Poesie d'Autore migliori


in Poesie (Poesie d'Autore)
Qui ti amo.
Tra i pini scuri si srotola il vento.
Brilla fosforescente la luna su acque erranti.
Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro.

Si dirada la nebbia in figure danzanti.
Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è umida.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui io ti amo.

Qui io ti amo e invano l'orizzonte ti occulta.
Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde.
A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi,
che corrono sul mare dove non arriveranno.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.

Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera.
Si stanca la mia vita inutilmente affamata.
Amo quel che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia lotta con lenti crepuscoli.
Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi.
La luna proietta la sua pellicola di sogno.

Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche
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    Scritta da: Elisa Iacobellis
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Ti amo come se mangiassi il pane

    Ti amo come se mangiassi il pane
    spruzzandolo di sale
    come se alzandomi la notte bruciante di febbre
    bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
    ti amo come guardo il pesante sacco della posta
    non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia
    pieno di sospetto agitato
    ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
    ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il
    crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
    ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      In un momento

      In un momento
      Sono sfiorite le rose
      I petali caduti
      Perché io non potevo dimenticare le rose
      Le cercavamo insieme
      Abbiamo trovato delle rose
      Erano le sue rose erano le mie rose
      Questo viaggio chiamavamo amore
      Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
      Che brillavano un momento al sole del mattino
      Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
      Le rose che non erano le nostre rose
      Le mie rose le sue rose
      P. S. E così dimenticammo le rose.
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        Scritta da: rainbow
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Tristezze della luna

        Nei suoi sogni la luna è più pigra, stasera:
        come una bella donna su guanciali profondi,
        che carezzi con mano disattenta e leggera
        prima d'addormentarsi i suoi seni rotondi,

        lei su un serico dorso di molli aeree nevi
        moribonda s'estenua in perduti languori,
        con gli occhi seguitando la apparizioni lievi
        che sbocciano nel cielo come candidi fiori.

        Quando a volte dai torpidi suoi ozi una segreta
        lacrima sfugge e cade sulla terra, un poeta
        nottambulo raccatta con mistico fervore

        nel cavo della mano quella pallida lacrima
        iridescente come scheggia d'opale.
        e, per sottrarla al sole, se la nasconde in cuore.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Restai insaziata tutti i miei anni.
          Arrivato il pomeriggio, tremante
          avvicinai il tavolo per mangiare
          e assaggiai un vino strano,

          quello che avevo visto sulle tavole
          quando affamata - tornando a casa -
          guardavo attraverso i vetri la ricchezza
          che non speravo di possedere mai.

          Non conobbi l'abbondanza del pane -
          era diversa la briciola
          che avevo divisa con gli uccelli
          nella sala da pranzo della natura.

          Il troppo mi urta - è così insolito.
          Mi sentivo a disagio, spaesata -
          come una bacca ai fratta montana
          trapiantata sulla strada.

          E non avevo fame. Allora capii
          che la fame è un istinto
          di chi guarda le vetrine dal di fuori.
          L'entrare, la disperde.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Isola

            Di te amore m'attrista,
            mia terra, se oscuri profumi
            perde la sera d'aranci,
            o d'oleandri, sereno,
            cammina con rose il torrente
            che quasi n'è tocca la foce.

            Ma se torno a tue rive
            e dolce voce al canto
            chiama da strada timorosa
            non so se infanzia o amore,
            ansia d'altri cieli mi volge,
            e mi nascondo nelle perdute cose.
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              Lamento

              Non ci è dato di essere.
              Noi siamo soltanto un fiume, aderiamo ad ogni forma:
              al giorno ed alla notte, al duomo e alla caverna.

              Forma su forma riempiamo senza tregua,
              nessuna ci diviene patria, gioia o piena,
              sempre siamo in cammino, ospiti sempre,
              non c'è campo né aratro per noi, né pane cresce.

              E non sappiamo cosa Dio ci serbi,
              gioca con noi, argilla nella mano,
              muta e cedevole che non piange o ride,
              mille volte impastata e mai bruciata.

              Potessimo, una volta, farci pietra, durare!
              Questa è la nostra eterna nostalgia,
              ma un brivido perdura a raggelarci
              e non c'è pace sulla nostra via.
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                Scritta da: Saeglopur
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Ode all'autunno

                Modesto è l'autunno, come i taglialegna.
                Costa molto togliere tutte le foglie
                da tutti gli alberi di tutti i paesi.
                La primavera le cucì in volo
                e ora bisogna lasciarle cadere
                come se fossero uccelli gialli:
                Non è facile.
                Serve tempo.
                Bisogna correre per le strade,
                parlare lingue,
                svedese, portoghese,
                parlare la lingua rossa,
                quella verde.
                Bisogna sapere
                tacere in tutte le lingue
                e dappertutto, sempre,
                lasciare cadere,
                cadere,
                lasciare cadere,
                cadere le foglie.
                Difficile è essere autunno,
                facile essere primavera.
                Accendere tutto quel che è nato
                per essere acceso.
                Spegnere il mondo, invece,
                facendolo scivolare via
                come se fosse un cerchio di cose gialle,
                fino a fondere odori, luce, radici,
                e a far salire il vino all'uva,
                coniare con pazienza l'irregolare moneta
                della cima dell'albero
                e spargerla dopo
                per disinteressate strade deserte,
                è compito di mani virili.
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