Mauro Lanari

Nella pagina del Film Collateral Beauty di David Frankel
"Una sproporzione tremenda tra l'ambizioni e gl'esiti", "tram'assurda compres'un colpo di scena ancor più ridìcolo della premessa", "chiusura d'una trilogia su vita & morte nel rapporto genitore-figlio dopo 'Alla ricerca della felicità' e 'Sette Anime'", con Will Smith che s'autoproduce un film più mucciniano dello stesso Muccino, un'elaborazione del lutto "maneggiata con tale superficialità da rappresentare un’operazione che si squalifica da sé, così bramosa di strappare lacrim'e consensi" e "con morale natalizia che prevede la somma scoperta della «bellezza collaterale, il legame profondo con tutte le cose»", "classico film che si presta più alla raccolta d'aforismi da schiaffare s'un social a caso, alcuni smielati altri semplicemente sciocchi", "impianto scomodamente teatrale, sagra del dolore che si fa intrattenimento, col cast più blasonato ma peggio impiegato dell'anno", twist "deliranti, schizofrenici, paradossali e retorici". In casi come questo i recensori non indugian'ad accettar'il guanto della sfida col regista e lo sceneggiatore, un David Frankel e un Allan Loeb dalle filmografie orripilanti, e rivaleggiano a chi le spara più grosse. Stavolta direi ch'i "professional reviewers" abbiano stravinto, e di sicuro non è un complimento. Almeno Frankel un paio di punti a proprio favore ce li ha: ammette che su questioni esistenziali di portata simile abbiano fallito tutti, dagl'artisti alla scienza, dalle religioni a qualsiasi altra "cretinata intellettualoide" (certo: compresa la sua ch'oscilla fra Dickens e Capra), e "la pomposa pretesa di star viaggiando al di sopra della media delle riflessioni" che si limit'a un accenno, l'“Hegel Theater Company” chiamat'a incarnare le 3 Moire Cloto (l'amore), Lachesi (il tempo) e Atropo (la morte). Senonché ha fallito pur'Hegel, l'ha riconosciuto nel suo libro postumo "Lezioni sulla filosofia della storia". C'è chi continu'a cercar'e sperimentare, ma nel frattempo che si fa? Frankel offr'il suo contentino, e un banale palliativo è sempre meglio di niente.
7 anni e 10 mesi fa
Nella pagina del Film Passengers di Morten Tyldum
M'aspettavo di peggio. Stroncato dalla critica (Rotten Tomatoes: 5/10; Metacritic: 41%: AllMovie: 1.5/5), in effetti è un chick flick alla "Titanic" e per questo apprezzato dal pubblico (IMDb: 7.1/10), è l'opera cinematografica peggiore di Tyldum, regista ch'appena due anni fa s'era fatt'ammirare per "The Imitation Game", ed è una storia che sembra girar'attorno a una decision'etica poi spazzata via quanto l'alzata di spalle da parte di Fishburne. Però in almen'un paio di scene gl'effett'in CGI hanno lo spessore d'un coprotagonista, altrimenti si sarebbe patita l'angustia del "dramma da camera", il vituperato "tinellismo" di troppo cinem'italiano. Fuoco di fila citazionista: "La bella addormentata nel bosco", "Cast Away", "Lost in Space", "Sunshine", il Kubrick di "2001" ibridato coi problemi di coppia alla "EWS" e ancor prima "Shining" (il barman dell'Overlook Hotel), il valzer del "Danubio blu" (qui la "suite Vienna") che stavolta si conclude con un lieto fine (cioè: per morire muoiono, però da comuni mortali e alla gente tanto basta). La Lawrence s'atteggia da sex symbol ed è l'aspetto più fantascientifico del film: gl'occhi truccati pure dentro la capsula d'ibernazione e ai piedi zeppe o tacco 12. Eppure scorre tranquillo, poche reali pretese (lo script incluso nella Black List del 2007 è stato definito da Tyldum "uno script popolare") e l'obiettivo d'intrattenere senz'impegno viene centrato.
7 anni e 11 mesi fa
Nella pagina del Film La ragazza del treno di Tate Taylor
Thriller mielodrammatico in cui le storie delle 3 protagoniste vengon'ingarburgliate per ritardare d'almeno 1/4 d'ora la scoperta dell'assassino.
8 anni fa
Nella pagina del Film Ti Amo Presidente di Richard Tanne
Si spaccia per una storia su come ci s'innamora, ed è una storia già banale di suo, ma è la storia sul(l'ex) Presidente, e allora sa di spot pre-elettorale per la Clinton. Falliti entrambi gli scopi.
