Lungimiranti i mobili alianti che sfrecciano in tanti su cieli infiniti. I pensieri più arditi, s'inseguono piano e vanno lontano sul far della sera. Liberi alianti, su sogni volanti, la testa che gira non teme gli istanti che lungimiranti inseguono te, immerso fra tanti.
Perseverare nell'umano sbagliare non è poi l'errore di testa o di cuore. È perfezione che manca alla vita, errare fa parte di quella ch'è l'arte di sopravvivenza. Per tentativi convivi, con affetto e difetto, tra giusto e sbagliato, tra tondo e quadrato, tra perduto ed amato. Ma se vista di lato, la vita si muta, sol dopo vissuta, intorno a quel gene del male e del bene con eguale tormento, tra ragione e sentimento. E se pur muovi un dito, tutto si fonde e confonde all'infinito.
Barche alla deriva, le vedo dalla riva di un mare abbandonato che ti lascia senza fiato. Eppur non ho scordato i cantici dell'onde del verde tra le fronde, riflessi tra le rocce. Li sento goccia a gocce impalpabili e più veri i sogni e i desideri. Se visti dalla riva, come barche alla deriva, li sento già approdati e dal tempo mai mutati. Adesso non lo temo, di prendere quel remo per raggiungere la meta che leggera come seta avvolge il mio destino.
Iridi folli, di luce e poesia, mi guardano dentro scoprendo la via di teneri giochi e di sogni passati. Scolpiti nel petto, non paion l'oggetto del tempo corrente, ma di un'insistente corsa nel vuoto che trema, che freme, che senza catene, inchioda al momento e allora le sento che non le controlli le iridi folli.
Muto chiarore, di sogni nel sole. Muti momenti, ove anche il colore del nero stellato, può esser svelato da un gesto d'amore, che tinge e dipinge di muto splendore.
Parole arroccate, tra pendici e vallate, su labbra socchiuse e pensieri sognanti. Non ho più parole né vocali volanti, che tagliano il suono di un richiamo perduto. Ma voci ascoltate, ancora inzuppate di cuore e perdono, non sono che il dono di stille profuse, su labbra socchiuse.