Si sta come assorti a volte negli orti, in balìa di un destino, se non proprio divino, non voluto, accettato, talvolta sbagliato. Si sta poi a guardare la luce sul mare e là come avvinti da sguardi dipinti, si sogna, si vola oltre il dolore con il chiarore ancor di quel sole che trafigge la vita. Non lo fa per ferire, ma per farti gioire dei pensieri che vivi, in quell'orto tra gli ulivi.
Chiara e suadente atmosfera lucente, così intraprendente da varcare la soglia del viver corrente. Penetri il buio, squarci il pensiero, apri il bisogno di conoscere il vero. Chiara sorgente di luce impaziente, apparsa dal niente, sei velata risposta di speranza risorta. Ci apri la porta e ci investi d'amore.
Papaveri rossi tra i giallo dei fossi. Mesi d'attesa ed ora sorpresa: più elio nel sole, più luce e calore, profumi d'amore in nuvole sole. Soffici e chiare non fan che volare e liete annunciare i colori del mare, poi, sottolineare del fiume i riflessi o del lago gli amplessi. Tutto riluce e il cuor mi conduce in un sogno di ieri tra papaveri e pensieri.
Scheggia di luce, trafitta da un ramo, ricama e ricuce un legame spezzato, perché non è andato ciò che ho tramato. Luce di scheggia oltre le sponde di un tempo arrivato, oltre le fronde di un tempo migliore, come unica e viva scheggia d'amore.
Accende e produce un abbraccio di luce, la dolcissima idea che come l'apnea senza più fiato ripensa all'amato, lo sente arrivato sull'esatto confine di un raggio baciato.
Di lucciole sentieri, per vedere com'era ieri, quando tu, amor non c'eri. Scritti sul destino e non sopra il taccuino, incontri inaspettati, dal tempo consumati. Talvolta è ritrovato, ciò ch'era cancellato e qualora superato, ora sai dov'hai sbagliato. Di lucciole sentieri, lì ritrovo i miei pensieri. Era cieco questo ieri, quando tu, amor non c'eri.
Rimirar non vuoi la verde essenza dell'insistenza, che coglie e prende, ma non sorprende la tua esistenza. Leggera essenza di divergenza, decanta i ritmi con l'invadenza di miti insetti, volanti e stretti sul divenir del tempo.
Giugno lucciolaio, non sol festa sul granaio, ma del tempo mutazione di una vita in trasformazione. Compleanno tra le spighe, e lo scopri tra le righe il dorato c'ha donato la natura al mio passato. Tra le lucciole brillanti, questi anni paion tanti, nel pensar che la partita per metà è già dipartita. Soltanto un fiordaliso, fa sorridere il mio viso, con l'azzurro lo dipinge quel futuro che s'accinge a posarsi sul brumaio, del mio giugno lucciolaio.
Ci riflettiamo negli occhi di chi amiamo e scopriamo noi stessi. C'innamoriamo dell'idea che l'amato ha di noi assorti e c'illudiamo d'esser d'amor travolti. È quel "noi riflesso" che molto spesso ci fa sognare e se poi scompare l'idea negli occhi, restan soltanto sordi rintocchi di mezzanotte.