Ma che m'importa se vi riempite la bocca di parole invece di respirare, mi tappo le orecchie e mi faccio una risata alla faccia vostra. Ma che, d'avvero credete d'esser er'c'entro del mondo? M'annate a quel paese, poracci d'anima che nun c'avete niente da fà, che sparare a zero qua e là, m'annamo su, a chi la volete raccontà?
Si viveva felici con poco. Si mangiava quel che c'era, se c'era e si cresceva non buttando via niente, nemmeno la più piccola delle briciole veniva sprecata era peccato diceva la mia mamma. Oggi viviamo nel benessere, nell'abbondanza dove tutto si butta, persone comprese. Direte voi altri tempi: Si, lo erano. Erano tempi felici perché si viveva di niente. Non come adesso, dove tutto è sprecato o peggio ancora gettato.
Sembra sia diventata normalità morire per mano dell'uomo. Invece no. Non deve diventare la normalità. Una donna ha il diritto di voltarsi di schiena e andar via senza che per questo, venga pugnalate alle spalle da chi, poco prima la stretta tra le sue braccia. Un uomo, un vero uomo, alza le meni per accarezzare, sfiorare una donna. Non la picchia, non la uccide, la rispetta, la sostiene nelle sue scelte. A voi "uomini" dico: onoratele, rispettatele, non fate a loro del male sono rose da coltivare, da annaffiare, non cose da possedere, bruciare o gettare nella spazzatura dove nessuno le possa più ritrovare. Sono madri, figlie, spose, sono "donne", sono cuore, sono vita perché la donano. Le donne signori uomini: sono il pilastro dove il mondo si regge. Se le uccidete, il vostro mondo crollerà restando voi vivi sepolti, sotto al peso delle vostre macerie.
Non sono diversa da voi. Ho due gambe, due braccia, due occhi che vi guardano senza giudicare, ma con amore. Ho un cervello esattamente come il vostro, si è vero ci metto un po' di più a capirle certe cose ma come chiunque altro perché nessuno è perfetto ed io, della mia imperfezione non né faccio un difetto ma un pregio. E poi ho un cuore, che non'è diverso dal vostro è uguale ma con una piccola differenza che poi, piccola non'è, nel mio, non c'è odio, non ci sono pregiudizi, non giudichiamo le persone per un cromosoma in più o per il colore della pelle. E se questo vuol dire essere diversi, allora sono fiera ed orgogliosa di essere una persona con la "Sindrome Down".
E così che si rimane dopo, piegati, smarriti, delusi. E il male che senti è come un pugnale conficcato nel cuore, un dolore continuo, lancinante, insopportabile. La cosa peggiore è la mano che ti ha colpito, conosceva bene i tuoi punti deboli, ed'è lì che ha affondato la lama, fin dentro l'anima.
Rimaniamo sbigottiti, basiti, inorriditi, di fronte a chi si esibisce mostrandosi per quel che è la sua natura, un esibizionista e non ci scandalizziamo per lo scempio che si compie ogni giorno contro ogni singola persona. Questo dovrebbe farci urlare, arrabbiare, indignarci, per i crimini commessi contro l'umanità. Siamo un popolo di bigotti pronti a puntare il dito contro chiunque, senza pensare che le restanti dita, sono puntate contro di noi.
Mio nonno mi diceva sempre: Piccola mia, non'è il freddo delle stagione che devi temere, per quelle ci si copre. Ti devi preoccupare del gelo che alberga nei cuori di tanta gente. Da quelle, non ti può scaldare, sarà sempre inverno.
Mia nonna diceva sempre: piccola mia, se userai parole per ferire chi ti ha ferito ti resterà nel cuore rabbia e rancore. Se le userai per accarezzare e confortare chi ne avrà bisogno, resteranno nel cuore di chi ti ricorderà con amore.
Ma tu esattamente cosa vuoi da lui? Niente. Non voglio, nulla che sia suo. Cioè: non ti porta di lui? Dovrei? Dovrebbe importarmi di chi, non condivide un po' del suo tempo con me, che non ride con me, che non si confronta con me senza filtri, suvvia non sono una adolescente da molto tempo e forse, è solo sesso che cercava perché nulla di lui so. Non so qual è il suo colore preferito, il piatto che ama mangiare, quali sono i suoi gusti musicali, come riempie il suo tempo, se di tempo gli resta. A queste domande, non ho mai avuto risposta. E se, casomai, il mio cuore osasse chiedere di lui, gli risponderei: cara me, amati e bastati.