Un giorno in sogno, me se aprirono le porte der Paradiso, me se parò innanzi S. Pietro ed io con un sorriso, jè chiesi: Comme me trovo quà? Mo stavo drentro ar letto... S. Pietro: nun sò, mo vado a domannà. Intanto li Angeli me se pararno incontro, me pregarno de riposà, perché in vita tanto avevo lavorato. Chi me portava un dorce, chi un fiore, e co quanto amore. Tornò, intanto S. Pietro ma nun me potette spiegà perché stavo là. Ormai che te ce trovi, vedi comme se stà, e se te conviene poi restà. S. Piè, je risposi, troppo ci ho da fà sulla tera ho lasciato la famija sai comme stanno a piagne! Hanno ancora bisogno... Viè quà, disse S. Pietro vedi già se stanno a fà li conti. Me so svejata tutta sudata, meno male che è stato solo un sogno, na lezione però S. Pietro me l'ha data, quanno so cambiata...
Doppo aver creato er monno, li animali andiedero tutti dar Signore pe jè chiede chi tra loro, potesse fa l'imperatore. Er signore aveva già capito, che comunque avesse deciso, nun era mai gradito. Tutti commannate; basta che nun ve le date. Doppo un po' cominciò la guera, e divenne un casino sulla tera. Andiedero di nuovo dar Signore, pe nominà sto benedetto imperatore. Così nun potemo trovà n'accordo, e de pace quaggiù nun c'è che il ricordo. La prima cosa che dovemo fa, e che me tocca de ve separà. Le bestie feroci da na parte, e quelle bone se devono da sparte, cercamo de ce accommodà, altrimenti sta cosa avanti nun po' andà. Er leone stà a capo delle bestie della savana e er verme a capo degli altri, nella sua tana. Er verme! Le bestie tutte incazzate; signò ma puro tu spari certe cazzate... Er signore tuonò: decido io se ce state o no! Er leone perché delle bestie decide le sorti, e er verme, perché ve fa monnezza doppo che sete morti.
Ovunque e dove non puote sguardo, si sentirà questo mio grido, ritornerà come eco e come dardo, mi ferirà nel core, amore; amore; amore Lama tagliente, il tuo penetrante sguardo, dolore persistente. A nulla valse allontanarmi e dimenticare, il tempo mi farà tornare, sovente ed indissolubilmente dove ho lasciato amore.
La mia micia cominciò a guaire, era tempo di partorire. Un po' di stracci per sistemar la cuccia, dove felice s'adagiò, aspettando le doglie. Volle tenermi vicino, strofinando sulla mia mano il suo musino, alla fine del giorno, nacque un bel gattino. Ancora mi guardò negli occhi, pregandomi di restare, altre sorprese mi doveva fare. Tre o quattro gatti ancora non si sapeva, ed il tempo passava... Tutto il giorno trascorse, da lì non si muoveva e di nuovo la sentii guaire, un altro micio stava per uscire. Seguirono altri due, finché stanca si addormentò. Rimasi lì a vegliare, come fossero bimbi, quegli esserini ancor con gli occhi chiusi, tutto era passato, ma quel miracolo, dalla loro mamma, che dormiva tranquilla, mi era stato affidato.
Amor mio, desiderio mancato alle mie mani, al mio seno. Sogno mai realizzato, istinto naturale, voglia di esser mamma di un bimbo appena nato. Perché proprio a me signore non hai voluto far dono dell'odore di nenie e di latte, che avevo nel cuore. Chiudo gli occhi e sogno, spero ancora un giorno... ci sarai carezzerò il tuo viso e ti addormenterai, amore che non ho avuto mai.
Maneggiare con cura, perché fine cristallo ed ho scelto per te sempre acqua pura. Ma tutti han bevuto dal calice, non me ne sono mai accorta e l'ho sbattuto in terra. Ora è in mille pezzi taglienti, che ancor brillano, ed ho pestato con rabbia le notti passate, i ricordi, le nostre giornate, le lacrime versate e gocce di te. Ma ancor brilli in frammenti di fine cristallo e fai male. Ancora una volta ti ho raccolto; ma dappertutto ho ferite...
L'ho lasciato andare, ho liberato il canto ed ancora mi pento, non volevo farlo mi faceva pena, sembrava così triste nella sua gabbia d'oro. Mi ha costretto il troppo amore, ora è libero, ma non riesce a volare lontano da me.
Un vecchio seduto, con la sua solitudine, le spalle ricurve, lo sguardo ormai assente e tutto si sente il peso degli anni. Aspetta qualcuno. Il tempo nemico, ha affannato il respiro, ha spento il sorriso, è un uomo smarrito, tutt'intorno silenzio... non può più sentire. Ad un tratto qualcuno, gli tende la mano, c'è un bimbo. La palla, il rosso capello, e tira il suo ombrello, negli occhi ormai stanchi ricordi lontani, un vecchio carillon, il suo suono è magia, e foto sbiadite, un mondo di fate le favole... non sono ancora finite.
Ci sarai sempre quando avrò paura quando mi cimenterò in una nuova avventura. Porterò sempre un tuo ricordo, un amuleto forse posto nelle mie mani e le tue parole: Attenta amore, sola rimani, corri incontro alla vita ma voltati a guardare tutto il tuo passato. Tu sai quanto ti ho amato, ti basterà per il resto dei tuoi giorni tutto il mio amore, anche quando sarai sola portalo nel cuore. Non lasciar andare mai via i ricordi, seguiranno ed arricchiranno la tua storia. Andrò via da te e quando più non ci sarai. Mamma non ti scorderò mai.
Un intesa di sguardi, di promesse fraintese, di desideri e morbide carezze, rubate in tempi imposti e segreti posti. Solo noi alle nostre voglie abbiamo le risposte e a quello che la vita ci toglie, poco da provare, ma intensi attimi d'amore, nascosti noi, in luoghi angusti e mai nei tempi giusti. Verrò a cercarti ancora ed ancora, e tu vorrai sempre e sempre le mie carezze, amore vivo, dentro questo cuore, queste sono le nostre certezze.