Dove appoggi i tuoi pensieri, son davvero così seri, come il freddo che ci stringe negli spazi indefiniti e non tinge di colore ciò che resta evanescente. Il calore che si sente, è talvolta intermittente, come luce di Natale che svanisce e poi riappare, che s'accende e poi si spegne, che mi prende e non s'arrende. Dove appoggi i tuoi pensieri, non li vedo, non li sento, son lontani là nel vento, ma ritornano più veri perché sono i tuoi pensieri.
Parole ghiacciate, fin ora ascoltate, non temono il fuoco perché dentro a quel gioco di voli partiti, non sono finiti e battiti lenti di quei sentimenti. Parole ghiacciate, ardono ancora, mischiando chiarore al caldo tepore di una voce vissuta. Quel ghiaccio bollente lo stringo, si stente che brucia e non mente. È freddo apparente, il calore suadente di te ancor assente.
Notte profonda, spicchio di luna, non tonda, sottile, appuntita, da sola partita, là in mezzo posata. Se tu l'hai guardata, hai visto uno spicchio baciato dal sole che dall'altro emisfero la illumina e copre di puro mistero. Notte profonda, tu non ci sei, ma come spicchio di luna copri e ricopri la mia fantasia, di luce, di sogni, e di gioiosa pazzia.
Nel labirinto di giochi e magie, c'è l'equilibrio delle mie fantasie. Non trovo l'uscita, mi sento impazzita, giro e rigiro tra rime e pensieri. Non ti vedo eppur c'eri lungo i sentieri dei miei desideri. Noto il percorso fatto e rifatto e mi trovo sul limite esatto del non ritorno. Le impronte son mie, nel labirinto di giochi e magie. Ecco la luce che mi conduce fuori dal vuoto, del tempo reale colgo l'essenza e sono ancora... al punto di partenza.
La lancetta sotto zero ora è andata per davvero, ci riunisce intorno al fuoco e la fiamma a poco a poco ci solleva dal tremore. Se ci fosse qua l'amore, con la gioia e con l'ardore, non saremmo così in tanti a scaldarci con i guanti, ci terremmo per la mano con un semplice: ti amo.
Inverni infiniti nella stagione del cuore, aspetto per ore l'apparire del sole e poi quando arriva, furtivo si cela e ancora si gela. Inverni inventati per cercare calore, inverni abbracciati nel bianco candore, di te che mi sfuggi con poche parole.
Gelo tra i rami, non sente i richiami del raggio imbrigliato nel recente passato. Non so se lo ami, quel gelo tra i rami, o il bianco paesaggio è solo un miraggio creato e perduto. Il gelo non resta e torna a far festa il sole domani, danzando tra i rami.
Brace sul fuoco luce diffonde e tra ombre confonde la mia nostalgia. Arde, scoppietta, quasi lo aspetta quel soffio improvviso che infiamma il mio viso. Luce d'oblio calore e desio, nulla s'avvera se non come cera che fonde e poi crea quell'umido sciolto. Mi volto: ci son solo io, nella luce d'oblio.
Da un brivido colta non sono più avvolta da caldi pensieri. Rivivo l'istante e il riflesso pressante di dubbi e speranze. Non son rimembranze ma è vivo presente che imbroglia la mente. Il ghiaccio è già rotto, se tocco mi scotto: il freddo è pungente, il caldo è bollente. Ma il cuore che sente, lo sa poi che fare, se vuol farsi amare.