Scritto da: Ilaria Sansò
in Diario (Delusioni)
Ma è colpa mia se torno a casa e sento che così non va più? Crisi di sensazione, attacchi di paure.
Composto venerdì 17 agosto 2018
Ma è colpa mia se torno a casa e sento che così non va più? Crisi di sensazione, attacchi di paure.
Avrei voluto avere qualcosa di te per ricordarmi di te che sei passata nella mia vita come un Uragano. Mi ricordo di te le risate le tue battute il tuo accento eh si mia piace così tanto, e poi i tuoi occhi parlavano da soli,
uno sguardo e poche parole, sono stato bene con te, mi ricordo quando mi avvicinavo al tuo orecchio per sussurrarti qualcosa una mia emozione del momento ti prendevano i brividi. E la notte al telefono mandarti dei messaggi vocali con la favola della buona notte, eh si in effetti con te è stata una favola purtroppo finita male, ma è la vita nessuno ama o vive alla stessa intensità, ti ringrazio di avermi permesso di viverti anche se per un breve periodo, ma vissuto intensamente, per me è stato vivere. Vorrei tanto un ricordo di te di un'oggetto ma l'unica cosa che mi è rimasto di te il profumo della tua pelle e la tua voce, me li porterò per sempre con me. E spero che tu possa imparare ad Amare. Ti auguro tutto il bene del mondo... Mia dolcissima creatura.
Non si possono togliere le spine alla vita. Ci si ferisce e si sanguina e poi a volte si guarisce e a volte no. Certe cicatrici restano per sempre.
Non potete accusarmi di fare assurdi voli mentali, quando siete stati proprio voi a porgermi le ali.
Mettete sempre la prima quando partite. Che sia una semplice amicizia o un amore appena sbocciato. Non esagerate, dosatele quelle parole. Che poi certe persone, non le dimenticano più.
La recita è sempre la stessa,
il copione sempre quello.
Cambia l'attore, talvolta lo scenario,
ma tutto si svolge sempre,
nello stesso identico modo.
Non se ne accorge lo spettatore solitario,
vuol tanto credere che sia diverso
ne ha così un disperato bisogno...
che ogni volta ritorna ad assistere
entusiasta al medesimo spettacolo.
Ride, si commuove, si sente vivo.
E non sa ancora, il vuoto che proverà
quando sarà finito, una volta spente le luci.
Quando arriverà la triste consapevolezza
e calerà il sipario sull'ennesima finzione.
Sentirsi vuoti è normale
dopo aver dato tutto
a chi ha saputo solo prendere.
Come porcellana mi sbriciolo
ogni volta in miliardi di pezzi
per poi ricompormi al tocco
delicato di una carezza.
Quella parte che mi manca
non appartiene al cuore,
non è terrena, né sensibile.
Quel maledetto tassello mancante
sono le persone che ho perso
per indifferenza,
quelle che mi ritrovo a dire:
se ci fosse sarebbe diverso,
se potessimo parlare urlerei di gioia.
Quello che cerco è un nuovo inventario,
un nuovo clima, un nuovo mondo...
ma poi mi accorgo che tutto quello
che ho attraversato mi ha accusata di essere rigida, esigente, incorruttibile, tossica...
Non so più cosa cerco,
forse sono in amnistia...
e mi va bene!
Non temo le tue ombre... le mie mi tengono prigioniera! Non vogliono lasciarmi sperare ancora... sprofondo sempre più tra i rovi della paura vestita di cinismo...