Mi troverai tra le pieghe delle candide nubi in un cielo d'agosto, nel canto del vento tra i dorati campi di grano, nel ruvido abbraccio del mare alla fredda battigia. Io ci sarò ovunque vorrai respirarmi.
Questa luna appare più introversa da quando i miei occhi sono orfani dei tuoi.
Mi vesto di vento per abbracciare le fronde della sorte. Indosso la notte per nascondere ogni singola angoscia. M'adorno di pioggia per essere stillicidio nelle tue reminiscenze.
Quanto ho viaggiato nei tuoi occhi, quanto cielo vi ho versato dentro, quanto incanto ne ho attinto. Sei un fiordo d'infinito in cui approdare quando in me imperversa la burrasca.
Tutto passa, ma tu sei di più e resti tra le pieghe dei miei giorni. Antagonista del tempo e dello spazio, protagonista dell'inconscio.
Se dovessi buttarla sulla logica direi che la tua presenza è condizione necessaria e sufficiente alla mia felicità.
Al "vedo non vedo" prediligo il "sento non sento", ascoltare la tua pelle tra i miei silenzi.
E ora dimmelo tu, cosa me ne faccio di questo inverno se non posso abbracciarti?
Ho il cuore ubriaco di te. Traballante, cerca la via di casa, reggendosi sulle sue emozioni.
Sei tante essenze che non sai di essere e io perdutamente mi innamoro delle tue inconsapevolezze, del tuo essere irresponsabilmente tu.