Scritto da: Il Cavaliere Errante
in Diario (Esperienze)
Mi puoi scusare un attimo? Devo mettere una maschera.
Composto venerdì 26 giugno 2015
Mi puoi scusare un attimo? Devo mettere una maschera.
Se la vita decide di farti un dono, sceglie per te un semplice sguardo: due occhi che ti scrutano nel profondo, sino a mutare ogni cellula del tuo cuore e luci così vivide da avvolgere l'anima con i loro eterni sorrisi, poi comprenderai il silenzio, quando germoglierà, sulle tue labbra, il fiore dell'amore e la vita, allora, ti insegnerà ad amare.
Freedom.
Non avrai pace su questo mondo, puoi solo provare ad aggrapparti ad una brezza per volare più in alto, e scoprirai che dovrai guadagnarti anche le carezze.
Sarai esposto, svestito, vestito e valutato come in una grande vetrina in cui sarai osservato, ti sarà anche affibbiato un nome, un cartellino con il tuo prezzo e sarai tu a decidere per quanto venderti. Libertà? Ne sento parlare ma come te non l'ho mai provata, so che puoi fartela sussurrare da Dio cercando di tornare bambino.
Libertà è un ruggito in qualche posto ingabbiato di te stesso, che il mondo chiama creatività.
Grida le tue idee, liberale e falle scorrere giù per il mondo.
Non avrai pace su questo mondo, non darti pace.
In certi momenti mi sento soltanto un'anima che cammina nel nulla. Senza utopie da realizzare, senza un futuro concreto e senza nessuno che mi possa rassicurare. La frustrazione è troppa da placare. Il sonno è il mio unico consolatore.
Vorrei essere il rossetto sulle tue labbra, per essere spalmato e assaporare l'amore che c'è in te. Perché la vita mia sei tu, e il gusto che trovo in te non lo trovo in un altra donna. Non credevo che ti avrei incontrata, ma forse... sei tu, la poesia dei miei sentimenti.
Non avrei mai potuto immaginare... aprire, e rimanere abbagliati da tanta luce... esagerata luce! Eppure ci stavo bene, quel buio giusto mi faceva sognare ed essere irreale, trasparente, senza emozioni. Guardavo il mondo senza vedere, intoccabile. Mi facevo avvolgere come una patina gelatinosa, bocche che si muovono articolando il nulla. Richiusi immediatamente, accecato dalla realtà che non volevo. Tenetela per voi. Voglio restare cieco.
È l'altro a rivelarmi chi sono. È dura ammetterselo, ma soltanto dal confronto con l'altro riesco a conoscermi, grazie a te riesco a capire i miei limiti, le mie capacità, i miei tormenti.
Eppure una scala di conoscenza non esiste ancora; la vita ci pone così tante occasioni nuove e diverse, che se potessi annotare tutti i miei pensieri nel corso del tempo, e farne una somma alla fine della storia, sicuramente osserverei una collisione di pareri, tante idee contrapposte e impegnate a fare a botte; perché cambia il tempo, cambiano le circostanze, ma soprattutto cambio io. Il tempo ci trasforma, e lo fa tramite l'esperienza, cosicché non potrò mai dire: io sono fatto così; sei in errore a pensare d'essere fatto in un modo, perché la vita ti proverà il contrario, e che tu lo voglia o meno, ti renderai sempre più conto, col passare degli anni, che non sarai mai abbastanza uomo, se non camminerai in mezzo ad altri uomini.
"Io sono" si usa molto spesso per riferirci a eventi passati anche di molti anni, dimenticandoci che quella persona ora non esiste più. E così facendo ci impediamo di vedere oltre a quella etichetta che ci siamo dati. E dimentichiamo che noi siamo molto di più.
La bellezza è la dannazione dell'essere umano. Non è un essere, è una tensione. Tendiamo al bello e lo cerchiamo in continuazione, in noi stessi negli altri. La bellezza interiore poi è quella che più ci frega. Tanto più la scorgiamo negli altri, tanto più constatiamo che essa non ci appartiene, se non nella misura in cui la desideriamo. Questo è l'amore: la contemplazione del bello, la voglia di farlo nostro e la disperazione nello scoprire che non ci è concesso. Eterna tensione, eterno turbamento, fuggevole come un'increspatura delle acque. S'infrange su di noi in mille modi e non c'è nulla ch'io possa fare per non esserne inondata.
Mi alzo con lo sguardo perso, la mente distorta e lo stomaco in subbuglio. Mi guardo allo specchio e ripugno la persona che intravedo in mezzo al fumo di una sigaretta. Osservo il cielo, la natura, le case, le strade e le persone vedo tutto grigio, senza alcun colore, tutto è vuoto e spento. Osservo il cielo, invece del sole che brilla vedo solo tempeste e uragani. Mi sto frantumando, sento i pezzi della mia anima cadere, la mia mente crolla su se stessa e cade verso la follia e il cuore è nero già da tempo. Non riesco più a sorridere di sincera felicita essendo che non c'è alcuna gioia in me o in quello che mi circonda. Mi sento cadere in un baratro senza fondo, dove non c'è altro che buio, dove la mia mente si corrode di tristezza, la malinconia si attanaglia al cuore e quel fumo nero mi attraversa e rende la mia anima oscura. Sento che ogni secondo che passa delle nuove ferite si aprono, le cicatrici si ingrandiscono e sento il sangue, caldo, che cola. Non ho più speranze, le ho perse tutte, non ho più la forza né il coraggio. Non so più cosa fare. Ormai quella scelta, quella orribile scelta me l'ha portata via. E ora mi addormento ogni notte con le lacrime a bagnarmi il viso e mi sveglio con la malinconia stampata negli occhi. Buonanotte, tesoro che ormai già da tempo ho perso, e che forse mai recupererò. Buonanotte.