Scritto da: MaryRosa Amico
Io ho un nome, un cognome, una dignità, carattere e personalità, non sono una qualunque. Posso piacere o no, ma quando parli o ti rivolgi a me, fallo sempre con rispetto.
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Io ho un nome, un cognome, una dignità, carattere e personalità, non sono una qualunque. Posso piacere o no, ma quando parli o ti rivolgi a me, fallo sempre con rispetto.
I bambini hanno questo di bello, quando si vergognano coprono un occhio con le manine, e l'altro lo tengono scoperto quasi a scrutare ciò che attorno a loro lì mette in imbarazzo. Ecco perché i bambini mi piacciano, per la loro innocenza, e purezza cosa che negli adulti, non c'è più, tutto in bella vista, in mostra come quando si va al mercato e girando tra le bancarelle la merce è esposta. Lo so che quel che penso io è di poco conto, ma credo altresì che si dovrebbe mostrare più rispetto per se stessi, e ostentare molto di più, il proprio "pudore".
Se non sei casa io non posso abitarti. Se non sei casa, non potrò sentirti, amarti. Se le tue braccia non possono abbracciarmi, non mi sentirò al sicuro nella tua casa, e così mi dovrò fermare, e dimenticarti.
Dovremmo imparare meno ad odiare, e più ad amare, proprio come fanno i bambini e gli animali. Loro si comportano d'istinto, e se ti vedono soffrire ti vengono vicini, si siedono accanto, e accarezzano il tuo dolore senza che tu gliel'abbia chiesto. Se tutti potessimo essere più attenti al dolore altrui, non esisterebbe male al mondo, ma attenti osservatori del bene altrui.
Quando arriva è giusto che ai propri figli gli si recidano le ali, devono imparare a volare da soli, e non emulare i propri genitori. Non è un atto di indifferenza, ma di amore, cosicché crescano uomini, e donne forti senza dover dipendere dagli altri, e non crediate che una madre o un padre siano menefreghisti compiendo quel gesto perché credetemi; ci vuole più coraggio a lasciarli andare, che a trattenerli.
E fu così, un bel giorno capii, e stanca di dovermi da sempre aspettare tutto da tutti, me andai senza lasciare di me nulla a chi non mi aveva meritato. Mi stancai, salutai, voltai le spalle, e mi allontanai senza fare alcuna scena, ma da signora elegante quale sono, mostrando rispetto più per la mia dignità che del parere di chi non aveva apprezzato nulla, né la persona, né la donna che sono.
Tutti abbiamo un paio di ali, dobbiamo solo imparare ad usarle cosicché si possa volare via tutte le volte che la vita ci ferisce, facendoci cadere fosse anche solo con la fantasia senza per questo rimanere fermi, immobili, e coi piedi per terra.
Alle malelingue rispondete mostrandogli la vostra, ma solo per far capir loro quale sia la differenza. Non serve sprecare parole con chi non fa buon uso del proprio linguaggio.
Non piangente sulla mia tomba, io non sono dove mi avete sepolto. Mi trovate tra i fiori, e campi di grano color papavero, nell'azzurro infinito del cielo, e tra i colori di un arcobaleno. Cercatemi nei luoghi che mi sono appartenuti, e a me cari, dentro al vostro cuore, e lì che sono restato, tra i ricordi. Non siate tristi, pensate a me con gioia, non con dolore e se volete parlarmi, fatelo, vi risponderò con la voce dell'anima, li mi sentirete.
Non è semplice accettare che il corpo ci invecchi quando dentro ci si sente ancora acerbi, e non maturi. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra mente, cuore, e anima, dopodiché si accetta una seconda pelle che non è quella che avremmo voluto, ma si convive con essa con garbo, e si comprende una nuova età, che non è la prima, non è la seconda, né la terza, ma la novità, senza però trasformarsi in ridicole maschere o indossare abiti succinti che ci mostrerebbero ridicoli agli occhi degli altri, ma adeguarsi, e camminare di pari passo con i suoi mutamenti, perché si possa rinascere di nuova carne, senza ridicolizzare l'anima.