7 anni e 12 mesi fa
Nella pagina del Film Quel bravo ragazzo di Enrico Lando
Quasi uno spinoff di Zalone, avanspettacolo scipito ma innocuo sia nel bene che nel male.
8 anni fa
Nella pagina del Film Sing Street di John Carney
Carney sempre più saccentello, ruffiano e sovrastimato a ogni film, rimanendo sul tema non c'è confronto rispetto a "Frank and Cindy" (2015) di Echternkamp:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/7/71/Whirly_Girl_Oxo.jpg
https://www.youtube.com/watch?v=IGBYTqSioJM
7 anni e 8 mesi fa
Nella pagina del Film Manchester by the Sea di Kenneth Lonergan
Dalla "Flatlandia" postmoderna col suo abnorme tasso di superficialità, ecco sorger'il nuovo filone Kübler-Rossiano per adulti: non un'ardita riflessione sulla morte come problema universale, cosmico, metafisico, ma un modello fenomenologico di sopravvivenza e strategia gestionale della famiglia residua. Il vedovo di "Captain Fantastic" (2016) e del mucciniano "Padri e figlie" (2015) sono persino troppo recenti: prima c'è "Alabama Monroe" del 2012 e forse, all'origine, il morettiano "La stanza del figlio" (2001). Su IMDb qualcuno l'ha rititolato "Manchester by the ZZZ". La class'operaia non va in paradiso, Casey Affleck ripropon'il suo pony da battaglia del depresso cronico, qui affetto e afflitto da un disturbo post-traumatico da stress, e Kenneth Lonergan intoppa nella sindrome da eccessiva prolificità autoriale: 3 film in 16 anni. Si desse pure una calmata. Grazie.
7 anni e 9 mesi fa
Nella pagina del Film Barriere di Denzel Washington
"Barriere paga il prezzo del suo procedere verboso, la ridondanza di certi temi, l'esagerata lunghezza, la limitante struttura della cornice teatral'e la pesantezza d'un protagonista che nulla fa per farsi piacere." Zavorrato da una logorroica fluviale staticità, ripetitivo fin'alla nausea, dilatato oltr'ogni umana capacità di resistenza, "punt'anzitutto sulla performance recitativa com'avviene spesso coi film diretti d'attori e tratti da opere per il palcoscenico, ma è incapace di nobilitare col lavoro di mess'in scena e di montaggio una scrittura che confessa subito la propria età, più convenzionale ancora del termine 'classico'. Le sue grandi metafore (lo steccato del titolo in primis), la sua parabola fatta d'un ritmo e svolte molto ordinari'e manieriste, chiamano a gran voce il cinema degl'anni ‘50. E per quanto faccia tutto ciò con una grazia indubbia, evoca lo stesso la forte impressione d'essere davanti a un relitto." Pulitzer & Oscar per una manciata di scene madri da teleNovella.
7 anni e 9 mesi fa
Nella pagina del Film Io, Daniel Blake di Ken Loach
1) Avventurandos'in territori kafkiani, Loach perde d'incisività. Gl'ingranaggi della burocrazia non stritolano preferenzialmente i poveri, vessano pure un qualsiasi altro comune cittadino. 2) C'è un grave buco di sceneggiatura ch'indebolisce ulteriormente il film: il protagonista cardiopatico non si sottopone più a visite di controllo, così è impossibile attribuire il suo infarto letale a una causa precisa e inequivocabile. 3) È spiazzante vedere in un'opera di Loach i bisognosi che, all'aiuto reciproco, solidal'e cooperativistico, preferiscono l'auto-isolamento per orgoglioso rispetto della propria dignità. L'unione non fa più la forza?
2 anni e 11 mesi fa
Nella pagina del Film Lion - La strada verso casa di Garth Davis
Nel Google Earth del mercato cinematografico globale, Bollywood è la nuova mecca e Dev Patel n'è il Messia. Strapiazzato, e non strapazzato, da pubblico & critica, farà incetta di premi dell'Academy, chiedere a Danny Boyle che ha lanciat'il trend nel 2006 (8 statuette). Decente la Mara, ottima la Kidman, contraddittorio il film che corre su due binari opposti: la ricerca della madre biologica e l'elogio dell'adozione. Il serbatoio/cisterna d'acqua è quello che si tenta di far traboccare dai dotti lacrimali: un putèo che soffr'era già il vulnus d'un paio di pellicole del neorealismo.
3 anni e 9 mesi fa