Non si spegne una candela (ai bimbi che non hanno voce)
La fiamma di una candela è come un bimbo che non ha voce. Viene spenta da un semplice soffio, o con le dita, essa è simbolo di vita luce eterna, che si accende con l'amore ad illuminar le tenebre. Cresce piano piano e dà valore a cose che non puoi vedere. È la paura di essere coinvolto, che qualcosa ti venga tolto, ma basta veder crescere la fiamma, sentire il suo calore, guardare i suoi mutevoli colori, consumarsi la cera e prender forma e forza, quella forza è già dentro di te, ma non la vuoi ascoltare. Prova a far splendere una sola fiamma, dai voce ad un bimbo e tanto coraggio ad ogni mamma.
L'amore non ha barriere, né muri invalicabili ma cuori inseparabili. L'amore è conteso, offeso, preteso, proibito, sognato e finito. L'amore nasce nel seno e nel cuore, cresce, cullato, cantato, allattato. L'amore è perverso e malato, amore e paura, di un giorno, amore e lussuria, amore sublimato, amato, ritrovato lasciato, tornato e perduto, amore amaro, dolce e profumato, amore atteso, desiderato trascurato, amore abbandonato... Amore sempre e comunque dato.
Sospesa a un filo di ragnatela e mi lascio dondolare, ogni volta torna e mi succhia il cuore, io masochista lo lascio fare. Come mi piace lasciarmi andare sembro sospesa tra terra e mare legata a doppio filo. Vorrei scappare, non riesco a farlo mi piace troppo quel suo tornare, mi succhia il cuore, mi lascia stare sto quì a morire, ma voglio restare! Sospesa a un filo di ragnatela e mi lascio dondolare ogni volta torna e mi succhia il cuore, io masochista lo lascio fare. Conto le ore e conto i giorni sempre aspettando che tu ritorni, ma qui ti aspetto devi tornare, succhiami tutta non te ne andare. Sospesa a un filo di ragnatela e mi lascio dondolare di tanto in tanto torna a far male.
Non servono altri colori, il pagliaccio che è dentro di te, viene fuori, ti ha vestito la vita. Te lo cuce poi addosso, largo o stretto, a volte prestato, non ti è stato lasciato, tuo malgrado costretto ad indossarlo, in certi momenti, sgualcito, scucito dal tempo e dagli accadimenti. Davanti allo specchio, ti chiedi chi sei, perché quel vestito, quel trucco pesante sul viso, e fingere amore, piacere... Son lacrime vere, che solcano il viso non voglio vestire come vuol convenienza, strapperò ad uno ad uno, questi panni di finta parvenza e laverò il viso, sarà mio il sorriso, in questo ruolo di pagliaccio non voglio esser costretta, fino ad ora nessuno mi aveva capito, ma ora basta! Sono libera, in terra i segni ho lasciato.
Proprio adesso non ti puoi contraddire, devi far finta e stare non puoi osare, né gridare e dentro hai in burrasca il cuore, onde di tormento che vanno e che vengono, ti fanno male, convivono insieme al tuo dolore. Tanti sentimenti, che lascio liberi, a volte cantano, ridono e piangono, difficili da gestire, non puoi intervenire. Questa tumultuosa convivenza, a volte è un inferno che mi farà impazzire.
Macchie vermiglie che non ondeggiano al vento, ed il profumo non è di erba tagliata, non son papaveri... è terra insanguinata, testimone di eventi funesti di Angeli saliti in cielo, tra dilaniati resti. Il sole brucia quello che è rimasto, la polvere mossa da macchine infernali, copre ogni vergogna umana... Cos'è che scatena odio e vendetta, un ossessione maledetta di uccidere e soggiogare popoli interi. La pioggia cadrà su tutto il resto, bagnerà i campi concimati da lacrime e dolore, tutto sarà come prima e ci sarà un campo di papaveri e d'erba tagliata l'odore; Niente resterà, neppure il ricordo solo cadaveri senza onore.
Ti seguirò con lo sguardo, mentre ti allontanerai tra i tigli in fiore, percorrerai il viale ed io avrò tempo per pensare. Il profumo mi distrarrà per un attimo, ma resterò a guardare. Quasi impassibile, non scenderà una lacrima, chissà se ti volterai per incrociare il mio sguardo, per un ultima volta, se mi ricorderai... per ora non mi rendo conto, faccio fatica a pensare, ma son certa che non starò qui ad aspettare. Vai pure via, continua a camminare e non ti voltare. Son passati gli anni, sono sul balcone, che dà sul viale, aspetto... mi verrai a cercare; è maggio e i tigli sono in fiore.
Prigioniera di questo corpo, che non è mio, io son crisalide, costretta e forte, fiera a volte... Un giorno sarò farfalla! Ora l'anima è in prigione, che grida ed il cuore che non sente ragione, ma in questo corpo dovrà pensare, camminare, piangere ed amare e darmi forza per non morire.
C'è un limite estremo, invalicato, di cui ho paura, non amo l'avventura ed il rendermi conto, sarà mia cura. A tutti l'accesso è negato, ma io andrò fino in fondo anche se non autorizzato, non ho molta premura, perché mi han detto che chi è andato non è più tornato. Un giorno purtroppo, dovrò andare, tardi spero ma sarà poi vero?