Se l'uomo vedesse che stragi di sangue
Se l'uomo vedesse la gente che piange.
Macerie, tavoli, pelle e ossa
sotto un tappeto rosso che possa
celare la morte, richiamare la vita
che è rimasta materia sola e sbiadita.
Commenta
Se l'uomo vedesse che stragi di sangue
Se l'uomo vedesse la gente che piange.
Macerie, tavoli, pelle e ossa
sotto un tappeto rosso che possa
celare la morte, richiamare la vita
che è rimasta materia sola e sbiadita.
Sia nel respiro di tutti il sogno che attraversa confine non visto.
Passi che ancora non cancellano
deserti e ancora qui non lasciano
visibili tracce ma che ci fanno
espandere memorie e donano
capacità di percorrere il tempo.
Per ogni pensiero nel silenzio
sia del cuore l'avvertito soffio
a regalare ali a quel tempo ora fuggito
al presente e al futuro non conosciuto.
Se fossi senza stelle mi piaceresti, o notte!
Ma il linguaggio che parla il loro lume è noto,
mentre quello ch'io cerco è il nero, il nudo, il vuoto.
Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,
crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!
Quando si china e spasima l'amante sul'amata,
pare un morente che carezzi la sua tomba...
Il sole splende
il cuore rimane freddo
la vita sorride
ma gli incubi
tornano più crudeli di prima
ridi e i tuoi occhi
ti tradiscono
velati da una strana
malinconia
che non si può cancellare
perché l'unica cosa
che farebbe risplendere
di gioia quegli occhi
è un'amore profondo
chiuso in fondo
al proprio cuore.
Restar solo con le mie paure,
i pensieri, progetti,
pesanti si riempiono dello scrosciante
rumore della pioggia.
Il tiepido calore di casa mi protegge
dal freddo e scuro vetro che immobile
si affaccia ad un prossimo giorno.
Scuri capelli accarezzano mani livide
cercando di trattenerne il dolore,
in bocca solo il dolce e grumoso sapore di frutti invernali
mischiato al delizioso sapore del cacao.
Un amico,
i pugni chiusi, un abbraccio, un sorriso,
il conforto, le lacrime, i dolori, le gioie.
Una morbida coperta di lana, l'amaro profumo di un camino,
l'accogliente rumore del legno sotto i leggeri passi
di un nudo piede che stanco trova riposo,
dove il tiepido calore mi protegge dal freddo vetro
che scuro si affaccia ad un prossimo inverno.
Dopo il bel sole,
vengono le tenebre.
Dopo la notte d'oro,
cade la notte di caligine
e la gloria del canto
naufraga
nel silenzio vacuo.
Vorace l'eterna tristezza attende
come avvoltoio ch'inumidisce il becco
nel veder la carcassa ch'è il mio corpo,
frammento in fili sottili
il grande amore collassa
in buco nero greve nell'assenza;
affogheremo in un catino di lacrime
simili a struzzi nascosti sotto terra
o insieme daremo voce al vento
percorrendo il fato che ci fece incontrare.
Unghie spiantate
cadono inermi
su fredde pietre ghiacciate
rotolando come vermi.
L'aria calda riporta
ricordi dal pozzo profondo e tetro,
odore pungente di cadaveri decomposti
sotto una stella,
una qualunque fra le tante
spente sigarette
d'un posacenere di nera rabbia
ed impazienza.
Strappo le falangi gettandole al cielo
sfiorando nuvole
libere e sole
fedeli compagne d'arei ed aquiloni.
Nell'azzurro sei immensa,
una macchia sulla terra;
la corona guarda e pensa:
rinizia la vana guerra.
Coltello in bocca
denti stretti,
pronto metto a fuoco,
determinato,
gestisco le armi,
sanguino
non mollo,
come potrei?
Flusso sottocutaneo
sgorga e si mescola
con i pensieri,
travaso le idee
e il sangue nella carta;
ultima, infinita,
echeggiante parola.
Scusa.
Presente, sono presente,
ogni momento ogni secondo,
disponibile a contare ogni battito d'ali,
presente, sono presente,
a portata di mano a schiocco di dita,
fai il mio nome e ti raggiungerò in qualsiasi angolo di mondo.