Poesie che hanno partecipato al concorso Come un granello di Sabbia

Frasi di questo concorso le trovi anche in Frasi & Aforismi e in Frasi per ogni occasione.

Scritta da: Antonino Gatto

Paura di non farcela

Nel buio della vita,
nascosti fra le mura,
esistono talenti,
d'inestimabile bravura.

Li confondi facilmente,
impegnati come tanti,
a lavorare intensamente,
senza smoking e senza guanti.

Grandi per coraggio,
non certo per statura,
rincorrono un miraggio,
sfuggendo alla sventura.

La forza per combattere,
non la trovano nei consigli,
ma solo nel riflettere,
sulle pupille dei loro figli.

Artisti senza ergere,
in un mondo in cui lottare,
pochi soldi per emergere,
la famiglia da sfamare.

Il talento è il loro dono,
solo tu li puoi aiutare,
se li incontri nel cammino,
non restare li a guardare.
Composta domenica 13 dicembre 2009
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    Scritta da: Paolo Benedetti

    Città

    Cadono intorno a me ammassi di cellule,
    piccoli e grandi
    mi guardo intorno nessuno si muove
    ed io continuo a camminare
    negli occhi uomini che si incontrano
    trascinano volti senza espressione
    su di essi il sole tra le ombre della città
    prova a scaldare i loro cuori vissuti nella penombra...
    Composta martedì 3 novembre 2009
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      Scritta da: Cristina

      Non volevi

      Vicini
      eppure distanti nel cuore, nei gesti,
      desiderati e mai giunti.
      Nulla ho chiesto
      neppure in origine.
      Apro gli occhi in una sera d'estate.
      I battiti rompono il silenzio della stanza...
      solo i miei.
      Mio padre attende fuori.
      Il mio pianto è il primo richiamo
      ci guardiamo, mi sorride,
      è felice, lui.
      Siamo due gocce d'acqua
      i cuori battono all'unisono
      non ci lasceremo mai.
      La vita ha fretta di rivelarsi
      giorno dopo giorno
      notte dopo notte.
      Due momenti contrapposti
      e speciali solo per me;
      Il mio sole sorgeva
      quando sull'universo calavano le tenebre
      e la porta si apriva
      per un istante di puro amore.
      Piccoli gesti, una carezza
      un bacio che mi consegnasse al sogno,
      spazzavano l'aridità
      del giorno appena vissuto.
      Grazie, Papà.
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        Vorrei essere il tuo angelo
        per poterti stare sempre vicino
        avrei voluto essere la luce
        per poterti illuminare il tuo cammino
        avrei voluto essere il vento
        per accarezzarti il tuo viso
        con una leggera brezza
        avrei voluto essere la tua coperta
        per riscaldarti nelle notti freddi
        avrei voluto dirti tante cose
        tu per me sei e sarai sempre nel
        mio cuore.
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          Scritta da: marghe12

          Ad E. M.

          Gli occhi tuoi belli
          ingranditi dalla malattia,
          nel viso ripulito,
          non tacciono
          una mesta vaghezza crepuscolare.
          È vacante la pupilla,
          come avvolta da un pesante scialle nero.

          Così mirando
          gli occhi tuoi belli
          sul fondo del mio cuore
          atterra un gemito in volo,

          ma dalla mia gola
          un canto
          s'alza,
          per arrivare fin li, dove giaci, lontana,
          profumata da chissà quale fiore.
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            Scritta da: marghe12

            Una femmina

            Immaginazione,
            mi regalò mia madre
            quando nacqui, come un monile
            di perle rumorose,

            mi ricordano l'acqua del
            fiume che gorgheggia tra le pietre,
            prima di cadere in cascata,
            quando le sento strusciarsi,
            come pendoli miagolanti. Un eccitante sensazione.
            Felina, animale.

            Una femmina,
            mia madre partorì.
            Una dote che
            ho dovuto
            imparare.
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              Zucchero filato, noccioline, popcorn, giostre, luci, canzoni,
              colori, sapori, odori, rumori: tutto sempre uguale, tutto sempre diverso.
              Diverso perché la bimba di ieri è la mamma di oggi,
              e mentre stringe la mano della sua piccola,
              rivede negli occhi di sua figlia la sua stessa felicità di bambina
              e ripercorre in un attimo la sua vita felice e serena.

              Deserto, malattie, siccità, baracche, guerra, lamenti,
              colori, sapori, odori, rumori: tutto sempre uguale, tutto sempre diverso.
              Diverso perché le bambine di ieri non ce la fanno a diventare mamme di oggi,
              l'aids e la povertà le stroncano nell'infanzia,
              e le poche mamme mentre stringono al petto le loro bimbe
              vedono negli occhi delle figlie la loro stessa infelicità di bambine.

              Si sale, parte la danza, le risate dei bimbi risuonano nell'aria,
              le mamme tornano indietro nel tempo e ridono come una volta,
              le giostrine sono una macchina del tempo, uniscono l'oggi, l'ieri e il domani,
              e per un attimo la felicità forzata del lunapark diventa realtà.

              Si muore aspettando medicine e cibo, le risate dei bimbi non riempiono l'aria,
              le mamme combattono per loro e per i loro figli,
              qui il tempo si è fermato, non è arrivato il progresso, la ricchezza,
              e la lotta per la sopravvivenza scandisce l'oggi, l'ieri e il domani.

              Il papà si avvicina alle sue donne e dona loro lo zucchero filato,
              per compensarle delle fatiche delle giostre,
              poi la famiglia serena torna alla sua dimora,
              e la bambina già sogna lo stesso per i propri figli.

              Il papà è lontano a combattere qualche guerra,
              sta lottando per un futuro migliore in cui non crede neanche lui,
              il resto della famiglia dorme nella fredda capanna,
              e tutta la famiglia sogna un'utopica felicità.

              Il mondo porta in sé i due estremi, bianco e nero, e mentre tutto scorre,
              l'uomo non è ancora capace di portare ovunque almeno il grigio.
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