Richard Curtis stava pranzando con un amico quando venne fuori il tema della felicità. Dopo aver ammesso di non essere veramente felice nella vita, Curtis si rese conto che il giorno del pranzo, per lui, costituiva un tale giorno, e ciò lo portò a decidere di scrivere un film su "come si raggiunge la felicità nella vita ordinaria". (Curtis was eating lunch with a friend when the subject of happiness came up. Upon admitting he was not truly happy in life, Curtis realised that the day of the lunch, for him, constituted such a day, which led to him deciding to write a film about "how you achieve happiness in ordinary life"). La sua filmografia come regista ("About Time", 2013) e come sceneggiatore ("Yesterday", Boyle 2019) è incentrata sull'oltranzistica difesa d'una supina e accondiscendente arrendevolezza verso lo status quo, a suo dire avvalorata da bislacchi fallimenti di viaggi temporali e realtà controfattuali. Fortuna che ultimamente qualcun'osa dissentire: Chase Palmer in "Naked Singularity" (2021) e Greg Björkman in "Press Play" (2022).
1) Ridley Scott produce l'adattamento cinematografico del libro "A Naked Singularity" (Sergio De La Pava, 2008), opera prima di Chase Palmer che ha il pregio di mettere in chiaro, come non mai in un'opera cinematografica, la dicotomia fondante la filosofia del tempo: Voltaire contro Leibniz, il "Candide" (1759) contro la "Teodicea" (1710). "If this is the best of possible worlds, what then are the others?" (https://i.imgur.com/FoUfDz7.jpg), "Se questo è il migliore dei mondi possibili, cosa saranno mai gli altri?" (https://books.google.it/?id=FDgQ7brcUvsC&pg=PT22&dq=%22Se+questo+è+il+migliore+dei+mondi+possibili,+cosa+saranno+mai+gli+altri?%22). Il cambio di paradigma, la rottura dello schema gnoseontologico, avviene mediante la (fanta)scienza: trascendere le leggi giuridiche grazie alle possibilità fisich'e cosmologiche, l'ingiustizia del sistema tramite rettiliani e il "Gravitation" di Misner, Thorne e Wheeler (1973). Confuso? Perché non dovrebbe esserlo? Ancora nessuno ha dimostrato ch'il problema sia risolvibile, però almeno qui non ci si impantana nella boria disfattista d'un regista come Curtis o nel Nolan ch'inscena la neghentropia in uno sconclusionato spy-movie. I veri difetti di Palmer sono una fotografia pessima e, assieme a De La Pava, "il goffo miscuglio di toni e idee" (RT). Personalmente aggiungo la mancanza d'un punto di vista diverso e complementare: quello femminile tipo la protagonista Laura di "Press Play".
2) Laura vede in tv "La vita è meravigliosa" e si ribella all'atteggiamento leibniziano di Capra, il quale s'inventa un universo alternativo/parallelo pur di corroborare la tesi che stiamo vivendo nel migliore dei mondi possibili. Forse solo da un debuttante autore d'un teen movie ci si poteva attendere la sorpresa di trattare la questione della modificabilità del tempo con una tale spavalda sfrontatezza. Il punto di vista è femminile, perciò come grimaldello viene proposta la taumaturgia amorosa d'un magico fantasy. "The Butterfly Effect" (2004) ne era la versione maschile e scientista tanto quanto "Naked Singularity" col suo protagonista Casi. Soundtrack inascoltabile nonostante il primo vinile in mano a Harrison sia "Doolittle" dei Pixies (1989).
Parecchio diverso dal remake yankee "CODA" del 2021, ruot'attorno alle locuzioni della parola "voce" per rimarcare alcuni punti: pamphlet politico sull'"aver voce in capitolo" e il "dar voce all'opinioni" contrarie a quelle dei potenti che "fanno la voce grossa", ed enfasi sull'educazione sentimentale, "la voce del cuore", espressione d'un amore carnale e non angelicato, il "cambiare voce degl'adolescenti". Si prende sul serio com'il donchisciottismo che cit'all'inizio ed è avaro d'emozioni sin'all'ultima mezzora, allorché, in linea con l'americanata, i discorsi lascian'il posto al silenzio della comunicazione non verbal'e le reciproche incomprensioni vengono superate.
