Come un vento sarò, avrò solo ricordi, niente potrò portare, non avrò mani, solo polvere al mio passaggio, poi più niente. Vi lascerò un messaggio, sarà d'amore di battiti del cuore, sarà il profumo di un fiore, saranno lacrime, che scorreranno ancora, saranno sorrisi, di quelli che ho amato. Sarà d'amore e battiti del cuore, non disperdetene il calore. Come vento sarò e soffierò sulle vostre vite. Al mio passaggio vi lascerò un messaggio, sappiatelo ascoltare.
La mia vita ad un certo punto mi ha presentato il conto, dovevo scegliere, i figli, la casa, la famiglia, una giornata tranquilla o seguire, contro ogni ragione la mia passione, di scrivere e cantare. Purtroppo non ho avuto tempo per pensare, il tempo incalzava ed io dovevo andare. Troppo in fretta, e da un fiume in piena mi son fatta trascinare. Ho bruciato tutti i tempi, ed a 20 anni ho voluto sposare, forse era quello, o forse no, ma in quel momento lo dovevo fare, contro ogni consiglio, e cerca di aspettare... Volevo fare tutto in fretta e senza esser costretta mi son ritrovata ad affrontare da sola situazioni incresciose, ma non potevo parlare, dovevo crescere con loro e ragionare, non dare dispiaceri, ed ero io a soffrire. Avanti, nonostante tutto dovevo andare, quel che avevo promesso dovevo mantenere, ma a quale prezzo! Non era tutto perduto, ed ho ritagliato degli spazi, e pian piano, ho avuto quello che mancava alla mia vita, quello che avevo perduto. Tardi mi son trovata a seguire la mia passione, ma se non lo facevo andavo certamente in depressione.
Aiutami signore ad aver cuore, seppur nella tempesta, a tener duro, sono una tua creatura, il mio animo è puro ma la rabbia è forte, saprò sfidar la morte? Combatterò, non avrò paura, ma tu accompagnami in questa avventura, non andar lontano, stringi la mia mano. Mi affiderò a te, sentirò il tuo calore, nelle tue parole, la tranquillità per quest'anima in pena, mi addormenterò confidando nel tuo amore. Questa mia preghiera, signore sovente la sentirai quando avrò bisogno, son certa, avrai posto anche per me, nel tuo immenso cuore.
Angeli a volte diavoli, lingue di fuoco e tanta dolcezza, caparbie e volitive tante lacrime, tanta tenerezza. Malinconia da vendere, sorrisi da distribuire, forza da contenere. Dolci compagne, acerrime rivali, segreti da scoprire, donne da amare.
Era un giorno d'aprile, Laura aprì la finestra al sole, con la grande voglia di sposare, quel bianco vestito, poggiato sul letto, la faceva sognare. Uno sguardo dolce, un sorriso e l'amore, ma tutto in una sera, perse il suo coraggio, il mondo crollò... si avvicinava maggio. Come fiamma che arde e che sparge la cera, quella notizia, non gli parve vera, con grande coraggio, cercò di reagire, ma come si fà se ti han detto: morire... eppure in quel letto volevi guarire. Quella bestia immonda che le carni divora, perché proprio ora? E Laura pregava, contando quei giorni, pensava al vestito che avrebbe indossato, forte era forte, mai come la morte che quella bianca rosa, decise di fare sua sposa. E giunse quel giorno, con grande dolore, perché sul suo viso c'era un bianco pallore, accennava un sorriso, in quel letto, tutt'intorno squallore, era già in Paradiso. Da una parte l'amore ti stringeva le mani, dall'altra, la morte che ti aveva rapito, tu per fortuna, splendida rosa, vestita da sposa, nel tuo bianco vestito, non avevi capito.
Qui vorrei averti ora, senza parlare davanti a questo fuoco per lasciarmi andare alle tue carezze. Vorrei gustare piano il gusto saporito delle tue labbra e vorrei poterti amare come tu sai fare darti quella pace che non abbiamo invece perché ci siamo persi. Non è mai tardi e ci siamo amati la voglia di assaggiare quel frutto mai colto e la passione che ha travolto e per sempre sconvolto le nostre vite e le certezze. Il tempo ci ha ridato la gioia di un momento perso e ritrovato di un amore folle, mai dimenticato.
Vent'anni, e non cammino, non ricordo nemmeno se sono stato un bambino, tra le braccia di mia madre sono nato che fino a che ha potuto mi ha cresciuto e sostenuto. Sempre ringrazio Dio per averla avuta. Quando ero piccolo, non mi sentivo diverso, adesso vivo ancorato ad una gelida sedia, senza questa sicurezza mi sentirei perso. La solitudine, è dentro al mio cuore, fuori intorno a me un immenso amore, qualche amico fa finta, il sorriso non nega, ma ho imparato a leggere negli occhi. La mia casa mi lega, è il mio porto sicuro, il computer, il mio cane, mio padre e mia madre, qualche volta ridiamo, qualche passeggiata, ma una lacrima scende e presto va asciugata, guardando un fiore che non posso cogliere, un viso che non posso accarezzare, quella bicicletta... non so pedalare, il mare, il sole mi fa male i miei occhi, senza futuro, sono abituati al chiuso della mia stanza, ho vent'anni, ma mi manca la speranza.
Decisione mai presa avevo tempo mi dicevo ed i giorni passavano, senza la mia resa e questo tormento che non mi dà pace. Il mio peccato ormai senza forze, qui giace ha preso forza da una giustificazione che quello che si fa con amore avrà il perdono a qualunque condizione. Sicuramente avrò sbagliato ma se riesco ancora a pensarti e tremare a distanza di anni vuol dire che è così che doveva andare non ci sarà futuro per noi ma se ti voglio devo pazientare non ci sarà mai un figlio che potrai chiamare che possa avere i tuoi occhi, da cullare. Ogni speranza per noi sicuramente si perde nell'aspettare il momento che deve sempre arrivare. Mi basti tu, mi basta il tuo amore e quel momento alla finestra col fiato in gola prima di arrivare. Forse mi perderò tra il bianco dei tuoi capelli per ora non posso dirti basta e questo sentimento più forte del tormento sicuramente alla fine resta. Appassirò come un fiore reciso che piano piano muore ad uno ad uno perderò i mie petali felice perché avrò goduto tutto il giorno del tuo caldo sole.
Preda mai sarò, sventrata, dilaniata, né spargerai il mio sangue, son pantera, cacciatrice e fiera, confusa nella notte, nera, quì dovrai passare, e ti ghermirò succhiandoti il cuore. Giochero col tuo corpo ancor caldo e ti sbranerò, leccando le ferite. Ti sentirò guaire, mi pregherai di finire, ma ancora ed ancora mi sazierai, finché morte avrai.
Una mano sui tuoi fianchi fa presa una colpa resa di chi già è passato e sul corpo devasta la tua bocca per la vergogna muta senza un accusa. Niente resta e la vita ci presta ferite che non cancelli nemmeno lavandole spesso. L'acqua non potrà fermare ed il sangue resterà impresso. Senza lacrime ancora piangerai e penserai che è finita eppure la mia vita ancora non mi aveva dato tutto il promesso dimenticare non concesso... Quando penso all'amore ricordo quelle mani e paura e terrore non mi fanno più vivere le sento addosso.... adesso.