliere Jedi poi divenuto Fener passare verso il lato oscuro.
E allora ti dirò una cosa, anzi ti confesserò una cosa: io ti percepisco. So chi sei. E tu sai che io so che tu sai. E io so che tu sai che io so. E' per questo motivo che ti inseguo da quando ho messo piede sul sito. E non ti mollo. Ma non posso dirti il perché. Anche se sei in grado di capirlo perfettamente.