Esordio col botto per Ariel Kleiman, ch’inscena genitori di figli partoriti & cresciuti con l'unico scopo di renderli assassini e/o assassinati. Una realtà di fatto indiscutibile, sistematica e universale. Il regista svela la menzogna schiantando il più atroc'e radicato dei tabù, ma l’uso della metafor'annacqua l'impatto del film, tant'è ch'incomprensioni e fraintendiment'interpretativi abbondano rigogliosamente. Verrebbe da pensare ch'i Taviani di “Padre padrone” (1977) siano stati più diretti e incisivi, tuttavia basta la (ri)lettura delle recensioni dell’epoca e s’è costretti a ricredersi.
Parodia cartoon dei talent musicali, una vagonata di 60 brani pop quanto più vintage e mainstream. Inclusa "My Way". Già annunciat'il sequel per il 2020. L'augurio è che "Ratatouille", 10 anni fa, abbi'arginat'il rischio d'un equivalente per "MasterChef" (il mio solidale cordoglio per l'abbandono di tal San Carlo Cracco, a me noto solo per la pubblicità delle quas'omonime patatine).
Digitale o no, una "pizza" infinita. Gareth Edwards (1º giugno 1975) annoia quant'i suoi colleghi generazionali di sci-fi Duncan Jones (30 maggio 1971), Neill Blomkamp (17 settembre 1979), Mike Cahill (5 luglio 1979). Compreso quest'ultimo, Sundance doc, non sono made in Hollywood: 2 britannici e un sudafricano, e ci tengono proprio tanto a sbandierare la loro diversità che credono immediato sinonimo d'autoriale qualità alternativa. Si sbagliano di grosso, ma finché se n'accorgono in pochi son già diventati degl'intoccabili. Il nuovo ch'indietreggia per adescar'i nostalgici.
L'esperimento di Milgram fu un esperimento di psicologia sociale condotto a Yale nel luglio 1961, tre mesi dopo l'inizio del processo a Gerusalemme contr'il criminale di guerra nazist'Adolf Eichmann. Stanley Milgram concepì l'esperimento com'un tentativo di rispondere alla domanda: "È possibile ch'Eichmann e i suoi milioni di complici stessero semplicemente eseguendo degl'ordini?" La risposta ch'emerse è articolata in forma piramidale, gerarchica, organigrammatica: finché s'è sottoposti a qualche figura autoritaria, le si delega la responsabilità morale dell'ordine, salvo quel 37% a cui nell'86 Peter Gabriel dedicò un brano dell'album "So", "We Do What We're Told (Milgram's 37)" (https://music.youtube.com/watch?v=sMLlDBXtmX0); la sindrome gregaria dei più obbedisce a prescindere, dunque basta decapitar'i decision maker, la classe dirigente, l'élite intellettuale dei vinti, così com'i vincitori si premurarono di fare nel processo farsa di Norimberga, e li si rimpiazza/sostituisce coi sopraggiunti. Venne dimostrato ch'Eichmann rientrava in questa seconda categoria e pertanto fu condannato a morte per impìccagione. Nel libro del '63 la Arendt non applica un simile distinguo e si limita a coniare l'etichetta "la banalità del male", non affrontando l'ingegno evidenziato da chi quel male l'ha saputo ideare, organizzar'e comandare. Il film fa schìfo poiché non accenna mai a nulla di tutto ciò.
