Esiste forse qualcuno che sappia spiegare fino in fondo le dinamiche "delle emozioni", "dei sentimenti"? No, nessuno lo sa. Sapete perché? Perché non c'è muro o cancello che non si sia disposti a saltare o scavalcare, e una volta dentro, l'amore, ti sfonda il cuore e si prende ciò che vuole.
Siamo libri aperti in mano a gente analfabeta. Non per cultura, per superficialità intellettuale di chi, con poca cura, ti ha lasciato polvere addosso e fatto ingiallire nel tempo. È così che la gente fa, giudica dalla copertina, ti rivolta tra le mani facendoti fare giri strani come fossi su una giostra, sfoglia qualche pagina piegandoti l'anima senza leggerti dentro.
Non so più chi sono, ma so che ero ed ho scordato. Ci provo a sfondare quella porta dove i mie ricordi, sono in ostaggio. Nulla, non ce la faccio. Vedo volti intorno a me che potrebbero essermi familiari, mi accarezzano, mi baciano, sussurrano: Mamma. Li guardo e cerco di capire se c'è in loro, anche la più piccola, flebile traccia, di un mio ricordo. Il buio, nessuna immagine viene proiettata solo uno schermo nero, nessun colore, odore, il vuoto, un buco profondo. Ma se qualcuno adesso volesse sapere chi sono, e come mi chiamo risponderei: Alzheimer.
Non mi accontento. Non voglio un uomo per una notte. Io cerco un amore fatto d'incastri dove si è fusi in un solo corpo, dove si dimezza il respiro, perché dalla stessa anima, si respira in due.
"A tutti i bambini mai nati", c'è una madre che piange per non avere stretto tra le braccia il suo bambino. Quella madre, come tante mamme, non potrà sentire battere il cuore nel suo ventre, non più. È un dolore silenzioso, una spada che trafigge fin dentro le viscere lasciandoti immobile, inerte, fatta a piccoli pezzi sparsi qua e là. Quel bambino mai nato aveva già un nome, la sua cameretta con dentro tanti giochini. Aveva un papà, una mamma che lo avrebbero tanto amato. "A tutti i bambini mai nati", c'è una madre che stringe tra le mani il suo dolore.
Un giorno un bambino mi chiese: Cosa significa essere liberi? Stetti zitta e tra me e me pensai: Come posso spiegarglielo a parole? Non capirebbe. Allora presi carta e matita e disegnai un uccellino dentro una gabbia, ed un altro libero, posato su un ramo. Guardò a lungo quel disegno e poi rispose: Ho capito che, quel che non ci rende liberi, ci fa prigionieri ed io, voglio essere libero.
Fu mia nonna che mi insegnò il significato di "toccare". E quando impastava mi diceva: vedi bimba mia, per far si, che le cose riescano bene devi avere un tocco delicato, lavorare con cura, sapienza e pazienza senza aver fretta. Che tutto lieviti lentamente. E sappi che se sarai delicata con chiunque incontrerai, ti resterà tra le mani il profumo di tutte le cose buone che hai fatto.
Ragazzo mio, non c'è nessuna via di uscita che potrà salvarti quando a dominarti sarà un pensiero costante. Si resta intrappolati tra i ricordi di quel che fu e che mai più si scorderà.
Quando si vive di eccessi si perde l'entusiasmo e la voglia di godere dei piaceri che essa ti riserva, sprecando così il più bel dono che ti è stato fatto.