Per di più, non mi era mai passato per la testa di innamorarmene. Una cosa mi era chiara e la sentivo in fondo allo stomaco, al centro delle ossa, dalla punta dei capelli alla pianta dei piedi, e nel mio petto vuoto: chi ama ha il potere di distruggere. E io ero stata distrutta, sbriciolata.
Non ti uccido adesso, perché turberei Bella. Ma se la riporti di nuovo a casa ferita - e non mi importa di chi è la colpa: fa lo stesso se inciampa o se un meteorite cade dal cielo e la colpisce in pieno - se me la riporti in uno stato di salute che non è quello in cui era quando te l'ho lasciata, ti spezzo le gambe. Lo capisci, randagio che non sei altro? ... e se ti azzardi un'altra volta a baciarla, ti spezzo la mascella al posto suo.
"Quante volte" chiesi disinvolta. "Come?" Sembrava l'avessi distolto da chissà quale catena di pensieri. Non mi voltai. "Quante volte sei venuto qui?". "Vengo a trovarti quasi tutte le notti". Mi voltai di scatto, stupita: "Perché?" "Sei interessante quando dormi". Lo diceva come se niente fosse. "Parli nel sonno". "No!" Sbottai, rossa di vergogna fino ai capelli. Era dispiaciuto, glielo leggevo negli occhi. "Sei tanto arrabbiata con me?" "Dipende!" Mi sentii come se qualcuno mi avesse rubato l'aria. Aspettò che chiarissi. "Da..." mi sollecitò dopo un po'. "Da quel che hai sentito!" Strillai. All'istante, in silenzio si materializzò al mio fianco e mi prese le mani con delicatezza. "Non essere così sconvolta" Si chinò su di me e da pochi centimetri di distanza mi fissò negli occhi. Ero imbarazzata, e cercai di distogliere lo sguardo. "Ti manca tua madre" sussurrò. "E che altro?" Sapeva dove volevo arrivare. "Hai pronunciato il mio nome" ammise. Sospirai, rassegnata: "Tante volte?" "Quante sarebbero precisamente - tante-?" "Oh, no!" Chinai la testa. "Non prendertela con te stessa" mi sussurrò in un orecchio. "Se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne vergogno".
Era stato molto peggio che perdere l'amore più vero, cosa che da sola era sufficiente ad uccidere. Avevo perso un futuro, una famiglia, la vita che avevo scelto.
"Se ci sei tu, non ho bisogno del paradiso". Si alzò lentamente e si avvicinò per prendermi il viso tra le mani, mentre mi guardava negli occhi. "Per sempre", giurò, ancora scosso. "Non chiedo altro", dissi e in punta di piedi avvicinai le labbra alle sue.
Fu Edward, l'espressione del suo volto. L'avevo visto infuriato, l'avevo visto arrogante, una volta l'avevo anche visto soffrire. Ma quello...quello superava di gran lunga anche i più atroci tormenti. Sembrava spiritato. Non mi guardò nemmeno. Teneva gli occhi bassi, fissi sul divano, con l'espressione di un uomo divorato dalle fiamme
Quand si fece ancora più vicino e posò le labbra ghiacciate sulle mie, la testa mi girava già... La sua bocca, fredda, morbida e delicata, indugiò sulla mia, finché non lo strinsi forte e mi gettai nel bacio con un eccesso di entusiasmo. Lo sentii sorridere, mentre si allontanava e scioglieva l'abbraccio.
Il suo respiro mi riempì le narici, e mi ricordai che non potevo essere degno di lei. Dopo tutto questo, anche con tutto l'amore che provavo per lei... mi faceva ancora venire l'acquolina in bocca.