Sono "già nella Storia del cinema" pur'i 16mm girati da Warhol fra il 1963 e il '64: "Sleep", "Kiss", "Eat", "Blow Job", "Empire", camera fiss'anche per ott'ore e cinque minuti. Ma non sono considerati capolavori della 7a arte. Ciononostante Warhol dimostrav'ancora un senso della misura ipotizzando che "in the future everyone will be world-famous for 15 minutes": un quarto d'ora, non 2 or'e 40. Linklater tesse un'apologia della "banale e in fondo splendida quotidianità d'ogni giorno" (se è quotidiana, non può ch'essere d'ogni giorno) senza motivare tal'elogio d'uno yankeeismo rassegnato alla routine qualunquistica e dove la leggerezza di tocco registico non si distingue dall'impalpabilità del presunto lirismo. "Mentre ridipingono le pareti di casa prima di andarsene via, Mason cancella le righe con le quali la madre ha marcato sul muro la sua crescita in altezza nel tempo: [...] una scena che con pochissimo riesce a riempire gl'occhi di lacrime. Ed è creata con sensibilità sottilissima, come tutti gli altri momenti in cui 'Boyhood' mostra la sua anima più toccante." Ma se sono gli stessi protagonisti a rimanere per primi apatici, indifferenti, ebeti dinanzi all'evento, perché dovremmo sentirlo noi un "colpo al cuore"? Cos'è, fruizione proiettiva? L'unico cas'emblematico di dissapore tra figlio e padre è quando Hawke racont'a Ellar d'aver venduto l'auto che, secondo quest'ultimo, gl'era stata promessa come regalo per il suo 16° compleanno. E Hawke afferma di non ricordare una simile promessa. Ma un tempo che passa senza lasciare tracce, ricordi, memorie, ferite non può ch'essere antidrammatico e antidrammaturgico. N'esce un documentario asettico sull'odierna famiglia allargata, con l'immancabil'epilogo sul "cogli l'attimo" estremizzato sin'all'attimo che coglie noi. Filosofema davvero vertiginoso.
1) Ridley Scott produce l'adattamento cinematografico del libro "A Naked Singularity" (Sergio De La Pava, 2008), opera prima di Chase Palmer che ha il pregio di mettere in chiaro, come non mai in un'opera cinematografica, la dicotomia fondante la filosofia del tempo: Voltaire contro Leibniz, il "Candide" (1759) contro la "Teodicea" (1710). "If this is the best of possible worlds, what then are the others?" (https://i.imgur.com/FoUfDz7.jpg), "Se questo è il migliore dei mondi possibili, cosa saranno mai gli altri?" (https://books.google.it/?id=FDgQ7brcUvsC&pg=PT22&dq=%22Se+questo+è+il+migliore+dei+mondi+possibili,+cosa+saranno+mai+gli+altri?%22). Il cambio di paradigma, la rottura dello schema gnoseontologico, avviene mediante la (fanta)scienza: trascendere le leggi giuridiche grazie alle possibilità fisich'e cosmologiche, l'ingiustizia del sistema tramite rettiliani e il "Gravitation" di Misner, Thorne e Wheeler (1973). Confuso? Perché non dovrebbe esserlo? Ancora nessuno ha dimostrato ch'il problema sia risolvibile, però almeno qui non ci si impantana nella boria disfattista d'un regista come Curtis o nel Nolan ch'inscena la neghentropia in uno sconclusionato spy-movie. I veri difetti di Palmer sono una fotografia pessima e, assieme a De La Pava, "il goffo miscuglio di toni e idee" (RT). Personalmente aggiungo la mancanza d'un punto di vista diverso e complementare: quello femminile tipo la protagonista Laura di "Press Play".
2) Laura vede in tv "La vita è meravigliosa" e si ribella all'atteggiamento leibniziano di Capra, il quale s'inventa un universo alternativo/parallelo pur di corroborare la tesi che stiamo vivendo nel migliore dei mondi possibili. Forse solo da un debuttante autore d'un teen movie ci si poteva attendere la sorpresa di trattare la questione della modificabilità del tempo con una tale spavalda sfrontatezza. Il punto di vista è femminile, perciò come grimaldello viene proposta la taumaturgia amorosa d'un magico fantasy. "The Butterfly Effect" (2004) ne era la versione maschile e scientista tanto quanto "Naked Singularity" col suo protagonista Casi. Soundtrack inascoltabile nonostante il primo vinile in mano a Harrison sia "Doolittle" dei Pixies (1989).